«Vi serve un capro espiatorio? Eccomi», ma una cosa è certa: «Non vi libererete di me». Emma Bonino si presenta all’appuntamento dei circoli Pd in grande spolvero: abbronzata da una settimana di vacanza alle Seychelles - concessione una tantum al rigore da secchiona sabauda - tailleur nero taglio esotico, forma smagliante. E rigorosamente la stessa pettinatura di sempre, annotazione che in campagna elettorale le aveva fatto una sua fan di classe, Franca Valeri: segno di costanza ed affidabilità, aveva detto l’attrice. Si è dimessa dalla regione Lazio («rinunciando a tutti i benefit, anche quelli che le avrebbero garantito una pensione di qualche migliaia di euro da subito», spiegano i colleghi senatori), ma non molla la regione: ha fatto un’interrogazione sui conti del sindaco Alemanno e un esposto alla Corte dei Conti. Ed è qui a esporre il suo programma d’azione sul Lazio.
È stata invitata dai circoli Pd dell’Eur e del Torrino, fra i più popolosi di Roma, a riflettere sulle elezioni regionali, su quel risultato mancato per un soffio. E anche del futuro del Pd e del centrosinistra: il comune è in bancarotta, la regione ancora non ha trovato un assetto perché Renata Polverini non riesce a trovare ‘la quadra’ fra le promesse fatte in campagna elettorale e i posti disponibili: la Capitale è tappezzata di manifesti di dissidenti Pdl; le province del sud del Lazio minacciano la secessione via referendum.
Se Atene piange, Sparta non ride: dopo il risultato scarso nelle province, nel Pd è andata in crisi la segreteria regionale. E anche l’elezione del prossimo segretario cittadino non è una passeggiata, a giudicare dagli interventi dei due ex dc che scortano Bonino: Lucio D’Ubaldo e Riccardo Milana, compagni d’arme della radicale in campagna elettorale. Che oggi difendono la scelta di Emma candidata attaccando chi, nel Pd, si è dimostrato scettico in corso d’opera e subito dopo il voto: nel mirino c’è Dario Franceschini, il leader della minoranza che oggi si riunisce a Cortona (Arezzo) per presentare il proprio «manifesto riformista». Lui, Franceschini, in piena campagna elettorale aveva detto che nel Lazio sarebbe stata più opportuno un altro nome. «Qualcuno si è precostituito un alibi», attacca Milana, «oppure sperava di prendersi poi una rivincita». E Così finisce che sono i due ex dc a difendere con i denti la scelta della candidatura di Emma: per farlo D’Ubaldo - che giura di essere stato il primo a lanciare Bonino, guinnes contesogli da Goffredo Bettini - cattolicamente argomenta che la senatrice ha le caratteristiche che San Paolo chiede nientemeno che al miglior vescovo, Lettera a Timoteo capitolo terzo. Più prosaicamente Milana ricorda che dopo il «disastro Marrazzo» il Pd era «un esercito in rotta» e che «serviva una persona al di sopra di ogni sospetto». Brava o ultima spiaggia: comunque nessun altro ci voleva mettere la faccia.
Lei, accolta da applausi affettuosissimi dalla platea, rivela di aver «pianto moltissimo» dopo il voto. «Ma di rabbia». Però quanto all’analisi, lascia il Pd alle sue beghe e squaderna i suoi cavalli di battaglia: rivendica di aver posto il tema della legalità quando tutti le chiedevano di occuparsi di territorio, ripercorre l’occupazione «manu militari» delle tv da parte di Silvio Berlusconi, «il segretario Bersani ora pone il tema con serietà, se dovessimo andare al voto anticipato lo schema sì ripeterà di nuovo». Si è dimessa dalla regione, ma non molla l’osso, del Lazio e del Pd: e «non vi molliamo» aveva detto Marco Pannella a Bersani. Più che proporre iniziative comuni, parla come stesse a casa sua. Via dalla «lottizzazione de minimis» della Rai. Iniziativa contro nucleare, da fare a giugno. Viste le cronache quotidiane, dal G8 agli appartamenti dell’ex ministro Scajola, butta là: operazione trasparenza a partire da noi, pubblichiamola noi l’anagrafe dei nostri eletti (in alcuni enti locali il Pd ha già accolto la storica richiesta radicale). Applausi senza riserva dalla platea, si aspettano risposte dagli eletti Pd. E doppia tessera: «Diamolo noi uno scossone al partito. Così poi i vertici scopriranno, fra qualche anno, che ci siamo già mescolati».
Daniela Preziosi
(da il manifesto, 7 maggio 2010)