Il primo messaggio di Yoani è una richiesta tecnica: “Stiamo cercando qualcuno che ci aiuti in modo volontario a fare un blog in Wordpress stile rivista, perché l’Home Page di Voces Cubanas guadagni in modernità ed eleganza”. Se un grafico sta leggendo e vuole offrirsi può contattarmi, che passo subito la disponibilità alla Sánchez.
Il telefono di Yoani continua a fare le bizze, ma non è colpa del tempo. Forse le Brigate di Risposta Rapida e gli inquieti ragazzi della Sicurezza di Stato ne sanno qualcosa: “Ieri il mio telefono non funzionava, ogni cinque chiamate tre cadevano. Penso che comincerò a comunicare con i segnali di fumo”, ironizza la blogger.
La notizia del giorno sono i colloqui Chiesa - Governo cubano in merito alla liberazione dei prigionieri politici (persino il TG1 italiano ha dato la notizia in un servizio di Marilù Lucrezio). La Sánchez non si sbilancia: “Nutriamo molte aspettative, ma abbiamo anche molta cautela, in relazione agli attuali colloqui tra la Chiesa e il governo cubano”. Troppe volte le aspettative sono state frustrate.
Tra le notizie negative c’è il delicato stato di salute di Fariñas, ancora in sciopero della fame, che “soffre per un calcolo a un rene, una ciste a un altro rene e un batterio contro il quale necessita di antibiotici”.
La televisione cubana ha dedicato un’intera “Mesa Redonda” (la Tavola Rotonda serale è il programma politico più comico di Cubavision) per parlare dei blogger alternativi e di Yoani Sánchez. Il conduttore si chiedeva che cosa portasse queste persone a tenere un blog e ipotizzava come sempre oscure manovre imperialiste contro Cuba. Il dibattito è avvenuto - come costume del programma - tra persone che non avevano niente da discutere perché le loro opinioni coincidevano perfettamente. Se si voleva fare una trasmissione seria di approfondimento non sarebbe stato il caso di invitare anche i blogger per raccontare la loro versione dei fatti? Yoani ha così commentato: “Hanno messo in scena una Tavola Rotonda della televisione nazionale contro i blogger alternativi e specialmente contro di me. La considero una decorazione. Perché non mi danno la possibilità di replicare a quel noioso programma della televisione ufficiale? Saprei cosa rispondere alle loro domande e spiegherei diffusamente che cosa mi porta a scrivere un blog!” Le regole della democrazia sarebbero queste: invitare a parlare le persone su cui si dibatte, permettere un confronto, ascoltare le tesi distinte. La televisione cubana, invece, non è interessata al dibattito, ma alla demonizzazione dell’avversario.
Yoani conclude invitando i lettori a visitare due siti interessanti.
Claudia Cadelo, in Octavo Cerco, racconta i motivi per cui non l’hanno lasciata uscire da Cuba.
La rivista Penultimos Días, invece, narra la storia di un cubano che non può entrare nel suo steso paese. Questa storia la conosco, perché a mia moglie - quattro anni fa - è accaduta la stessa cosa. La cosa assurda è che il governo cubano non rilascia alcuna certificazione e non motiva le decisioni, ma si limita a scrivere su un foglio di carta ingiallita con lo stemma nazionale: “Lei - per il momento - non può entrare/uscire”. Di solito quel momento dura ad infinitum. Guardate Cabrera Infante…
Gordiano Lupi