In base alla direttiva 91/271/CEE il nostro Paese avrebbe dovuto predisporre, entro il 31 dicembre 2000, sistemi adeguati per il convogliamento e il trattamento delle acque nei centri urbani con oltre 15mila abitanti. Nonostante questo, il nostro Paese è risultato inadempiente e la Commissione europea ha deciso di deferirlo alla Corte di giustizia dell'UE, dopo che già nel 2004 e nel 2009 era stato diffidato.
Sono circa 178 le città e i centri urbani che non si erano conformati alla direttiva. Tra questi Reggio Calabria, Lamezia Terme, Caserta, Capri, Ischia, Messina, Palermo, San Remo, Albenga e Vicenza. Il deferimento alla Corte di Giustizia, infine, ha riguardato Comuni come Capri, Ischia, San Remo, Albenga e Vicenza.
L'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori) che ha pubblicamente denunciato queste inadempienze, ha anche evidenziato come, proprio negli stessi giorni, la Federazione per l'educazione ambientale avesse assegnato il maggior numero di bandiere blu (17 per mare e spiagge pulite e qualità dei servizi) alla Liguria, regione in cui ci sono ben 19 Comuni e aggregazioni urbane inadempienti al trattamento delle acque reflue urbane.
E non si tratta solo di un puntiglio burocratico, ma anche ed essenzialmente di salute pubblica: le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus dannosi, contengono quantità notevoli di nutrienti come l'azoto e il fosforo che possono contaminare le acque dolci e l'ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita (eutrofizzazione).
Per questo motivo, col senatore Marco Perduca, ho presentato un'interrogazione al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'Ambiente per sapere:
- i motivi del clamoroso ritardo da parte di queste amministrazioni comunali;
- quali provvedimenti si intendano adottare per adeguare nel territorio nazionale il trattamento delle acque reflue a quanto disposto dalla normativa comunitaria, ed evitare in tal modo una condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia della Ue.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione