È dal luglio 2008 che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, come responsabile del dipartimento antidroga, vuole introdurre un test antidroga e alcol per ottenere la patente o il patentino. La sperimentazione che aveva preannunciato non era mai partita, perché come avevamo denunciato con una interrogazione, considerate le leggi in vigore, non poteva farlo. Il testo recentemente discusso e approvato al Senato sulle disposizioni in materia di sicurezza stradale (ddl 1720) introduce all'art. 42 l'obbligo di una «certificazione da cui risulti il non abuso di sostanze alcoliche e il non uso di sostanze stupefacenti e psicotrope, rilasciata sulla base di accertamenti clinico-tossicologici le cui modalità sono individuate con decreto del Ministero della salute di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri».
Una misura discriminatoria per i giovani che devono ancora prendere la patente rispetto a chi l'ha già e per di più inutile, visto che si suppone che prima di sottoporsi ad un test la persona si presenterà “pulita”, il che tuttavia non è garanzia che poi sarà altrettanto “pulita” quando si metterà alla guida. La misura è inoltre discriminatoria anche per le sostanze e non per gli effetti, distinguendo abuso e uso. Se alla parola abuso potrebbe corrispondere la condizione di alcolizzato e tossicodipendente, alla parola uso, riferita alle sole sostanze stupefacenti e psicotrope, corrisponde la condizione di consumatore occasionale.
Perciò chi beve occasionalmente potrà ottenere la patente, ma non sarà così per chi sempre occasionalmente usa cannabis. A cosa serve questa differenziazione? Non certo a rendere più sicure le strade italiane, che solo dai controlli su strade trarrebbero giovamento e su questo l'Italia continua a mantenere il suo primato negativo.
Insomma, una norma inutile, manifesto proibizionista contro la droga.
Donatella Poretti