Il cielo di Milano invaso da piccole macchine volanti, come nelle scene dei film di fantascienza…
Questo, potrebbe essere il futuro del già malato cielo meneghino: elicotteri dovunque… Perché per i politici, gli industriali, i manager, la strada è ormai troppo trafficata e perciò lenta. Troppo bassa anche “socialmente”. E allora, visto che gli spazi sul suolo sono tutti occupati da case e grattacieli (in costruzione e non), dalle molte strade strapiene di automobili e dai rarissimi spazi verdi, loro, quelli che contano, stanno pensando di colonizzare anche l’aria. Che, innanzitutto, non costa nulla. E che, come uccelli rapaci, attraverseranno fieri e veloci osservando dall’alto in basso quelle formichine che si affannano laggiù, poverette…
No, Asimov o Philip Dick non c’entrano. C’entrano, invece, l’Agusta Westland, nota fabbrica di elicotteri (immaginiamo già con l’acquolina in bocca). Lo studio Ambrosetti, cui è stato commissionato uno studio per la creazione di un sistema di eliporti a Milano. E l’onnipresente Regione Lombardia, che pare sia molto favorevole a questo progetto, sostenuto anche da Enac ed Enav.
Le previsioni parlano di 200 decolli al giorno, con direzione Malpensa, Linate, e in un futuro abbastanza vicino, tutto il Nord Italia, magari con qualche puntatina verso qualche capitale d’oltralpe. E già ce li vediamo, i nostri amati uomini politici, i nostri capaci imprenditori, che ci salutano compiacenti mentre stanno decollando di fronte a… casa nostra.
Certo, perché questa rete di comunicazione d’élite (il servizio, ovviamente, sarebbe privato: del pubblico, l’abbiamo già scritto, oramai non interessa più a nessuno), per funzionare, necessita innanzitutto di piattaforme. E di conseguenza, una potrebbe essere esattamente vicino, anche molto vicino, a dove abitiamo. Pensate che meraviglia, svegliarsi la mattina con un elicottero che atterra sul palazzo a fianco, magari dopo essersi soffermato qualche istante a dare una sbirciatina alla nostra finestra aperta. Pensate all’eccitante rumore delle pale che girano vorticosamente, al gradevole venticello, allo splendido aroma di gasolio mischiato a quello del nostro caffè.
Peccato che, per ora, questo privilegio dovrebbero averlo solo gli abitanti delle case di via Bellani e di via Paoli, situate di fronte all’eli-stazione progettata su uno dei complessi più bassi dei nuovi uffici della Regione, quelli che stanno stravolgendo la vita dei residenti ma anche la Storia dell’Isola. Però, non disperate: ne sono previste decine, di basi, perché, chiaramente, gli utenti/potenti di questo nuovo servizio vip avranno voglia di trovarsele le più vicine possibili. E quindi spunteranno come funghi, magari anche sopra il vostro tetto: fra qualche anno, vedrete che basterà una riunione condominiale per richiederle…
E l’Hub, dove localizzarlo? Su un semplice tetto, seppur grande, non sarebbe ovviamente fattibile: occorrono capannoni dove tenere pezzi di ricambio, piccole officine, aree per la reception. Occorre spazio intorno, e parecchio. Linate, sicuramente, sarebbe l’ideale. Ed è già pronto, basterebbe poco per attrezzarlo. Però, via, Linate è così… banale. Noi siamo la città dei creativi, che figura ci faremmo se destinassimo l’ovvio Linate per tale compito. No, per un servizio innovativo ci vuole qualcosa di innovativo. Come, ad esempio il Parco Nord, all’interno del quale già si trova il piccolo aeroporto di Bresso, che diventerebbe così l’Hub di servizio.
Geniale, non è vero? In mezzo ad uno dei pochi parchi degni di questo nome, l’eliporto più grande e importante d’Italia. Per la felicità di nonni e nipotini a spasso nel verde. Per la loro sicurezza: perché è della nostra sicurezza che si occupa essenzialmente chi governa questa città (e questo Paese). Di quelli che giocheranno nel Parco mentre simpatici elicotteri volteggeranno sopra le loro teste, o di quelli che abiteranno di fronte alle piattaforme situate in città.
Pensate, poi, alle sana aria che respireremo, alle piante che si rinvigoriranno grazie a questo trattamento. Non c’è che dire: quella del Parco Nord è una scelta davvero azzeccata. E lo dico davvero. Perché in Milano frammentata, dove manca un’idea generale di città, la gente si sveglia solo se viene toccata una “sua” realtà, un suo spazio vitale che rischia di non esserci più. E così, di fronte a questo nuovo scempio annunciato, è nato l’ennesimo, sacrosanto, Comitato battezzato “No eliporto”, che vi consiglio caldamente di cercare (e sostenere) in rete.
Per me, sono in assoluta cattiva fede quelli che affermano che i Comitati di quartiere sono troppi e impediscono qualunque iniziativa volta al “bene” della comunità. Chi lo sostiene è, quasi sempre, il politico o l’imprenditore o l’architetto che vivono altrove e che con arroganza si permettono di stravolgere parti di città che appartengono ad altri, a quelli che ogni giorno passano per quel viale o quella piazza alberata che si vuole distruggere. Queste (molte, non dico tutte) organizzazioni che si sono formate spontaneamente sul territorio per un problema ben preciso, che sia un grattacielo o la Darsena o non so che altro, sono gli unici, veri esempi di democrazia diretta rimasti a Milano. E andrebbero aiutati da tutti anche finanziariamente, in quanto, il più delle volte, sono costrette a cedere perché si trovano a lottare contro stuoli d’avvocati ingaggiati da rivali ben più forti in tutti i sensi.
In questo specifico caso, la necessità di creare un Comitato è anche dimostrata dalla mozione che il Consiglio di Zona9, il 21 gennaio u.s., ha approvato evidenziando le criticità di una tale, folle, iniziativa. Un’azione meritoria, questa (ecco, forse, il motivo perché si vogliono abolire i Consigli di Zona…), anche perché, come sempre, il Comune di Milano tace. Del resto, se non è per qualche “evento”, per le scritte sui muri o per i fatti di cronaca che vedono coinvolti gli extracomunitari, chi lo sente più, il Comune? È da quasi vent’anni che è sparito: c’è da mediare con i costruttori squali, c’è l’emergenza-casa con 5.000 appartamenti popolari sfitti o in mano a varie gang, ci sono anziani e giovani in difficoltà, teatri e cinema storici che chiudono, e il Comune dov’è? Solo in televisione a fare propaganda, ma non sulla strada, a fianco delle persone.
Forse, poi, il Comune tace anche perché qualcuno dei suoi assessori già si vede, con il suo elicottero blu, a passare da una manifestazione ad un altra, da un’inaugurazione a una cena ad Arcore. Rapido e impeccabile.
E così, dopo le auto blu, fra un po’ ci toccherà mantenere anche gli elicotteri blu.
Paga, mulo milanese. Paga e lavora. Se non inizi a ribellarti, questo è il tuo unico futuro. Salùdi.
Mauro Raimondi