Oswaldo Payá (foto), leader del Movimento Cristiano di Liberazione (MCL), ha scritto un comunicato rivolto a tutti i cubani per dire che il Progetto Varela è ancora la via giusta per una transizione pacifica verso la democrazia a Cuba.
Il comunicato giunge proprio in occasione dell’ottavo anniversario della presentazione del Progetto Varela, supportato da 11.020 firme di cittadini registrate presso gli uffici dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare.
Oswaldo Payá invita il governo a pubblicare il Progetto Varela, a far sì che venga rispettato l’art. 88 della Costituzione e che i cittadini possano esercitare questa iniziativa di legge.
«Il Progetto Varela ha fatto storia, ma non è il passato, è il presente e i futuro di Cuba, può accompagnare il nostro Paese verso la democrazia. È la soluzione che tutti i cubani vogliono per aprirsi al futuro e per consentire la partecipazione popolare alla vita pubblica», afferma il leader.
Molti sostenitori del Progetto Varela sono stati incarcerati ingiustamente e perseguitati dalla polizia facendo ricorso alle repressioni tipiche di uno stato totalitario. Nonostante tutto, secondo il promotore del Progetto, l’iniziativa per rendere Cuba un paese democratico non si fermerà, anche se il regime tenta di non informare e di zittire l’opinione pubblica.
Oswaldo Payá Sardiñas afferma: «Il Progetto Varela è un’alleanza per la libertà e per il futuro di Cuba, per favorire civili e partecipazione, si rivolge soltanto al popolo cubano e chiede un referendum sulla volontà di cambiamento. Non nega quanto di buono è stato costruito, ma esige che il popolo si pronunci su cosa può essere migliorato. I cubani devono avere il diritto di esprimersi liberamente e senza paura, la stampa deve essere un mezzo di comunicazione per tutti e non solo per il governo. I cubani devono avere libere organizzazioni politiche, partiti e associazioni, tutto quel che può favorire interessi e vocazioni. I cubani devono avere imprese e attività commerciali, proprio come gli stranieri, e i loro diritti devono essere tutelati da liberi sindacati, non da organizzazioni che dipendono dal governo e dal Partito Comunista. Il Progetto Varela propone una nuova legge elettorale che garantisce libere elezioni con veri candidati al parlamento e alle cariche statali espressi dalla maggioranza della popolazione. Dire al mondo che questi diritti esistono già nel nostro Paese è una grande menzogna e un’umiliazione per tutti i cubani, che sanno perfettamente di non essere liberi. La maggioranza della popolazione vive in condizioni di povertà e senza alcuna opportunità, molti giovani decidono di scappare, intere famiglie emigrano e molti finiscono in prigione per motivi politici. A Cuba non esistono diritti civili, ma crescono abusi di potere, situazioni di marginalità, corruzione, delinquenza, insoddisfazione, paura e disperazione. Il Progetto Varela vuole che tutti i cubani siano uguali e abbiano pari opportunità, senza distinzioni di razza, sesso, religione e appartenenza politica. Oltre a questo chiede la liberazione di coloro che sono stati incarcerati per aver difeso i diritti umani e civili».
Non dimentichiamo che la Primavera Nera del 2003 fu la dura reazione del regime alla nascita del Progetto Varela, che costò il carcere a 75 dissidenti. Decine di loro sono ancora in prigione. Molti vogliono nascondere la verità – non soltanto a Cuba – ma queste persone sono in galera per aver difeso i diritti umani, proprio come lo è stato Zapata Tamayo prima di morire. Tutte queste persone – attiviste o meno del Progetto Varela – sono state incarcerate per aver difeso il rispetto dei diritti umani. Cuba ha bisogno di cambiamenti e questi cambiamenti vogliono dire libertà e diritti, a cominciare dalla liberazione di tutti i prigionieri politici.
Gordiano Lupi