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Yoani Sánchez. Il Granma del venerdě, la Cuba del sabato
14 Giugno 2010
 

Fino ad alcuni anni fa nessuno avrebbe mai pensato che un periodico arido come Granma aprisse una sezione che in poco tempo sarebbe diventata la sua parte più letta e commentata. Sotto il titolo “Lettere alla direzione” ogni venerdì vengono alla luce gli scritti - inviati dai lettori - che riguardano aspetti economici e organizzativi della nostra società. Inizialmente si è sparsa la voce che l’organo ufficiale del PCC cercava di abbozzare un esperimento di Glasnost da estendere successivamente al resto della stampa, ma il risultato è stato un dibattito limitato, soprattutto perché si è svolto all’interno di un mezzo di comunicazione dalla marcata tendenza immobilista e reazionaria.

Il tono della critica è aumentato e in quello stesso quotidiano che non ha mai stampato una foto a colori, adesso appaiono sfumature diverse per focalizzare vecchi problemi. Siamo arrivati persino a parlare di “privatizzazioni”, di “fine dei sussidi”, tutto questo accompagnato da frasi piuttosto critiche come “la nostra mentalità stagnante” ed esortazioni del tipo “dobbiamo essere realisti”. Sembrava quasi che la polemica avesse preso campo in una pubblicazione che per decenni ha contribuito così tanto a eliminarla; ma è meglio non farsi prendere dall’entusiasmo. Fin dalle prime frasi della rubrica “Lettere…” si precisa che si tratta di “opinioni con le quali è possibile concordare o dissentire”. Si tratta di uno sfoggio di tolleranza che noi discriminati per le nostre opinioni sappiamo non coincidere per niente con la vita reale.

Quando si mette da parte la propaganda e si separano le parole pubblicate dai fatti accaduti, si percepisce la vera portata e la serietà di questo spazio di discussione. Salta agli occhi che esiste un chiaro limite relativo agli argomenti, perché mai in tutto questo tempo sono stati affrontati punti scottanti come le restrizioni migratorie, la mancanza di libertà di espressione, la penalizzazione nei confronti di chi pensa in modo differente, i prigionieri politici, la richiesta di sottoporre a elezioni dirette l’incarico di presidente o la necessità di poter contare su una stampa meno sottomessa all’apparato governativo. Curiosamente, le lettere pubblicate riguardano soltanto la sottrazione delle risorse, l’indisciplina sociale, il sistema produttivo, l’inefficienza di alcuni burocrati e la richiesta che proviene da molti settori di applicare maggiori controlli. Questo può accadere perché le opinioni vengono filtrate o perché gli stessi lettori si astengono dall’inviare certi messaggi velleitari che non verranno mai pubblicati.

Dall’altro lato il Granma del venerdì ha prodotto la falsa impressione che a Cuba sia permessa la critica e che si possa parlare “senza peli sulla lingua”. Ma basta leggere in maniera accurata la rubrica, per rendersi conto che bisogna usare un tono rispettoso per essere ammessi nel ristretto gruppo di chi può esprimere un’opinione. Si deve inserire nel discorso una frase relativa al “mantenimento del nostro attuale sistema”, dedicare una particolare attenzione ai “leader storici del processo rivoluzionario” e far scaturire dal discorso che la colpa del disastro nazionale va individuata fuori dal nostro territorio. Non potete pensare di leggere su quelle pagine dalla grafica antiquata, i dubbi che hanno i miei compatrioti sulla gestione di Raúl Castro e sulla poca funzionalità di questo capitalismo di Stato - o di clan familiare - sotto il quale viviamo.

La Cuba del sabato, del martedì, della domenica - proprio quella che trasuda ansia e trasgressione - si nota appena nelle “Lettere alla direzione”. L’organo del solo partito consentito non pubblicherà mai le opinioni di chi non lo considera - neppure lontanamente - l’avanguardia della nazione. Se accadesse sarebbe come se Saturno, una volta divorati i suoi figli, lottasse contro il suo stesso cuore.

 

Yoani Sánchez

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Nota del traduttore

Traduzione della vignetta del grande fumettista cubano Hernán H., che fa parte della storica serie Gugulandia:

Possiedo il fuoco, il potere magico che muove il meccanismo della civilizzazione!

Io sono il re, la burocrazia, l’ordine, la legge, la giustizia, l’ordine.

La corona sulla mia testa è quel che conferisce stabilità al gruppo.

Per chi volesse apprezzare Hernán H. a ottobre uscirà in Italia un suo libro contenente le migliori tavole di Gugulandia, da me tradotto e curato per conto dell’editore di fumetti Cagliostro Press.

 

 

(da La Stampa, blog Generción Y, 13/06/2010)


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