Guardo di sbieco il mio orologio: sono due ore che sono di fronte a queste due persone. La notte è avanzata, per un istante mi vergogno di aver rubato tanto tempo. Sono in casa loro e potrebbero avere molte cose da fare. Ma una considerazione mi fa abbandonare questa idea: hanno parlato diversi minuti ciascuno, e l’hanno fatto con evidente piacere. Spunto sul mio bloc-notes (che non è un blog) l’ultima domanda, provando una sorta di dispiacere: se fosse per me, mi fermerei a parlare fino a quando non si vedesse sorgere il sole fuori dal balcone…
E. Morales – Yoani, per quanto paradossale possa sembrare, se tu non vivessi in questo paese probabilmente non avresti la fama internazionale che hai raggiunto. Hai avuto bisogno di un mulino a vento contro cui lottare per diventare la Yoani che sei oggi. La mia domanda è: saresti disposta a continuare nell’anonimato, a rinunciare alla ciberfama, in cambio del paese che sogni?
Y. Sánchez – Se io vivessi a Stoccolma terrei un blog profondamente critico - risponde subito, senza starci tanto a pensare - perché questo atteggiamento nasce dalle mie inquietudini come persona, è la mia essenza. Sin da bambina ho sempre vissuto discutendo tutto, cercando risposte per ogni cosa. Riguardo a Yoani Sánchez e a Generación Y sono stati commessi una serie di errori che hanno contribuito ad aumentare il fenomeno molto di più dei premi e dei riconoscimenti internazionali. Il fatto che Fidel Castro mi abbia riservato una caterva di insulti nel prologo del libro Fidel, Bolivia y algo más, penso che mi abbia fatto conoscere molto più del Time. Il fatto che il mio nome si sia trasformato in una combinazione di lettere proibite nelle istituzioni ha alimentato il piacere del vietato, che è parecchio seducente. Io non ho colpa di tutto questo. Credo che non abbiano compreso in tempo il fenomeno. Non si sono resi conto che stavano maneggiando un materiale profondamente esplosivo come Internet, dove tu puoi insultare una persona ma l’unica cosa che produci è un aumento dei contatti nei server e delle entrate su Google. Mi sono allenata molto con la filosofia Zen. Non ho mai risposto agli attacchi: chi si scusa si accusa e non è il mio abito mentale. Ma questo atteggiamento ha dato fastidio ancora di più e loro hanno continuato ad aumentare la posta con gli insulti, generando ancora più contatti. A un certo punto si sono visti scappare il fenomeno dalle mani. Io ho approfittato di questa situazione. Come? Pubblicando ancora di più, osando ulteriormente, perché il mio scopo finale in verità è riuscire a comportarmi - prima o poi - come una persona libera. Unire la Yoani virtuale con la reale, e che ognuna sia più onesta dell’altra. Ho approfittato di questo mucchio di errori e ho unito ciò che pensavo con quel che facevo.
Chiaro, lo scudo protettivo non rende invulnerabili. La vita lo dimostra. Un bel giorno mi fanno salire sopra una camionetta e mi riempiono di botte. Un altro giorno minacciano me o qualcuno della mia famiglia, questa cosa non posso evitarla. Ma in ogni caso credo che il fenomeno blogger sia sfuggito di mano al potere. Stiamo parlando dei nano-blog e dei micro-blog tramite Twitter. Io con 140 caratteri posso raggiungere un milione di persone. E cosa fanno i censori di fronte a questo? Ti mettono in prigione, ti tolgono il cellulare… e allora? Appena viene a farmi visita qualcuno (perché almeno un giorno permetteranno che riceva visite) sussurro al suo orecchio 40 twitter, questa persona esce e per via telefonica li detta a qualcuno che li pubblica su Internet… Per questo ti dico che sono invecchiati sia loro che i metodi con cui affrontano il problema. Vogliono contrastare i fenomeni attuali seguendo le stesse strade del passato, ma ottengono l’effetto contrario. Non solo: questa settimana potrei non pubblicare niente ma, solo con la serie di insulti che mi dedicano, Google si rinfresca di cose nuove che hanno a che vedere con me.
E. Morales – In ogni caso voglio puntualizzare la mia domanda: se il governo concede le aperture necessarie, se questa realtà cambia, se ognuno può dire quel che vuole, probabilmente il fenomeno Yoani Sánchez si stempera. Il mito scompare. Come protagonista di questo mito lo accetteresti di buon grado?
Y. Sánchez – Ragazzo, io desidero molto ritornare nel mio giardino e alla mia vita anonima. Mi piacerebbe vedere i Pini Nuovi crescere, guadagnare spazio e notorietà per loro stessi. Ma in ogni caso mi conosco, sono una testarda genetica, so che anche in una Cuba pluralista avrò il mio bel da fare. Ci sarà molto lavoro per ammonire il potere e dire: Attenzione, i cittadini meritano rispetto. Hanno dei diritti. Questo lavoro servirà con qualsiasi tipo di governo, sia socialdemocratico, liberale o altro ancora, non mancheranno mai le voci critiche. E Yoani Sánchez continuerà in questa direzione, forse aiutando alcuni amici a fondare un periodico, aprendo un’Accademia Blogger che non sia proibita, pensando a come migliorare il paese in cui vivo. Non ho bisogno del confronto per esistere. Io esisto come persona prima e dopo il confronto e mi piacerebbe non dover sentire il peso di uno stivale su di me per poter scrivere, creare ed esprimermi in maniera più sciolta, senza la paura costante di essere decapitata o eliminata socialmente per quel che faccio. Il mio blog è il mio diario, e sotto qualsiasi sistema o governo io terrò un simile diario. È un diario dove chi sta leggendo ricostruisce questa persona che si chiama Yoani Sánchez, con i suoi dubbi, le sue energie, con le sue viscere fuori. E in questa essenza che mostro su Generación Y, il lettore può dire: Sì, questa persona può avere le sue frustrazioni, può avere persino le sue contraddizioni, ma non può essere una cattiva persona. Questo mi interessa davvero. Vorrei che le persone che mi leggono scoprissero che una persona che vuole il bene del suo paese, di suo figlio, delle persone che conosce e che non conosce, non può essere una cattiva persona. E che non solo desidera questo bene, ma lo sta pure cercando. Seguendo un suo cammino, che certamente può essere molto soggettivo, molto controverso, ma - contro tutto e contro tutti - almeno ci prova.
Ernesto Morales
ernestomorales@gmail.com
Traduzione di Gordiano Lupi
13. Segue alla prossima puntata...