Le elezioni sono state fatte ed è nato un nuovo governo, è stato pure nominato un nuovo ministro dell’Istruzione, Fioroni della Margherita. A questo punto che si farà? Si potrà mantenere in vigore la riforma Moratti?
Noi riteniamo che una scelta simile sarebbe altamente pericolosa per la scuola italiana, non produrrebbe altro che un inutile blocco e sarebbe altamente dannosa per il futuro stesso del paese che abbisogna di scelte strategiche intelligenti che favoriscano le competenze per fronteggiare le sfide della competizione globale, a tale riguardo ci ha fatto un’impressione negativa la dichiarazione in Parlamento della sen. Finocchiaro, presidente del gruppo Ulivo, che ha fatto riferimento, nella dichiarazione di voto, a un mantenimento seppur emendato della riforma Moratti. D’altro canto la riforma Moratti è caratterizzata da un nucleo fortemente ideologizzato con ricadute pratiche abbozzate e confuse, non si capisce quali particolari si dovrebbero cambiare quando il problema è tutto nella radice!
La riforma Moratti ha visto svilupparsi un'ampia opposizione sicuramente maggioritaria nel paese. La sirena delle tre I (inglese, informatica, impresa) si è scontrata con la realtà del calo delle risorse e della decadenza della scuola pubblica. Gli ultimi 5 anni sono stati devastanti: gli interventi del governo hanno avuto come risultato quello di ridimensionare il compito che la Costituzione assegna alla scuola statale di formare le nuove generazioni in un luogo formativo laico e pluralista. La politica indiscriminata di tagli alla scuola pubblica statale e l'aumento dei finanziamenti alla scuola privata, l'introduzione di una riforma che tende a ridurre l'istituzione scuola ad un servizio minimo di diretta emanazione familiare, hanno messo in gravi difficoltà le scuole e le famiglie. Molti genitori, docenti e studenti hanno manifestato e si sono opposti dentro le scuole. Ma hanno fatto molto di più: in questi mesi si è sviluppata una proposta di riforma, costruita con l’apporto di rappresentanti di tutte queste categorie, che ha lo scopo di rilanciare la scuola statale come motore dello sviluppo del paese. Sono sorti, così, in tutta Italia oltre 80 Comitati promotori di una legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica (www.leggepopolare.it).
Anche Scuola e Diritti ritiene positiva questa proposta di legge e in provincia ha partecipato e parteciperà alla raccolta delle firme a sostegno. Tale legge si propone i seguenti obiettivi: prima di tutto abrogare la riforma Moratti per rimettere al centro del sistema scolastico la scuola della Repubblica, statale, laica e pluralista, con l'obbligo scolastico a 18 anni, con non più di 22 alunni per classe, basata sull'integrazione e educazione interculturale, su programmi moderni e condivisi, sull'unicità e pari dignità delle funzione docente (no ai tutor), sulla partecipazione alla gestione della scuola, sull'autovalutazione. Perno della legge è il rispetto dell'art. 33 della Costituzione che vieta il finanziamento pubblico alle scuole private onde garantire alla scuola statale risorse certe e adeguate pari al 6% del Pil. La legge, inoltre, si propone di garantire nidi d'infanzia e scuola dell'infanzia statale per tutti con l'ultimo anno obbligatorio, il soddisfacimento delle richieste di tempo pieno elementare con due insegnanti contitolari, il tempo prolungato nella scuola media, un biennio superiore unitario con un triennio di indirizzo e attività di laboratorio in tutte le discipline.
Solo una scuola riformata, che sappia tenere uniti il sapere e il saper fare può affrontare il problema della dispersione scolastica che pone l'Italia agli ultimi posti fra i paesi sviluppati per numero di diplomati e risultati del processo di apprendimento. È quindi fondamentale l'abrogazione della legge 53 (riforma Moratti) e l'avvio di una nuova stagione di risorse condivise.
I Comitati promotori hanno già raccolto in un mese e mezzo le 50.000 firme necessarie per presentare la proposta di legge al Parlamento. Ma hanno deciso di non fermarsi consapevoli che solo la dimostrazione della grande partecipazione e attenzione che hanno i cittadini per il futuro di una scuola pubblica per tutti e di tutti può invertire la tendenza che si è evidenziata negli ultimi 10 anni. L’obiettivo è quello di superare le 100.000 firme.
Il movimento si aspetta molto dal nuovo governo nazionale. Per esempio che si volti pagina e che si rimetta al centro dell'azione pubblica i diritti dei cittadini ad avere la disponibilità di una scuola statale di qualità, laica e pluralista, basata sulla libertà di insegnamento, diffusa ed omogenea su tutto il territorio nazionale. Solo una scuola con queste caratteristiche potrà sviluppare una politica di reale integrazione della nuova immigrazione, solo la scuola della Repubblica potrà impedire lo sviluppo dei ghetti e delle barriere culturali fra i cittadini. Solo la scuola pubblica statale reinvestita del compito costituzionale di formare le nuove generazioni, in modo che siano in grado di diventare cittadini consapevoli della società globale della conoscenza, potrà permettere al nostro paese di mantenere il ruolo che compete alla nostra storia e alla nostra tradizione culturale.
la segreteria di Scuola e Diritti