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In 50 a Roma contro le dichiarazioni diffamatorie di Bertone
25 Aprile 2010
 

Pochi ma 'buoni'. Una cinquantina di persone si è ritrovata in Piazza Santi Apostoli a Roma per rispondere alle parole del Cardinal Bertone, con la Questura che finisce sotto accusa.

Negate due Piazze

 

 

Roma, 24/04/2010 - Un sit-in di protesta non solo a Roma,, ma anche a Bologna e in diversi Paesi del mondo contro l’omertà delle gerarchie cattoliche nei confronti dei reati di pedofilia e contro le indegne dichiarazioni diffamatorie di Tarcisio Bertone.

Per questo motivo sono scese questo pomeriggio in piazza le più importanti e 'pesanti' associazioni glbtiq romane e nazionali: Arcigay, ArciLesbica, AGEDO, Famiglie Arcobaleno, Mario Mieli, MIT, Certi Diritti e Dì Gay Project. Una manifestazione in sostegno delle decine di vittime innocenti di violenze inaudite, che chiedono giustizia di fronte alle istituzioni dei loro paesi, violenze compiute talvolta da persone che hanno responsabilità educative o spirituali.

Eventi di protesta simili davanti alle Nunziature vaticane o alle principali chiese si sono tenute in Cile, Perú, Nicaragua, Venezuela, Paraguay, Colombia, Argentina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Bulgaria e tanti altri paesi. A Roma, in Piazza Santi Apostoli, poco meno di cinquanta persone si sono ritrovate per dire basta alle diffamazioni Vaticane, rimandando con forza al mittente le calunniose parole pronunciate dal Cardinal Tarcisio Bertone una decina di giorni fa.

Presenti tutti i big dell'associazionismo glbtiq nazionale, con Paolo Patanè – Presidente Arcigay, Francesca Polo – Presidente ArciLesbica, Rita De SantisAGEDO, Giuseppina La DelfaFamiglie Arcobaleno, Rossana Praitano - Presidente Circolo Mario Mieli, Fabrizio Marrazzo - Presidente Arcigay Roma, Daniele Priori - Segretario nazionale GayLib, Porpora MarcascianoMIT, Sergio RovasioAssociazione radicale Certi Diritti ed Imma Battaglia – Presidente Dì Gay Project, schierati in prima fila.

A prendere parola per primo un furente Sergio Rovasio, che ha tra le altre cose denunciato un clamoroso niet della Questura nei confronti della manifestazione: «In questo strano paese, pseudo democratico, il confino italiano con lo Stato Vaticano è in Piazza Pio XII. Abbiamo chiesto, come fatto in passato, di manifestare in quella piazza, perché siamo ancora cittadini italiani, nel territorio italiano, e c'è stato negato. Abbiamo chiesto di manifestare dentro il territorio italiano davanti lo Stato Vaticano, per urlare lì simbolicamente quello che qui stiamo dicendo oggi. Ricevuto il no, Marco Belfiore è tornato alla Questura e ha chiesto di poter manifestare nell'area pedonale di Castel Sant'Angelo. Non avrebbe disturbato nessuno perché non ci passano nemmeno le automobili. Volevamo metterci lì per manifestare simbolicamente a 300/500 metri dal Vaticano, ma anche questa richiesta c'è stata negata. Questa è una cosa vergognosa. Questi sono soprusi che violano le regole della Democrazia. Ci ritroviamo davanti ad una classe politica che, quando si parla del Vaticano, si genuflette timorosa ai suoi voleri. Quando in una Democrazia si ha paura del diritto di parola c'è qualcosa che non funziona».

Sergio Rovasio ha poi proseguito, tornando sulle parole del Cardinale Tarcisio Bertone: «Qui si tenta di mascherare questa vergogna della Chiesa Cattolica, tirando fuori l'associazione pedofilia/omosessualità. Il Camerlengo Bertone farebbe bene ad occuparsi degli scandali che riguardano il Vaticano, lasciando perdere il pallino fisso che lui ha degli omosessuali. Il Segretario di Stato, nonché Cardinale, nonché Camerlengo, Tarcisio Bertone, quando dice le cose le deve saper dire con misurazione e attenzione, senza approfittare dell'immunità diplomatica di cui gode lui come tutti i massimi esponenti della Chiesa Cattolica». «Noi siamo qui oggi per parlare anche delle vittime della pedofilia. I quotidiani italiani da giorni parlano di solidarietà al Papa, alla Chiesa, al Vaticano. Ma solidarietà di cosa? Qui ci sono le vittime della pedofilia che non ricevono solidarietà da nessuno».

A seguire Sergio Rovasio è intervenuto Paolo Patanè, Presidente Arcigay, che ha immediatamente sottolineato come «questa manifestazione non è una manifestazione partecipata perché viviamo in un paese in cui toccare questi argomenti non raccoglie l'attenzione dei media. Argomenti tabù taciuti e nascosti. Il Papa giorni fa è andato a Malta per chiedere perdono ad alcune vittime di preti pedofili. Ma chiedere perdono è troppo poco. Non cambia nulla nei confronti di chi quei crimini li ha commessi e coperti. Noi siamo qui per chiedere giustizia».

Imma Battaglia, Presidente Di Gay Project, ha voluto ricordare che «noi siamo qui per i bambini, per rivolgere loro la nostra totale solidarietà. Siamo qui per ricordare che la pedofilia è un crimine, da denunciare, condannare ed identificare. Dobbiamo ricordare a tutti che gli atteggiamenti delle persone pedofile non hanno niente a che vedere con le nostre vite, le vite di noi omosessuali. Sono anni che si tende a mistificare questo crimine, che non è esercitato solo dai preti, ma di cui è piena purtroppo la nostra società. La cultura maschilista di questo paese è terreno fertile per la pedofilia. Noi siamo qui per ricordare che il nostro movimento è sempre stato solidale con le vittime. Oggi più che mai chiediamo le scuse del Papa e del Vaticano». «Oggi più che mai chiediamo che i movimenti glbtiq vengano ufficialmente ricevuti dalle gerarchie vaticane».

A chiudere il sit-in, Daniele Priori, Segretario Nazionale di GayLib, associazione gay di destra, che ha chiesto ufficialmente al Governo italiano di allinearsi alla Francia nel prendere una posizione netta contro le parole di Tarcisio Bertone, e Rossana Praitano, Presidente Mario Mieli, che ha voluto precisare come «la Chiesa fa etica. Vuole essere portatrice di contenuti etici. Ha una responsabilità rispetto al credo che comunica, rispetto ai cattolici e alla società tutta. Ma, nel momento in cui accosta l'omosessualità alla pedofilia, fa due errori gravi. Usa infatti l'omosessualità per motivi politici, utilizzando contemporaneamente questi cittadini, questo gruppo di persone, e non solo italiani, per creare divisione, antipatia, ostilità, distruggendo quel valore etico ed allontanandosi dal valore di solidarietà che dovrebbe contraddistinguerla». «Noi siamo qui oggi anche per ricordare le tante vittime 'femminili' della pedofilia, dimenticate dalla Chiesa stessa, che accosta quel vergognoso crimine solo e soltanto ai bambini di sesso maschile, proprio per cavalcare il cavallo dell'omosessualità». «La Chiesa dimentica le donne come vittime e come carnefici».

A manifestazione conclusa, l'Arcigay romano ha aperto le porte della propria sede per incontrare Donatella Rettore, premiata con il “Gay Help Line Award”.

 

Federico Boni

(da www.gay.it, 24/04/2010)


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