Domenica , 24 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Nave Terra > Oblò cubano
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Efrén Fernández Fernández. Testimonianza sulle torture a Orlando Zapata
23 Aprile 2010
 

L’Avana, Prigione di Guanajay, 13 aprile 2010.

 

Nel maggio del 2004 mi trasferirono qui. Ricordo i racconti che i prigionieri comuni mi fecero al mio arrivo sulle bastonate che i militari davano a Orlando Zapata Tamayo.

Tutti i giorni dalla finestra della mia cella, dove ancora oggi mi trovo, potevo scorgere la sua che si trova a circa 30 metri. Riuscivamo a comunicare gridando e persino scrivendoci, grazie alla complicità di altri prigionieri che eludevano l'assedio delle guardie. Fu così che Zapata mi raccontò con tutti i dettagli ciò che gli altri prigionieri mi avevano già detto: “Appena arrivato in questa prigione, nel 2003, mi misero nel distaccamento 6, dove il primo tenente Emilio Guilarte Ramìrez e il primo sottufficiale Leonel Torres Reñí mi colpirono selvaggiamente, causandomi molti ematomi”.

E questo fu soltanto l'inizio di una tremenda storia di crudeltà nei confronti di Zapata. Diverse volte vidi i carcerieri tirarlo fuori dalla cella, ammanettato e senza camicia: lo scaraventavano in terra e prendendolo per i piedi lo trascinavano per circa 200 metri lungo i marciapiedi di cemento, impervi e ruvidi, fino ad arrivare alla zona militare. Erano anche soliti trascinarlo in un campo di pallacanestro con il pavimento di ghiaia, procurandogli lesioni alla pelle.

Alla fine del 2003, durante un’ispezione, le guardie lo incatenarono e gettarono sul pavimento così che il primo tenente Quintana potesse dargli un calcio sulla testa con una forza smisurata; subito dopo si accanirono su di lui numerose altre guardie che lo picchiarono con odio e sadismo. In quegli stessi giorni alcuni militari lo ammanettarono di nuovo e il capo della prigione, il tenente colonnello Wilfredo Velásquez Domínguez, gli spaccò la bocca con un morsetto mentre i suoi subordinati lo colpivano con il manganello.

 

Il nostro fratello morto fu vittima di molte vessazioni e violenze in questa Prigione di Guanajay; il comportamento delle guardie era così oltraggioso che persino una donna, il capitano Delia, capo del controllo penitenziario, gli diede uno schiaffo. Ugualmente, fu aggredito e oltraggiato anche dall'ufficiale Felito, dai sottufficiali Alejandro, Orestes, Pileta, Reinir e altri.

Una notte dell’anno 2006, nella prigione di Taco-Taco, lo torturarono in una cella di punizione, per aver gridato slogan e iniziato lo sciopero della fame per protestare contro i maltrattamenti e le condizioni disumane esigendo il rispetto dei diritti dei prigionieri.

Lo stavano torturando con il metodo conosciuto nelle prigioni pinarene con il nome della sillita (piccola sedia): dopo averlo colpito con forza gli ammanettarono i piedi, gli torsero le mani dietro le spalle bloccandole con un secondo paio di manette e, poi, con un terzo unirono i piedi con le mani. Così, con il corpo inarcato all'indietro, lo lasciarono in terra per alcuni giorni.

Però lui non si arrese e continuò a gridare: Abbasso Fidel! Abbasso la dittatura! Viva i Diritti Umani!

Sciami di zanzare, cimici e topi aumentavano il suo supplizio; perciò i detenuti comuni, Ramón Acosta Moreno, Michel Jáuregui Pérez, Enrique González Silva, Michel Rodríguez Roldán e Jesús, alias Monín, che si trovavano nelle celle vicine a quella di punizione, chiamarono i funzionari militari per far cessare quei tormenti. Quindi il Maggiore Orlando, capo del controllo penale, promise di consultare la direzione provinciale perché – disse – solamente loro avrebbero potuto liberarlo da quella pena e che l’ordine doveva venire dai superiori.

Le ore passavano, ma il Maggiore Orlando non si vedeva e allora loro cominciarono a gridare e a fare rumore, battendo sul pavimento con bottiglie vuote di plastica, obbligando così le guardie a ritornare e, quindi, minacciandole di unirsi a Zapata nello sciopero della fame. Per questo motivo le guardie fecero finta di assecondarli togliendogli le manette, ma quando tutti già dormivano circondarono la cella di punizione con i cani e un plotone di guardie lo svegliò per colpirlo ancora.

 

Il Governo cubano non è mai riuscito a fermare il difensore dei Diritti Umani Orlando Zapato Tamayo, il quale, nonostante i maltrattamenti e le torture, ha sempre continuato nel suo impegno pacifico per la libertà di Cuba. Ancora oggi tra queste mura macchiate dal suo sangue risuona ogni giorno la sua voce potente contro gli abusi del regime e a difesa del diritto dei prigionieri ad essere trattati come esseri umani.

 

Efrén Fernández Fernández,

prigioniero di coscienza

 

 

Efrén Fernández Fernández, 47 anni, è membro del Movimento Cristiano di Liberazione. Fu condannato a 12 anni di reclusione dopo la Causa dei 75 del 2003 e dichiarato prigioniero di coscienza da Amnesty International. La sua famiglia risiede a L’Avana, in Calle Clavel 582 e/ Tulipán y Concepción, municipio Cerro, Ciudad de La Habana, Cuba.

 

Registrato per telefono e trascritto da Tania Maceda Guerra, appartenente al Centro di Informazione del Consiglio dei Relatori dei Diritti Umani di Cuba.

 

Testimonianza sulle torture a Orlando Zapata.
Fonte in spagnolo:
www.payolibre.com
traduzione a cura di collaboratori di
ULC (Unione per le Libertà a Cuba)


Articoli correlati

  Cuba. I funerali di Orlando Zapata Tamayo
  Parole forti della madre all’indirizzo di Raúl Castro
  Valter Vecellio. La situazione. Cuba, come prima, peggio di prima
  Coco Fariñas in sciopero della fame e della sete
  Lula paragona i dissidenti cubani ai delinquenti comuni brasiliani
  Sospesa la riesumazione della salma di Zapata Tamayo
  Cuba. Video-documento manifestanti a Banes di fronte alla casa di Reina, madre di Orlando Zapata Tamayo
  Reazioni alla morte di Orlando Zapata Tamayo
  Raúl Castro «rammaricato» per la morte di Orlando Zapata Tamayo
  Cuba. In libertà alcuni prigionieri politici
  Obama commemora l’anniversario della morte di Orlando Zapata Tamayo
  Cubavision ricostruisce la vicenda Zapata
  Guillermo Fariñas in terapia intensiva dopo 16 giorni di sciopero della fame
  Gordiano Lupi. Il giorno del ricordo di Orlando Zapata Tamayo
  Dissidente cubano in fin di vita
  Carlos Carralero. “A Cuba non si tortura... A Cuba non si uccide... A Cuba non c’è opposizione al regime...”
  Reinaldo Escobar. Il cadavere scomodo di Orlando Zapata
  Massimo Campo. L'universo della dissidenza
  Yoani Sánchez. Orlando Zapata Tamayo: dall’anonimato al martirologio
  Ernesto Morales. La morte che mai dovrebbe essere
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy