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Pietro Yates Moretti. Drog@news, il portale dell'informazione scientifica sulle tossicodipendenze
24 Giugno 2010
 

Alcuni mesi fa, il Dipartimento politiche antidroga ha lanciato un nuovo sito Internet di 'diffusione di informazioni sia scientifiche che istituzionali sulle tossicodipendenze'. L'iniziativa, Drog@news, è svolta in collaborazione con il ministero della Salute e l'Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute). Il sito si avvale di numerosi collaboratori, oltre 40:

1 addetto alla comunicazione istituzionale

5 membri della Direzione del progetto

1 direttore responsabile

2 coordinatori di redazione

18 membri del comitato scientifico

3 collaboratori tecnico-scientifici

12 membri dello staff di redazione

1 per lo sviluppo grafico

Accipicchia! Cosa produce questo esercito di collaboratori? Una o al massimo due 'notizie' al giorno (rigorosamente feriale). Dico 'notizie' perché in realtà sono 'traduzioni' degli abstract in lingua inglese di alcuni studi sulle tossicodipendenze. E dico 'tradotto' perché neanche la traduzione è sempre così fedele (vi lascio immaginare perché). E ovviamente gli studi in questione sono sottoposti a una selezione severissima: lo studio con 150 pazienti umani e sottoposto a peer-review sulle proprietà terapeutiche della cannabis verrà ignorato a favore dello studio su 20 topi pubblicato da una rivistina scientifica senza alcun processo di peer-review purché supporti la tesi che la cannabis 'buca il cervello'.

Per capire di cosa si parla, facciamo l'esempio con uno studio sottoposto al 'trattamento' della corposa redazione del Dpa e pubblicato proprio ieri.

 

La notizia su Drog@news:

I dottori G. Roberts e H. Garavan della School of Psychology and Trinity College Institute of Neuroscience di Dublino hanno analizzato l’attività cerebrale di alcuni tossicodipendenti che hanno utilizzato ecstasy in modo occasionale, monitorando la loro performance con la Risonanza Magnetica funzionale (fMRI) durante compiti di inibizione del comportamento. Il gruppo di studio ha compreso venti tossicodipendenti (10 femmine) che hanno fatto uso occasionale di ecstasy e cannabis, e venti controlli in persone sane. I partecipanti sono stati sottoposti a scansioni di fMRI durante l’esecuzione di compiti GO/NOGO per determinare la loro capacità di controllo dell’impulsività. Gli studi hanno mostrato che i soggetti che consumano ecstasy e cannabis hanno attivato le regioni cerebrali fronto-parietali di destra durante la corretta inibizione delle risposte, mentre hanno mostrato un’ estesa iperattivazione delle aree temporali, frontali e della corteccia cingolata in caso di errore. L’aumento dell’attività cerebrale nei tossicodipendenti dimostra che la loro inibizione del comportamento richiede un maggior livello di coinvolgimento cerebrale, uno sforzo neuronale per ottenere lo stesso livello di performance dei controlli sani. Questi risultati rivelano un alterato funzionamento delle aree cerebrali necessarie al controllo cognitivo anche nel consumo occasionale di droghe come ecstasy e cannabis, e rispecchiano i risultati già osservati nell’uso cronico di droga.

 

Questo il testo originale scritto dai ricercatori:

Evidence suggests that users of ecstasy (3,4-methylenedioxymethamphetamine) have behavioural and cognitive deficits and show increased impulsivity. Impulse control impairments have been shown to be common to a number of addictive behaviours and may constitute a risk factor for drug abuse and dependence. The aim of this study was to investigate brain activation during response inhibition and performance monitoring in current recreational drug users who predominantly used ecstasy. Twenty drug users (ten female) and twenty healthy controls were scanned during performance of a response-inhibition GO/NOGO task using functional magnetic resonance imaging. No performance deficits were evident. However, the drug user group revealed elevated frontal and parietal BOLD response during successful inhibitions, and temporal, frontal, and cingulate hyperactivity during commission errors. In addition, the users showed reduced deactivation in the default-mode network during task performance.

Whether contributing to or arising from drug use, these results reveal dysregulation in brain regions subserving cognitive control and default-mode processes in current recreational drug users mirroring effects previously observed for “harder” drugs of abuse.

 

Per chi non conosce l'inglese, ecco come la versione 'tradotta' differisce da quella originale:

1. La 'traduzione' di Drog@news utilizza la parola 'tossicodipendente' anche nel caso di consumo ricreativo e occasionale. Una contraddizione peraltro ovvia (evidentemente non al 'traduttore'). Se gli autori dello studio avessero davvero definito 'tossicodipendenti' i soggetti che consumano sostanze occasionalmente, sarebbe stato sufficiente questo a screditarli agli occhi della comunità scientifica. Infatti, i ricercatori utilizzano le parole “abuso” e “dipendenza” solo nella premessa per fare il punto su quello che già sanno su chi è dipendente da ecstasy. Adottando gli stessi metodi, i ricercatori cercano ora di capire se esistono simili ripercussioni non già sui 'tossicodipendenti', ma su chi consuma ecstasy in modo occasionale e ricreativo. È probabilmente un grossolano errore del 'traduttore'... a meno che il Dpa non abbia deciso che chiunque usa cannabis o ecstasy in modo occasionale e ricreativo diventa automaticamente 'tossicodipendente'.

2. Si omette uno dei due principali risultati della ricerca, che aveva anche lo scopo di valutare la performace (ovvero i risultati dei test a cui erano sottoposti i soggetti). Ebbene, i ricercatori (quelli veri) scrivono: «Non è stato notato alcun deficit nella performace». In altre parole, hanno superato i vari test allo stesso modo degli altri partecipanti 'sani'. Chissà per quale motivo questo risultato è stato omesso da Drog@news. Forse la redazione temeva che 'diffondere' questa informazione potesse costituire reato di istigazione al consumo?

3. Si equipara ecstasy e cannabis senza distinzione alcuna. L'abstract parla solo di ecstasy (non menzionando mai la cannabis, citata solo nel titolo). Inoltre i 22 consumatori analizzati «utilizzano prevalentemente ecstasy». Si presuppone quindi che i risultati riguardanti la sola cannabis siano relativi ad un numero ancora più ristretto di partecipanti, difficilmente rappresentativo.

 

Ovviamente la domanda sorge spontanea: quanto costano ai contribuenti tutti questi collaboratori e questo sito? Non bastava una persona, magari con una buona conoscenza dell'inglese?

 

Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc


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