sin EVAsión
Un blog con una maschera provvisoria,
ma con una volontà permanente
Un’informativa pubblicata dalla stampa ufficiale cubana (Granma, martedì 15 Giugno 2010, prima pagina) racconta la presentazione di un appello collaterale, o habeas corpus, presentato a nome di Gerardo Hernández - uno dei cinque cubani detenuti negli Stati Uniti dopo essere stati accusati di spionaggio -, come “ultimo ricorso legale per il loro caso” secondo il sistema giuridico di questo paese.
Non sembra casuale che in questi giorni venga ripreso il tema dei cinque combattenti della Sicurezza Statale arrestati negli Stati Uniti in un evidente affanno per minimizzare agli occhi dell’opinione pubblica la questione dei prigionieri politici di Cuba e i controversi colloqui tra il Governo e le autorità cattoliche, che hanno attirato l’interesse generale nelle ultime settimane. Si insiste collateralmente nel tentativo di subordinare la potenziale liberazione dei cubani della 'Primavera Negra' al ritorno delle menzionate spie nell’isola, così, in questi giorni i mezzi di comunicazione tornano ad atomizzare lo spettro delle notizie con delle note sui cinque “eroi” castristi. Non è senza dubbio inutile approfittare della congiuntura per sottolineare, non le abissali differenze esistenti tra il caso delle cinque spie confesse catturate durante l’Operazione “Avispa” e quello dei pacifici giornalisti incarcerati dalla dittatura cubana nel marzo del 2003, ma le differenze che hanno caratterizzato un caso e l’altro per quanto riguarda i numerosi ricorsi e i costi sostenuti della campagna governativa cubana per la liberazione dei Cinque, da quanto si sa, i costosissimi avvocati, i viaggi e viatici dei familiari che hanno percorso in modo prolisso tutto il mondo, la crociata nazionale e internazionale che ha mobilizzato capitali e agenti nei quattro punti cardinali, così come l’immensa campagna propagandistica, sono stati espressamente finanziati quasi nella loro totalità con fondi statali senza alcuna previa consultazione dei contribuenti.
Non bisogna neanche tralasciare le istanze del governo in relazione ai 75 della Primavera Nera, anche se con un senso completamente opposto: mobilizzazione dei corpi repressivi per oltraggiare le Dame in Bianco, prebenda e stimoli per i suoi sicari più fedeli, apparato propagandistico col compito di calunniare e demonizzare tanto i prigionieri politici quanto i suoi familiari e tutto il movimento civico che li appoggia, senza contare il costo politico e la demoralizzazione che ha significato per le autorità quella repressione, la morte in prigione di Orlando Zapata e l’attuale sciopero della fame di Guillermo Fariñas.
A margine di questo breve sommario, sarebbe ancora più valido un ulteriore interrogativo: se il governo cubano ha dichiarato come ingiusta (e persino “illegale”) l’incarcerazione delle sue spie nel vicino del nord, se assicura che sono stati condannati dopo un processo “fasullo” e marcatamente politico contro cinque “combattenti antiterroristi”, come si vuole far credere all’opinione pubblica internazionale, e come è stato diffuso nel catechismo nazionale, se infine il sistema giuridico statunitense è tanto “corrotto” e subordinato alla “mafia cubano-americana di Miami”… Come è possibile che il governo dell’Isola si permetta di legittimare quello stesso sistema appellandosi ai ricorsi che questo gli offre? Per caso non risulta immorale demonizzare e criticare la giustizia nordamericana e allo stesso tempo, abbassarsi a far appello a questa? Non sarà che le cinque spie prigioniere risultano al governo cubano politicamente molto più utili che ai gruppi anticastristi della Florida?
Ovviamente, le autorità cubane esibiscono un’immoralità senza limiti nel non discernere tra l’ingiusto e il legittimo. Sono talmente retorici, li vediamo già dire spropositi contro il governo statunitense al quale ora si appellano e ancor più se riceveranno nuovamente una risposta negativa all’ultimo ricorso legale appena presentato di fronte alla Corte Federale di Miami.
Miriam Celaya
(da sin EVAsión, 17 giugno 2010)
Traduzione di Francesca Desogus