Il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, in un'assemblea nel quartiere di Novoli a Firenze, stimolato a dire cosa intende fare sulla prostituzione che è una delle piaghe anche di questo quartiere cittadino, ha avuto una idea: visto che chi si prostituisce non può essere multato, facciamo salati verbali ai clienti della prostituzione. Il vecchio che avanza? Sembra proprio di sì, visto che è un tipo di provvedimento ampiamente adottato in molte città, soprattutto del nord e a conduzione Leganord e che ha avuto un solo risultato, spostare la prostituzione altrove creando i medesimi problemi di sicurezza in qualche altra città o paese vicino. Perché non dovrebbe accadere altrettanto a Firenze, la cui area metropolitana comprende diversi Comuni e non tutti praticano questo “rivoluzionario” metodo per far fronte al problema?
La sindrome che “ognuno pensa al proprio giardino” è diffusa, e che si tratti di una malattia non solo degli amministrati ma anche degli amministratori è fatto noto. Ma se questa è l'innovazione che il Sindaco fiorentino ha pensato per i propri amministrati, la cosa ci preoccupa perché i risultati, al di là dell'applauso che avrà strappato nella sala fiorentina in cui ha fatto l'annuncio, non crediamo si vada.
La prostituzione è una realtà, lo dicono anche le nostre leggi che, non a caso, non la vietano ma, timidamente e ipocritamente, ne condannano solo sfruttamento e adescamento. Continuare così, anche a livello locale, non fa altro che continuare ad aggravare il problema. Non perché il Sindaco debba violare la normativa nazionale, ma solo perché non deve prendere in giro i residenti che sopportano il disordine pubblico che nasce da queste leggi, chi esercita la prostituzione e i clienti della stessa.
Noi abbiamo anche contribuito a proporre in Parlamento un disegno di legge per la legalizzazione della prostituzione,(1) ma nel frattempo non possiamo aspettare e subire passivamente l'inerzia degli amministratori e -peggio come nel caso fiorentino- iniziative che peggiorano la già esplosiva situazione.
La questione, con le attuali leggi nazionali, non è semplice, ce ne rendiamo conto, ma uno sforzo per affrontare il problema e renderlo meno dannoso, sarebbe apprezzabile. Ci domandiamo, per esempio, perché non vengono creati dei luoghi appositi in cui, nel rispetto della sicurezza e della tranquillità dei residenti della zona chi si prostituisce possa offrirsi ai propri clienti. Dei “parchi del sesso” in cui sia garantita sicurezza, igiene e libertà di tutti. E, visto che si trovano i fondi per le aree di sosta dei nomadi e queste iniziative riducono gli aspetti dannosi dell'impatto fra stanziali e nomadi, perché non fare altrettanto con la prostituzione che, tra l'altro, nel modo attuale di gestione e non-gestione è diventato un fenomeno maggiormente generatore di insicurezza che non i nomadi.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
(1) Grazie ai senatori Donatella Poretti e Marco Perduca.