Riceviamo da un nostro socio questo intervento che ci sembra interessante dal punto di vista storico e come esemplificazione di alcuni aspetti ben riassunti dal titolo. (Scuola e Diritti, Morbegno)
TRA PASSATO E FUTURO
CONTRO L’IGNORANZA CHE GENERA INTOLLERANZA
È ancora possibile ai giorni nostri pensare che le cosiddette streghe bruciate dall’inquisizione fossero persone demoniache? A quanto pare sì e la questione diventa piuttosto inquietante.
Ma andiamo ai fatti…
Domenica pomeriggio, 11 aprile, in un boschetto sito in frazione Mossini (Sondrio) veniva piantato un noce e installata una pietra della memoria dedicata a Maria Salvadora, una povera donna del paese che, praticando l’erboristeria, era finita nelle grinfie dell’inquisizione. Costretta al carcere e alle usuali torture, aveva preferito togliersi la vita piuttosto che finire al rogo. Correva l’anno 1634.
Quello di Maria Salvadora non fu certo un caso isolato poiché il clero cattolico, da quando divenne istituzione, perseguitò ogni forma di eresia e di diversità, imponendo il pensiero unico in campo religioso e filosofico.
Se nelle nostre terre di montagna si dovesse piantare un noce per ogni “strega” o eretico bruciato dalla Santa Cattolica Inquisizione, la Valtellina diventerebbe la valle delle noci, costellata da una miriade di pietre della memoria.
A volte ho l’impressione che nelle nostre scuole la storia locale sia svolta in maniera superficiale ed evasiva, non considerando la centralità che la nostra Valle ebbe negli avvenimenti dei secoli passati.
Non dimentichiamoci che, durante i conflitti tra riforma e controriforma, la Valtellina era una delle poche zone di tolleranza religiosa e di convivenza tra cattolici e protestanti. Una vera avanguardia culturale, dove idee eretiche e libri proibiti potevano liberamente circolare in un’Europa dominata dall’oscurantismo.
Si parla poi del cosiddetto “Sacro Macello”, dove i protestanti valtellinesi furono crudelmente massacrati e i governanti grigioni cacciati dalle valli dell’Adda e del Mera, confondendo l’affermazione della monocultura cattolica (e il ritorno degli inquisitori) come una grande conquista di libertà per le popolazioni valtellinesi.
Dei lanzichenecchi i nostri antenati ne avrebbero volentieri fatto a meno, tra distruzioni, violenze, stupri, ruberie, peste e umiliazioni. Ma è chiaro il concetto storico che senza la cacciata delle Leghe Grigie i mercenari lanzichenecchi non sarebbero potuti passare dalla Valtellina? Non fu forse per questo che gli spagnoli appoggiarono la congiura dei nobili valtellinesi? Il libero accesso ai passi alpini e l’eliminazione degli eretici, per i governanti spagnoli del ducato di Milano fu una mossa doppiamente vincente.
La storia è una questione molto seria, anche solo per il fatto che noi siamo il prodotto del nostro passato, frutto di coincidenze, casualità, avvenimenti dei secoli che furono. Soprattutto in quest’epoca di confusione e insicurezza diffusa penso sia fondamentale dare dei punti di riferimento critici alle nuove generazioni. La storia, come materia vitale di insegnamento, dovrebbe servire proprio a questo. Appassionare, stimolare alla conoscenza, al comprendere i meccanismi che hanno portato alla modernità, a queste nebbie di un falso eterno presente, dove sembra apparentemente tutto immobile quando invece grandi cambiamenti epocali sono in atto.
Penso che ogni insegnante all’interno della scuola pubblica, cioè gratuita e di tutti, oggi dovrebbe dare il meglio di se stesso per sviluppare il senso critico e la cultura viva tra gli alunni o studenti con cui si ritrova a convivere. Non dimentichiamo a questo proposito che ogni intolleranza, religiosa o meno, può trovare spazi di espansione soltanto in quei terreni culturalmente asettici, dove i capri espiatori dell’ignoranza, tanto cara da sempre alle gerarchie ecclesiastiche e laiche, sono coloro i quali vogliono vivere la loro diversità o non accettano passivamente quello che passa il convento. Ieri la Maria Salvadora, oggi chi non si riconosce nel conformismo di questo altrettanto crudele sistema di dominio.
Tornando all’11 aprile, la sera stessa, un partecipante all’iniziativa, proveniente da un altro paese della valle, ne discute con una parente. Scandalizzata, la donna in questione afferma che piantare un noce per una strega è come fare un “black sabbath”. Non si allude ovviamente all’omonimo gruppo rock inglese degli anni ’70, ma a riti satanici.
A parte l’assurdità di guardare al noce con questo alone negativo, senza pensare che quest’albero ci dà dei nutrienti frutti, ottimo legname e affonda in profondità le sue radici consolidando il terreno, considerare questa nostra festa della memoria come anticamera del satanismo significa essere scivolati nel delirio irrazionale.
La stessa perversione mentale, quella sì satanica, di coloro che ai tempi dell’inquisizione trovavano piacere e divertimento ad assistere ai macabri e disgustosi spettacoli dei roghi, mettendoci magari la propria fascina per alimentare meglio le fiamme.
Pensare poi, guarda tu i casi della vita, che la signora scandalizzata è un’insegnante di religione! A questo punto qualche riflessione in merito è d’obbligo.
È dunque in mano a simili persone che nella scuola mettiamo i nostri figli? Quali insegnamenti e valori possono trasmettergli?
Non credo che tutti gli insegnanti di religione, pur cultori dell’irrazionale, siano affetti da simili deliri. Di sicuro l’ora di catechismo cattolico all’interno della scuola pubblica non contribuisce a dare degli strumenti critici alle nuove generazioni. Neppure mi risulta che la storia della chiesa e delle sue secolari nefandezze siano argomento di lezione.
piero tognoli