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Marco Lombardi. Il colorante di una democrazia sbiadita
23 Giugno 2010
 

Mi ricordo che ero bambino e le sere d'estate, quando uscivo con papà e mamma, suggellate da un cono gelato artigianale, il così detto “gelato sciolto”, poiché distinto da quello confezionato venduto nei bar. Delle vaschette in fila dietro al vetro, mi attraeva in modo particolare l'azzurro vivo del gusto Puffo, che includevo spesso nella terna accessibile con millecinquecento lire, rimanendo puntualmente deluso dal suo vago sapore d'anice. Il richiamo che esercitavano su di me il nome ed il colore da cartone animato, avrebbero però continuato a prevalere sulla memoria delle papille gustative, in un fulgido esempio di libertà individuale e dei limiti che essa subisce. Se i miei genitori avessero saputo ciò che anni dopo divenne di pubblico dominio, cioè che il gusto Puffo altro non era che un miscuglio di coloranti di dubbio impatto sulla salute, avrebbero forse meglio orientato la mia scelta.

Questo scorcio d'infanzia mi è tornato in mente dopo la notizia sulla mozzarella tedesca che, a contatto con l'aria, assume un colore, appunto, blu chiaro. È la conseguenza inaspettata di un batterio, pare innocuo per l'uomo, contenuto nel prodotto. In comune con il gelato al puffo, oltre alla derivazione dal latte, questa mozzarella ha perciò il rapporto fra colore e vantaggio competitivo di mercato: trattandosi di prodotto da discount lo si acquista solo per il basso prezzo di vendita, dovuto proprio a quella scarsa qualità di materia prima e processo di lavorazione cui si deve la presenza del batterio. Si dirà che, appuratane l'assenza di effetti collaterali sulla salute del consumatore, rientra nella suddetta libertà di scelta comprare o meno questa merce. Tale libertà dovrebbe però basarsi su un'informazione completa e trasparente da parte della ditta produttrice, non sulle torbide confessioni di un batterio qualunque. Sono peraltro cinque i marchi sotto inchiesta.

Ora, di fronte alla vastità delle scelte che ciascun cittadino è chiamato a fare ogni giorno, in una società che delega davvero tanto alle dinamiche del libero mercato (servizi pubblici essenziali compresi), si capisce che la battaglia sulle informazioni e sulla correttezza delle fonti è basilare. La resistenza da parte di chi detiene il potere, in alcuni casi la proprietà, dell'informazione stessa, sarà senza esclusione di colpi, siano multinazionali interessate a celare il lercio nascosto da spot frizzanti ed accattivanti confezioni, o gruppi di potere che respingono ogni intrusione, intercettazione, nei loro loschi scambi di favori.

 

Marco Lombardi


 
 
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