E. Morales – Yoani, tutto questo può averti portato molte soddisfazioni, ma una vita in prima linea come la tua porta conflitti, problemi, tristezze. Il prezzo da pagare per dire ciò che si pensa, per essere coerenti con se stessi, a volte può essere immenso. Parlami delle gioie, ma anche dei dolori che sono entrati nella tua vita grazie a Generación Y.
Y. Sánchez – Guarda, io mi considero una persona felice. Nonostante questo provo una grande frustrazione sul piano sociale perché non posso realizzarmi come cittadina come vorrei. Non posso avere la libertà di espressione che mi piacerebbe. Ma perché ti dico che sono felice? Perché ho una famiglia meravigliosa, perché ho grandi amici (anche se ne ho persi alcuni, e di questo ti parlerò nella seconda parte della risposta), ma soprattutto perché mi nutro di piccole cose. E certe piccole cose non possono togliermele. Mi piace vedere il sole che sorge dal mio balcone, la fioritura del limone vicino alla porta della mia casa, leggere un buon libro, ascoltare buona musica. Amo le piccole cose. Vivo dell’affetto di piccole persone che mi stanno intorno e che fortunatamente non soffrono di nevrosi, la nevrosi che sta toccando livelli di guardia nella nostra Cuba per colpa delle carenze materiali, per la sfiducia, per problemi di controllo... e io da molto tempo ho rotto con tutto questo.
Sono nata in una casupola di Cayo Hueso, provengo da una cultura di vita povera, e un bel giorno mi sono detta che non potevo andare avanti così. Quella vita grama, passata a parlare male l’uno dell’altro, a reagire con violenza, come mi avevano insegnato a fare fin da bambina, ho deciso di non lasciarla in eredità a mio figlio. Forse gran parte della mia felicità deriva da questa scelta. Ma è chiaro che in questi tre anni molte volte ho pensato: Perché tanto clamore sulle cose che scrivo?. Non sono un pezzo di marmo, ci sono giorni che mi dico: Che bello tutto quello che ho fatto, ma ce ne sono altri che penso: Avrei potuto continuare a essere la stessa anonima donna di casa, e starei sicuramente più tranquilla. La mente umana è volubile, i sentimenti pure. Ed è onesto confessarlo.
Il costo personale? Altissimo. La diffamazione, i tentativi di distruggermi socialmente, di stigmatizzarmi, di demonizzarmi di fronte alle persone. Non è facile - fa una pausa e io avverto l’enfasi in questa frase - non è facile perché in un paese come questo non c’è modo di lottare contro queste cose e soprattutto non si possono evitare. Sei soltanto tu contro quello che dicono di te. Ho avuto amici che si sono allontanati dalla nostra casa per proteggersi. Altre persone che si sono lasciate suggestionare dalla propaganda negativa. Perdono tutti. Chi lo sa, forse nei loro panni mi sarei comportata allo stesso modo. Forse un giorno ritorneranno e tra loro commenteranno: Io sono sempre stato al suo fianco, tutto è possibile perché l’opportunismo ha mille volti. Tra le ombre della mia vita ci sono le persecuzioni di polizia, che non sono illusioni della mia mente paranoica perché non sono una donna paranoica. Quando ho cominciato a rendermi conto di essere seguita erano mesi che stavano dietro di me. E non lo facevano per nascondersi, abbiamo avuto azioni di polizia persino sotto la nostra casa. Alcuni nostri amici sono stati visitati solo per aver chiamato il nostro numero di telefono. Il mio apparecchio è sotto controllo: su questa cosa non ho il minimo dubbio perché ho fatto alcune prove. Ho giocato un po’: Esco alla tal ora e vado nel tal posto, e guarda caso loro erano lì. Scontri con la polizia, un piccolo sequestro di 25 minuti durante il quale insieme ad altri blogger ho ricevuto botte e insulti da parte di tre uomini non identificati. Citazioni da parte della polizia. Il primo avviso che mi intimava di presentarmi presso una stazione di polizia è servito per farmi sedere di fronte a un militare che gridava: Lei non è una persona abilitata al dialogo. Per chiarire il concetto, dal 7 dicembre 2008 mi hanno avvisato: Allontanati, non vogliamo parlare con te. Malgrado ciò, quando volto pagina e non penso alle cose negative mi dico che non voglio trasformarmi in una vittima.
Rido con i miei amici, ballo, ho una cagnolina deliziosa, un gatto birichino e alcuni pesci Goldfish nella vasca…
R. Escobar – chiarisce con un sorriso – I pesci sono miei…
Y. Sánchez – altro sorriso – Certo, i pesci sono tuoi...
(Poi prosegue)
Y. Sánchez – Sono profondamente responsabile di quel che faccio e, se fosse necessario, sarei disposta a salire sul patibolo per difendere ogni parola che scrivo.
E. Morales – Andresti anche in galera? – non posso fare a meno di guardarle gli occhi.
Y. Sánchez – Andrei anche in galera. Non si tratta di coraggio. Ho un mondo spirituale che cerco di alimentare costantemente e sono preparata per l’isolamento. Bada bene, non ti dico che ritengo necessario affrontare situazioni difficili per dare un senso al mio lavoro. Non considero le cicatrici e la prigione alla stregua di medaglie al valore. Preferirei non dover sopportare niente di tutto questo e continuare a scrivere. Ma se devo affrontare dolore e sofferenza sono disposta a farlo.
Ernesto Morales
ernestomorales@gmail.com
Traduzione di Gordiano Lupi
9. Segue alla prossima puntata...