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Caso Cucchi: il buon lavoro della Commissione del Senato rischia di andare in fumo e di... intralciare la Giustizia
23 Aprile 2010
 

La paura della trasparenza e la mancata collaborazione con la Procura della Repubblica rischiano di mandare in fumo il buon lavoro della Commissione del Senato sul caso Cucchi. Di cosa ha paura la maggioranza nel non voler mandare in Procura e rendere pubblici gli atti? Vuole difendere qualche audito o qualche membro di commissione per domande troppo inquisitorie? Dietro a dubbi di legittimità giuridiche inesistenti, si rischia di portare la Commissione del Senato davanti alla Corte Costituzionale per conflitto di poteri con la Procura per mancanza di leale collaborazione, o peggio intralcio alla giustizia. La Commissione potrebbe avere raccolto testimonianze e informazioni utili all'inchiesta e utilizzabili parimenti dalla Procura come anche dagli indagati e dai parenti della vittima, dalla parte civile. Chiudendo tutto in un cassetto non si fa un buon servizio né alla giustizia né alla politica e alle istituzioni. Si seminano dubbi, perplessità, si alzano fumi per nascondere non è chiaro cosa. Nei fatti, inoltre, si rende impraticabile qualsiasi altra inchiesta.

 

Vediamo i fatti e ricostruiamo gli eventi. A pochi giorni dalla morte del signor Stefano Cucchi la Commissione d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale del Senato presieduta dal senatore Ignazio Marino decide di aprire una inchiesta sulla vicenda. La commissione nel giro di poche settimane riesce ad audire praticamente tutto il personale medico, sanitario e che a vario titolo ha incontrato Cucchi dopo l'arresto. I tempi per arrivare alla conclusione dell'indagine si allungano solo per i tempi della perizia dell'autopsia necessaria per capire le cause della morte, le altre responsabilità emergono fin da subito e chiare. Vengono, infatti auditi subito i medici del “Fatebefratelli” e di “Regina Coeli”, come pure il medico della Cittadella Giudiziaria e i paramedici del 118 chiamati subito dopo l'arresto dai Carabinieri, e ovviamente i medici e il personale del “Pertini”. Le prime audizioni del 6 e 11 novembre sono pubbliche, ma in realtà non accessibili visto che i tempi della pubblicazione online sul sito del Senato dei resoconti stenografici non sono immediati come per l'aula. Il 12 novembre arriva la richiesta di Radio Radicale di registrare e mandare in onda le audizioni dei medici del “Pertini”, i membri della commissione, con la mia sola contrarietà, decidono per la secretazione dei lavori anche delle sedute precedenti, decidono infine di rimandare la decisione se rendere tutto di nuovo pubblico solo al termine dell'indagine. Anche del dibattito di oltre un'ora sulla pubblicità dei lavori non c'è traccia, vengono redatte solo due righe con la decisione finale: tutto secretato. Il 4 dicembre 2009 arriva una richiesta da parte della Procura della Repubblica di avere tutta la documentazione raccolta dalla Commissione e degli atti esperiti, quindi anche delle audizioni. La commissione il 22 dicembre decide di consegnare tutto il materiale acquisito e ottenuto con sopralluoghi dei Nas, ma il solo elenco dei nomi degli auditi, riservandosi un eventuale invio dei resoconti delle audizioni solo a conclusione dell'inchiesta parlamentare e a seguito delle deliberazioni sul regime definitivo di pubblicità degli atti.

Il 17 marzo la commissione, in seduta pubblica, vota all'unanimità la relazione finale sul caso Cucchi in cui si auspica che la Procura chiarisca le responsabilità penali delle lesioni e della inadeguata assistenza sanitaria. In quella seduta vengono sollevate perplessità sull'invio in Procura di tutto il materiale e della pubblicità dei lavori della commissione. Interviene in particolare il senatore del Pdl Michele Saccomanno chiedendo di rimandare ad altra data la decisione. In mancanza di accordo unanime il presidente convoca un ufficio di presidenza integrato per il 31 marzo dove si decide di trasmettere alla Procura la relazione e i soli resoconti delle audizioni dei consulenti tecnici prof. Vincenzo Pascali e prof. Rodolfo Proietti che hanno curato l'autopsia per la commissione. Nell'invio si chiede alla Procura di metterla a disposizione anche delle difese degli indagati che ne facciano richiesta. Manca ancora l'accordo per l'invio di tutto il materiale in Procura e la pubblicizzazione dei lavori. Viene convocato così un ufficio di presidenza allargato a tutti i componenti della commissione il 14 aprile a questo scopo. Il fatto che sia un ufficio di presidenza fa si' che di nuovo il dibattito non sia pubblico e senza resoconto. Resta agli atti solo che manca ancora l'unanimità. Io chiedo, e così viene stabilito, che la decisione venga presa in seduta pubblica e con votazione.

Si arriva alla data del 21 aprile. La seduta è pubblica, ma ancora una volta occorrerà aspettare settimane prima che il resoconto stenografico sia disponibile.

Il presidente Ignazio Marino propone alla commissione di votare sia sulla richiesta della Procura del 4 dicembre 2009 per l'invio di tutta la documentazione, che per la pubblicità dei nostri lavori. La senatrice del Pdl Laura Bianconi chiede altri 7-10 giorni per studiare attentamente con un collegio di consulenti giuridici la questione, anche per il futuro, e la possibilità di audire testimonianze in regime di segretezza e poi di renderle pubbliche successivamente. Il capogruppo del Pd Lionello Cosentino accetta la richiesta con spirito di collaborazione auspicando che possa anche essere consultato il presidente del Senato Renato Schifani. Proposta quest'ultima tuttavia subito scartata dal presidente Marino che ricorda come nella eventualità di un nostro rifiuto alla Procura della documentazione, sarebbe la Commissione stessa in base all'art. 82 della Costituzione, e non il Senato, a doverne rispondere per un conflitto di attribuzione di poteri davanti alla Corte Costituzionale. Una eventualità che poteva essere scongiurata fin dall'inizio della seduta per le assenze della maggioranza: erano solo cinque i senatori di maggioranza presenti all'inizio della seduta, che dopo aver vista accettata la proposta di rimandare la decisione hanno lasciato la commissione con gesto di palese mancanza di collaborazione istituzionale e di rispetto delle opinioni altrui. Nel dibattito a favore della pubblicita' dei lavori e dell'invio in Procura degli atti, oltre alla sottoscritta si sono infatti espressi anche i senatori del Pd Albertina Soliani, Franca Biondelli, Vincenzo Galioto, il capogruppo dell'Idv Alfonso Mascitelli e la senatrice di Io Sud Adriana Poli Bortone. Resteranno agli atti le perplessità e i dubbi dei senatori del Pdl Salvatore Mazzaracchio e Luigi D'Ambrosio Lettieri. La commissione con nove esponenti di opposizione, anche se ancora in presenza del numero legale per votare, si trova in evidente difficoltà: il Pd per bocca del suo capogruppo aveva accettato di rimandare la decisione come proposto dalla maggioranza. Il presidente, quindi, non procede nella votazione e decide di rimandare ancora di una settimana una decisione dopo che ciascuno avrà fatto gli approfondimenti politici e giuridici.

Dal 4 dicembre ad oggi non sarà una settimana ad intralciare il corso della giustizia, certo che risulta difficilmente comprensibile perfino a me che ne sono componente il percorso della commissione in questo frangente. E la trasparenza per arrivare a chiarire e individuare le responsabilità in merito alla morte del signor Stefano Cucchi non è un dettaglio secondario.

 

Donatella Poretti


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