Esiste in Italia un esercito di vincitori di concorsi pubblici che da anni attendono invano l’assunzione nella Pubblica amministrazione. Il reiterato blocco del turn over, ormai diventato uno strumento ordinario di manovra finanziaria, impedisce l’assunzione dei vincitori di concorso rinviandola negli anni, ma paradossalmente non impedisce che si tengano nuovi concorsi!
E allora va pur bene il blocco per contrastare il debito pubblico, a patto che si blocchi anche la macchina infernale -che ha anch'essa dei costi- dei concorsi che producono vincitori che non saranno assunti e fare al contempo una radiografia pubblica delle consulenze esterne.
Infatti la conseguenza del blocco è che si privano le pubbliche amministrazioni del naturale ricambio generazionale, con inevitabili effetti negativi anche sull'efficienza dell’azione amministrativa. Non è un caso che l’età media dei pubblici dipendenti sia di 47 anni. Un esempio è il Ministero della Difesa, sotto organico di 8.000 unità e con oltre 500 vincitori di concorso che da anni attendono invano l’assunzione. I vincitori di concorso chiedono allo stesso Governo che ha emanato questi concorsi, semplicemente il rispetto della parola data, quel “pacta sunt servanda” che dovrebbe essere una delle regole base del diritto.
Piuttosto che avvalersi di professionisti interni alla Pubblica amministrazione, ci si affida spesso a opache consulenze esterne e a costose esternalizzazioni di servizi. Sarebbe utile conoscere nel dettaglio l'entità di questi costi. Per questi motivi nel passaggio parlamentare di questa manovra, presenterò degli emendamenti per cercare di sanare almeno in parte questa ingiustizia.
Donatella Poretti