La scuola regionalizzata,
un ulteriore passo verso la distruzione
di Antonia Sani (da Cronache laiche)
Il ddl sulla ‘regionalizzazione’ della scuola, che porta il nome di Paola Goisis (foto) – parlamentare della Lega – stravolge ufficialmente li concetto di “territorio” come luogo della partecipazione collettiva al rafforzamento della democrazia nell’intero paese. Nella scuola, la partecipazione prevista dalla Costituzione ha tardato la sua nascita. Gli Organi Collegiali vedono la loro prima attuazione nel 1975. Da allora, dopo un primo decennio di affermazioni positive, la loro governance è stata sempre più contrastata, sia dalla vischiosità della burocrazia ministeriale che dalla tendenza dei potentati locali – in particolare nelle regioni del nord che vedranno crescere la Lega - a far coincidere le iniziative sostenute o patrocinate con l’esaltante ricerca di una presunta identità territoriale.
Il territorio come “proprietà esclusiva di chi lo abita” rappresenta una forte inversione di tendenza rispetto a quanto è stato fatto negli ultimi secoli per costruire l’unità d’Italia, e a una visione del territorio come laboratorio di democrazia. Deboli sono state in questi anni le reazioni da parte delle forze democratiche, protese spesso a imitare quei modelli nella speranza di facili consensi.
Prima ancora che un attacco inaccettabile alla scuola della Costituzione fondata sulla garanzia dell’uguaglianza degli accessi all’istruzione, questo ddl ci preoccupa poiché rappresenta l’epilogo di un processo in atto ormai da tempo, in cui si sono accarezzati pulsioni e istinti retrivi sempre pronti a riemergere nella popolazione.
Non è un caso se dal loro rafforzamento la Lega è riuscita a ottenere l’ottimo risultato. Ognuno si rinchiuda nel proprio territorio, ergiamo mura e scaviamo fossati, allontaniamo gli infedeli dalle nostre scuole, le lobby locali provvedano all’istruzione che più le soddisfa, con docenti e dirigenti garantiti, di origine controllata.
Questa la futura Italia del Nord col plauso del popolo bue. Forse qualcuno di coloro che storcono il naso di fronte all’aggettivo “statale” capirà a questo punto il senso profondo che deve essere attribuito a questo aggettivo, quale garanzia di pari opportunità su tutto il territorio nazionale.
Si dice che il ddl Goisis si mette di traverso alla proposta di Valentina Aprea ferma da un anno in commissione Cultura (mentre spezzoni di “riforma” stanno avanzando...), ma ci pare che, al contrario, questo ddl le apra le porte. Bastano pochi ritocchi per uniformarla allo spirito leghista.