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Alberto Figliolia. Una giornata (di un interista) a Milanello
25 Aprile 2010
 

Il sogno di ogni bambino, o almeno uno dei sogni più cullati: assistere da vicino alla partita o a un allenamento o alle evoluzioni dei propri eroi sportivi. Vero è che con lo sport tutti tornano un po' bambini. Anche i giornalisti.

Immaginate ora che un bambino possa andare a Milanello ad assistere a un allenamento dei propri beniamini rossoneri. Non starebbe più nella pelle. Così è stato per molti giornalisti provenienti da ogni parte d'Europa, poche settimane or sono, chiamati per trascorrere una giornata a Milanello dal club rossonero, dal suo MilanLab, il “centro di ricerca interdisciplinare finalizzato a ottimizzare i risultati della squadra”, e da una società, la Nutrilite, leader mondiale nel settore dell'integrazione alimentare, la quale ha stretto una partnership con il club per ora allenato dall'ex grande calciatore Leonardo (anche ottimo allenatore), un progetto di collaborazione per fondere alimentazione, scienza, tecnologia nel raggiungimento di una condizione di benessere psicofisico e di forma ottimale per gli atleti.

Per quanto mi riguarda, sono interista. Ma ciò non mi ha impedito di gustarmi appieno la giornata. Milanello, nei pressi di Varese, è un centro tecnico-sportivo vasto, imponente e ben organizzato. Persino rilassante tanto è immerso nel verde: campi di calcio a non finire e strutture all'avanguardia. Anche quando il Milan, come ora, non vince (ah l'anima dell'interista che fuoriesce...).

A dire il vero, fa un po' impressione vedere questi acclamati calciatori allenarsi a due passi da te: concentrati ma non stressati, si direbbe. Allenamento intenso, gestito con grande classe, verve e, insieme, serenità, da Leonardo e dal suo vice Tassotti (altro ex terzino di grandissima tecnica).

Ronaldinho s'inventa alcuni colpi davvero stratosferici, si gioca di prima, la partitella è quasi gioiosa. Milanello sembra una fortezza inespugnabile alle tensioni di fuori. Eppure i giornalisti sono tanti, da ogni dove d'Europa (risuonano difatti tutte le lingue: spagnolo, olandese, inglese, idiomi slavi), ma si rispetta religiosamente il lavoro degli atleti

Ci sono tutti, proprio tutti: oltre a Dinho, già campeon do mundo e Pallone d'oro, gli iridati a loro volta Pirlo e Gattuso, Pato, Huntelaar, Seedorf, gran campione, anche di stile, che si renderà più tardi disponibile a farsi immortalare in foto con gli ospiti di giornata, Thiago Silva & Co. Ci sono – si alleneranno anche a parte – i portieri Dida e Abbiati. Insomma, un'atmosfera gradevole, dopodiché Dinho andrà con qualcuno dei compagni a giocare a calciovolley.

Si mangia al buffet e si commenta con i colleghi. Poi è la volta della conferenza stampa che presenta l'accordo di collaborazione fra Milanlab e Nutrilite. Pare che il programma di ogni singolo calciatore venga “sviluppato sulla base di analisi del sangue, test genetici, questionari nutrizionali e di valutazione dello stile di vita. I risultati di queste indagini, elaborate negli Stati Uniti presso il Nutrilite Health Institute, determinano il fabbisogno nutrizionale necessario a garantire la forma ottimale di ciascun atleta”, con tanto di programmi personalizzati, basati su “una dieta variata, ricca di frutta e verdura, accompagnata da un'adeguata integrazione alimentare”.

Beh, speriamo però che, anche se l'idea è di successo, non strappino la leadership all'Inter!

Potremmo comunque affermare che si tratta di una questione culturale: una corretta alimentazione in primis, un principio universale per garantire a ciascuno il massimo del benessere. E di efficienza nel caso dei lavoratori del calcio, che costituiscono con le loro gesta un'industria, seppur di stampo ludico, estremamente raffinata nella ricerca delle possibilità, di ogni possibilità atta a migliorare la prestazione, a vincere (con lealtà, si suppone), a prevenire gli infortuni e a migliorare lo stato di salute globale (stando bene attenti – altro problema e necessità culturale - a non cadere in qualsivoglia trappola di doping). Un argomento, questo, molto delicato e per il quale occorrono tutte le opportune garanzie. «Nutrizione, scienza, reciproca stima e fiducia sono alla base del rapporto che ci lega allo staff di MilanLab e alla squadra», ha sottolineato Micheline Vargas. «Il programma è stato avviato dopo aver presentato l'evidenza scientifica a supporto della validità dell'approccio Nutrilite all'alimentazione e all'integrazione. La forte presenza di ingredienti naturali provenienti da coltivazioni biologiche è stata molto apprezzata dai calciatori».

Il conforto sembrerebbe darlo pure Daniele Tognaccini, il responsabile dei preparatori atletici: «A oggi la squadra sta seguendo il programma alimentare e di integrazione consigliato dagli esperti di Nutrilite e i dati in nostro possesso evidenziano degli effetti benefici evidenti. I calciatori hanno evidenziato un minore senso di affaticamento e sono diminuiti i casi di crampi muscolari nel corso di partite e allenamenti. I recenti test di laboratorio hanno inoltre evidenziato miglioramenti nei valori della maggior parte dei calciatori che stanno seguendo il programma di integrazione, come per esempio un incremento dei livelli di Vitamina D».

Ciò che in definitiva viene sostenuto, riportando il discorso ai termini della quotidianità, è che una corretta alimentazione sia di fondamentale importanza per chiunque.

In conferenza stampa si presenta niente di meno che... Ronaldinho! L'ordine sarebbe di non fargli domande di calcio. Sì, mica facile... Ronaldinho, alias Ronaldo de Assis Moreira, non ha certo l'aria nevrotica o sofferente. Confessa che ama rilassarsi dormendo e che anche il divertimento lo cerca con un certo controllo. Dice di mangiare molta frutta e yogurt, soprattutto al mattino. Non molto pesante la sua dieta, dunque. Il campione vuole mangiare bilanciato, e non manca la pasta, poco pesce, ma irrinunciabile è la feijoada brasiliana (stufato di fagioli neri con carne e parti di maiale, aglio et alia), forse non così leggera in apparenza, ma autentica dichiarazione di appartenenza alla patria verdeoro.

Sorride e saluta gentile, il Dinho. Quando passa vicino a me, non resisto: gli chiedo l'autografo (in realtà è per mio figlio), me lo fa. Lo ringrazio in portoghese. Spalanca un sorriso a trentadue denti. E se ne va. Chissà se lo vedremo ai Mondiali.

 

Alberto Figliolia


 
 
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