Caro Enea Sansi, grazie per lo spazio.
Accolgo il tuo invito e ti mando un mio breve intervento sul n. 80 della Rivista.
Un abbraccio.
Flavio
Anterem è una rivista di ricerca letteraria. L’ho fondata nel 1976 con Silvano Martini. Il suo nome nasce porgendo attenzione al valore originario della parola, chiamata a essere il luogo di raccordo tra sensibilità e percezione. Questa espressione fa cenno all’«= 0» hölderliniano (Il significato delle tragedie) che a sua volta evoca l’«uguale a zero» di Sofocle (Edipo re).
La redazione è formata dai poeti Giorgio Bonacini, Davide Campi, Mara Cini, Marco Furia, Madison Morrison, Rosa Pierno, Ranieri Teti, Ida Travi.
L’opera su cui esplicitamente fa presa il nome “Anterem” è la Scienza nuova di Vico. Altri riferimenti si trovano nelle «archai» che Nietzsche colloca nel «sottosuolo della storia» (Umano, troppo umano) e che Deleuze e Guattari affidano a quella parola rizomatica (Rizoma) a cui è dedicata la prima serie della rivista.
Il lavoro di ricerca di Anterem ha le sue fondamenta nella grande poesia europea e le cinque serie lungo le quali fin qui si articola il suo cammino di conoscenza corrispondono alle diverse strategie messe in atto nell’ambito di questa tradizione per giungere a nominare la parola nel suo primitivo valore – poetante e insieme pensante –, con le sue inaugurali potenzialità di creazione della cosa, di creazione del mondo.
Il numero 80 di Anterem inaugura una nuova serie della rivista, la sesta, con la quale si fa esplicito il proposito di enunciare e approfondire alcune questioni relative all’esperienza poetica del pensiero.
È un numero problematico. Mette in pagina una pratica conoscitiva che, senza indulgere all’illusione di potersi costituire in sistema, si declina in molte articolazioni.
In ciò si rivela decisivo l’intervento di poeti e pensatori che, accogliendo nel pensiero qualcosa di impensato, aiutano a comprendere e a salvaguardare la parola nella sua purezza e nelle sue tonalità emotive. Ecco qualche nome: Aldo Giorgio Gargani, Yves Bonnefoy, Antonio Prete, André du Bouchet, Luce Irigaray.
Bisogna intendere bene cosa sia l’esperienza poetica del pensiero. Queste pagine cominciano a mostrare in quali radici affonda e in che cosa consiste la sua radicale differenza e irriducibilità rispetto ad altre forme di conoscenza, più specificamente filosofiche e scientifiche.
Flavio Ermini