8.
Filippo era seduto sulla sedia con in mano i sei amuleti che, stranamente, non luccicavano più.
Il professore era andato a prendere qualcosa e il ragazzo si trovava nell’aula da solo con gli oggetti tra le mani.
Stava per tornare, si sentivano i suoi passi pesanti lungo il corridoio e allora Filippo, svelto, prese il suo zaino e mise gli amuleti nell’astuccio.
Con i soliti scricchiolii la porta dell’aula di chimica si spalancò lasciando entrare il prof. con una pila di dischetti in mano.
– Ciao Filippo – disse. – Sei pronto ad affrontare la prima guerra mondiale? – Gli chiese continuando il suo discorso impilando accuratamente i dischi in piccoli mucchietti.
– Buongiorno prof., cosa devo cercare questa volta? – Chiese Filippo controllando con sguardo attento ciò che stava facendo il professore.
– Devi trovare l’arma più popolare dell’epoca in cui ti farò viaggiare. – Rispose lasciandosi andare pesantemente sulla poltrona.
Senza preavviso Filippo si ritrovò a terra a fare flessioni e marce nel fango per attaccare e colpire dei bersagli fatti di paglia con dei fucili molto strani che avevano un solo colpo e un lunga lama attaccata alla canna la quale bisognava conficcare nello stomaco del bersaglio.
Dopo una lunga e faticosa giornata tutti i ragazzi andavano a dormire nelle loro tende e nelle loro brande, e dopo aver posato i fucili disposti ordinatamente a raggiera, si addormentavano.
La sera Filippo aveva tutte le “ossa rotte”, non riusciva a dormire, si alzò e uscì di soppiatto per fare una piccola passeggiata notturna attorno al campo.
Stava per ritornare nel suo accampamento quando intravvide una lucetta verde scintillante dalla tenda dei generali.
Il ragazzo incuriosito ritornò sui suoi passi per scoprire cosa luccicava, sicuramente si trattava dell’amuleto, pensò, scostò la tenda e scrutò nel buio l’oggetto vicino alla branda del generale Schmit Kabosky, il più terribile di tutti i generali, che in quattro secondi può conficcare quarantaquattro coltellate nello stomaco del nemico.
Filippo decise che avrebbe aspettato il giorno dopo per prendere l’amuleto, voleva evitare la brutta sensazione di una coltellata nella pancia.
Il giorno seguente tutti i soldati marciavano uniti verso il campo di battaglia andando incontro alla morte; anche lui si mise in cammino affiancando però il generale che impugnava l’amuleto nella sua mano destra.
La battaglia incominciò, si sentivano colpi di fucile, grida di gioia per la vittoria, ma anche lamenti di dolore.
Filippo riuscì a schivare dei colpi e lasciava che i suoi compagni uccidessero i nemici. Ad un certo punto il generale Kabosky urlò a tutti i soldati di rifugiarsi nelle trincee, ma nessuno sentì il comando tranne lui che velocemente radunò i suoi compagni e li condusse in salvo.
Poi il ragazzo, velocemente, si mise seduto a terra vicino al generale. – D’ora in poi dovrai fare tutto ciò che ti dirò – disse Kabosky con il fucile ancora impugnato pronto per un nuovo attacco. Filippo annuì.
– Ora scambia la mia baionetta con la tua. È meglio che muoia io anziché un soldato bravo come te che sicuramente, un giorno, potrà diventare un validissimo generale – continuò Kabosky porgendogli il fucile.
Dopo essersi scambiati i fucili Filippo uscì dalla trincea ritrovandosi immediatamente nell’aula di chimica, stranamente non c’era il professore ad aspettarlo ed allora infilò anche il settimo e ultimo amuleto nello zaino e sparì come un’ombra nel buio.
Giulia Barillaro
(8 - Il seguito alla prossima puntata...)