Venerdì , 22 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Sport e Montagna > Ritratti
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
L'ultimo tiro di Pete
23 Maggio 2006
 

Una finta stessa mano-stesso piede, la partenza incrociata, la palla batte a terra verso destra – la sinistra del difensore, irrimediabilmente sbilanciato – arriva l'aiuto difensivo, gli occhi dell'attaccante verso il compagno più vicino, si protende il braccio al passaggio definitivo, lo spazio si chiude, l'arancia all'ultimo istante cambia senso e traiettoria con una magia del polso, quasi un viaggio in una dimensione parallela, piccola stella nel bruciante fuoco di ogni playground. Facile l'appoggio del ricevitore alla tabella, un po' più piccola rispetto a quella delle grandi arene di un tempo su cui ruggiva e rimbalzava l’urlo ammirato della folla, vetro al di là del quale vivono sprazzi di campi che rinverdiranno e di grigie case, nel campo aperto sotto il cielo azzurropastello.

Già una piccola folla si è radunata ai bordi del campo, le cui linee scompaiono fra screpolature d'asfalto e formiche miracolosamente incolumi, terribilmente affaccendate come uomini nella metropoli. La palla è di chi segna. Finta d'entrata, finta di tiro, il difensore in aria, i piedi pencolanti nel vuoto pernicioso che annulla ogni opposizione al canestro, arriva ancora un aiuto difensivo, finta di passaggio dietro la schiena, l'aiuto si muove alla volta dell'immaginario percorso della sfera a spicchi sognando un illusorio recupero, la palla ricompare oltre per il tiro effettuato al tabellone.

Chi segna tiene palla, è la legge dei campetti. Il difensore concede terreno, stanco d'essere umiliato da finte ed entrate al pensiero-fulmicotone. Il jump si carica, mortale obice di grazia, le dita si arcuano in alto poi si piegano verso il suolo, la parabola e il suo spin, quasi in slow motion, la palla contro il sole, la palla è l’astro che muore ogni giorno d'ogni vita per rinascere, implacabile e consolatorio disco senza tempo. Ora la palla scende più veloce, inesorabile favola di pelle sbucciata da troppo dribbling, nella rete-fantasma di ferro sotto l’anello, e... l'uomo si accascia con essa, accartocciato come un eroe omerico all’ultima battaglia, un dardo d’invisibile, divino e crudele, dolore nel cuore. I due punti della vittoria: l'ultima.

La piccola folla si è fatta grande, le grida si mescolano con i fischi dell’ennesima, dovuta, ammirazione e stupore. Tutti conoscono l'alto e magro Pete. «È ancora un campione... nessuno come lui... se volesse...». L'agiografia delle chiacchiere di ogni campetto di ogni parte del mondo a spicchi. La sagoma a terra disegna piccole ombre di silenzio intorno a sé, nell'aria irreale. Il respiro posto in quell'estremo tiro, l'ultimo cerchio di un Giotto ingenuo e geniale, gli schemi della vita e del sogno confusi con quelli del gioco. Per sempre. Così muore chi è benvoluto dai numi, nell'avventura più amata: dolce maledizione?


Peter Press Maravich, detto Pistol, nato il 22 giugno 1947, morto il 5 gennaio 1988, tradito dal cuore matto, altezza 195 cm, College Louisiana State, dieci stagioni nella NBA, fra Atlanta (l’ardente come Rossella), New Orleans (mardi gras di azioni carnevalesche, vampiresche e vietate ai comuni mortali), Utah (a scaldare inusitate e dimenticate fantasie musicali) e Boston (prima dell’altra Dinastia). Mai un titolo per uno dei più straordinari attaccanti e giocolieri del parquet, colui che in una stagione universitaria aveva tenuto la strabiliante, o, meglio, fantascientifica media punti di oltre quarantaquattro a partita, tuttora il più grande realizzatore all time del basket universitario; colui che verso la fine degli anni Settanta era da molti considerato il più forte giocatore individuale di tutti i tempi, inventore di esercizi specifici per migliorare la qualità del palleggio (sembra che Mike D'Antoni, il fantastico Arsenio dell’Olimpia, ne detenesse il segreto essendosi forgiato su quelle memorabili sequenze. Del resto si favoleggia sulle sue mitiche esibizioni durante le ruote di riscaldamento pre-partita). Eppure un giocatore non egoista, dotatissimo per il passaggio, creatore di meravigliosi assist per i fortunati compagni. Pete valeva comunque il prezzo del biglietto, una vera enciclopedia di movimenti e di tecnica pura e sopraffina.

658 partite giocate nella NBA, 82% dalla lunetta, 3.563 assist, più palle recuperate che perse (classico memento d'intelligenza cestistica), 15.498 punti alla media di 24.2 punti a partita, 4 partite Tutte-Stelle a 10.8 punti di media, nel primo quintetto NBA nelle stagioni 1975-76 e 1976-77, miglior realizzatore NBA nella stagione 1976-77.


Riposa in pace, sulle nuvole che gravitano e girano sui cieli del basket, giovane vecchio Pete, l'eco del tuo palleggio ci sfiori sempre l'anima.


Alberto Figliolia


 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.7%
NO
 29.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy