7.
Finalmente anche il quinto amuleto era stato recuperato.
Filippo era seduto sulla scrivania, pensando a come poteva affrontare la prossima prova, sarebbe sicuramente stata difficile.
Non poteva farci nulla, doveva recuperare anche il sesto amuleto.
Alle otto era già seduto sulla sedia, nell’aula di chimica.
– Oggi dovrai andare nell’Ottocento, lì troverai un amuleto. Ricorda, colui che guarda i particolari saprà trovare tutto ciò di cui ha bisogno. – Gli raccomandò il prof. mentre premeva il tasto di invio che portò Filippo nell’epoca destinata.
Filippo si trovò seduto su uno sgabello, in mezzo ad un prato, con davanti qualcuno che stava dipingendo, su un album posato su un cavalletto, c’era qualcosa che non riusciva a vedere, allora si alzò in piedi. Fu apostrofato dal pittore che armeggiava con il pennello come se fosse una spada,
– Stai fermo, altrimenti mi rovini il dipinto! O vuoi far parte di una delle collezioni dei dipinti di Van Gogh? – Disse il pittore sbucando da dietro la tavolozza piena di colori.
Così Filippo, appena il pittore ebbe finito il suo disegno, scrutò con attenzione quel personaggio che aveva di fronte e notò con stupore che il suo orecchio luccicava.
– Cosa c'è da guardare, ragazzo? – Gli chiede Van Gogh.
– Niente, niente, signore, notavo solamente che il suo orecchio sfavilla di una luce intensa – rispose titubante Filippo.
Il pittore rimase in silenzio, prese il dipinto e se ne andò per la sua strada.
Quando si allontanò dalla sua vista, Filippo si mise l’auricolare per mettersi in contatto con il professore: – Professore, come le salta in mente che io possa tagliare un orecchio ad una persona! – Sussurrò il ragazzo come se avesse paura che qualcuno lo sentisse. – Filippo, è tutto nelle tue mani, ricordati, non sono io che debbo portare i chiarimenti alla terra, devi provare il tutto per tutto.
Quelle parole gli risuonarono con odio nella sua mente, non poteva credere a ciò che il professore lo stava spingendo a fare. Non aveva altra scelta, doveva seguire Van Gogh senza farsi notare.
Pochi metri più avanti vide una stradina di campagna che si interrompeva a causa di una costruzione dove il pittore si accingeva ad entrare.
Piano, piano il ragazzo si avventurò giù per la strada sassosa, facendo attenzione di non scivolare per non essere smascherato durante il suo inseguimento.
Arrivato all’altezza della sontuosa casa, si nascose dietro ad un albero per spiare l’artista che stava parlando con un uomo, a prima vista, molto ricco.
Van Gogh sembrava arrabbiato, Filippo voleva sapere a tutti i costi di cosa stavano parlando, si avvicinò alla finestra aperta ma rovinosamente inciampò in un sasso e fece così interrompere bruscamente la discussione dei due.
Il ragazzo si alzò per nascondersi, ma venne colto sul fatto e si ritrovò in prigione, disperato, con la testa tra le sbarre.
Cercò di parlare con il prof. ma lui non gli rispondeva, era proprio in trappola.
I gendarmi gli avevano persino tolto lo zaino che portava in spalla, con tutte le sue armi.
– Non so cosa fare, ho solo con me il mio braccialetto… ma certo il braccialetto! – Si disse tra sé e sé.
Prese il bracciale ed esclamò: – Vorrei la chiave per aprire la porta della mia cella. – Con sorpresa si ritrovò l’oggetto tra le mani. Senza farsi notare uscì di soppiatto dalla prigione sorvegliata da tantissime guardie.
Riprese la “caccia” a Van Gogh, provò ad andare in piazza dove si svolgeva il mercato pullulante di gente, ma niente.
Allora si recò verso la casa signorile dove aveva assistito al litigio tra Van Gogh e quel signore.
Questa volta doveva stare più attento! Lentamente attraversò la strada di ciottoli, si nascose e vide di nuovo il pittore intento a parlare con lo stesso uomo della volta prima.
Bastò solo un minuto e Van Gogh uscì dalla casa e, con le lacrime agli occhi, si tagliò l’orecchio-amuleto e lo buttò in fondo al viottolo.
Filippo non voleva credere a ciò che aveva visto, raccolse l’orecchio ed in quel medesimo istante venne subito ricapultato nell’aula.
Si alzò, appoggiò l’orecchio sulla scrivania e alzando lo sguardo vide, sul viso del prof., un ghigno spaventoso.
Giulia Barillaro
(7 - Il seguito alla prossima puntata...)