El Chigüire Bipolar, scrive Simon Romero sul New York Times, è un sito di satira che spopola in tutta l’America Latina, nonostante la volontà del presidente venezuelano Hugo Chávez di regolamentate internet.
In Venezuela non è il momento migliore per gestire un sito di politica, visto che il presidente venezuelano Hugo Chávez vuole controlli più rigidi sui contenuti pubblicati in rete. Ma il sito satirico El Chigüire Bipolar ha un successo enorme in tutta l’America Latina. In Venezuela è più letto del quotidiano El Nacional. Il nome deriva dal capibara, il grande roditore che i venezuelani amano cacciare e mangiare.
«Chavez è un abile comunicatore e un comico nato, ma non accetta di essere bersaglio dello scherzo», sostiene Juan Andés Ravell, uno dei tre fondatori del Chigüire bipolar e figlio dell’ex direttore di Globo-vision Federico Ravell. Finora il successo più grande del sito è stato “Isla presidencial”, una serie di episodi ispirata a “Lost”. Tutti i leader sudamericani, invitati da Lula a fare un giro sulla sua nave, naufragano su un’isola deserta e devono cavarsela da soli. Il video è stato visto da più di 450mila persone in un mese. Chavez e il presidente boliviano Evo Morales sono due sfortunati amanti che cenano con un’aquila dalla testa bianca, il simbolo degli Stati Uniti. Il presidente colombiano Alvaro Uribe è ritratto come un puritano, mentre la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner cerca di sedurre Lula. Nella sua breve apparizione, il re spagnolo Juan Carlos perde la dentiera in mare.
Oswaldo Graziani, trent’anni, è un altro fondatore del Chigüire bipolar. Si è ispirato alla serie TV statunitense “The Colbert report”, al sito The Onion a alla tradizione locale di satira politica. Tra gli obiettivi, spiega Graziani, oltre al presidente del Venezuela, ci sono anche i suoi critici e la denuncia di alcuni aspetti della società venezuelana. Nel sito, per esempio, gli studenti che protestano contro Chávez sembrano più interessati a bere birra sulla spiaggia che ad andare alle manifestazioni.
A febbraio Mario Silva, conduttore del talk show serale “La hojilla”, che va in onda sulla TV di stato usata dal presidente per attaccare i suoi oppositori, ha definito i fondatori del Chigüire bipolar dei tossicodipendenti settari anti-Chavez. «Siamo contenti della pubblicità che ci ha fatto», ha dichiarato Ravell.
Sempre quest’anno la ministra dell’informazione, Blanca Eekhout, ha chiesto di perseguire legalmente Laureano Marquez, un umorista che scrive per il quotidiano Tal Cual. Nella sua rubrica, Marquez ha immaginato il Venezuela libero dalla morsa di “Esteban”, un nome in codice per Chavez. «Purtroppo il governo non ha molto senso dell’umorismo. È per questo che il Chigüire bipolar è un elemento fisso nel dibattito nazionale», sostiene Andrés Canizalez, ricercatore sulla libertà dei mezzi di informazione per Reporters sans frontiéres.
Il governo fa continue pressioni sui siti che si occupano di politica. Noticias 24, un sito d’informazione, ha impedito ai visitatori di commentare gli articoli dopo la minaccia di Chávez di introdurre controlli più severi sulla rete. La decisione del governo è stata presa dopo che un altro sito, Noticiero digital, ha pubblicato nella sua sezione dei commenti la falsa notizia che almeno uno dei ministri del governo era stato assassinato. Il presidente venezuelano non ha annunciato nessuna misura ufficiale e finora Noticiero digital è l’unico sotto inchiesta.
Ravell e Graziani si guadagnano da vivere come produttori e autori televisivi freelance. Finanziano il Chigüire bipolar di tasca loro, aiutati dagli incassi della pubblicità e dalla vendita delle magliette con il logo del sito. Un altro socio, Elio Casale, li aiuta da Miami. Ravell spera che il Chigüire bipolar contribuisca ad animare il dibattito politico e sociale nel paese e non rappresenta solo l’ultima espressione di entusiasmo sulla rete prima che Chavez assuma il controllo di un mezzo che finora gli è sfuggito. «La satira», ha detto Ravell, «cambia continuamene per resistere ai tentativi di soffocamento».
Simon Romero
(da Notizie radicali, 26 aprile 2010)