Si parla di riforme istituzionali per meglio adeguare gli organismi elettivi alle nuove esigenze. Diminuire il numero dei parlamentari, si chiede a gran voce. Fumo negli occhi. Mentre si vuole ridurre i componenti delle Camere si aumentano a dismisura quelli degli enti locali, considerati poco o per niente utili. Ci riferiamo alle Province che sono cresciute a dismisura. Nel 1861 erano 59 oggi sono 110, nonostante che la legge istitutiva delle Aree Metropolitane, approvata 20 anni fa per modernizzare l'apparato amministrativo italiano e ridurne i costi pubblici, ne prevedeva la riduzione con abolizioni e accorpamenti. Niente Aree Metropolitane e aumento delle Province, dunque. Negli ultimi 15 anni ne sono state istituite altre 15 (statisticamente una all'anno): Monza e Brianza; Fermo; Barletta-Andria-Trani; Carbonia-Iglesias; Medio Campidano; Ogliastra; Olbia-Tempio; Verbano-Cusio-Ossola; Biella; Lecco; Lodi; Rimini; Prato; Crotone; Vibo Valentia.
Nella sola Sardegna ce ne sono 8: Cagliari, Carbonia-Iglesias, Nuoro, Olbia-Tempio, Ogliastra, Oristano, Medio Campidano, Sassari, che ha una popolazione complessiva di appena 1.668.128 abitanti, che si ripartiscono, per abitanti, tra Cagliari (543.310 abitanti) e Ogliastra (58.389 abitanti!). Così avremo tanti, troppi, consiglieri provinciali.
Il recente decreto milleproroghe proroga, appunto, il mantenimento delle risorse per l'istituzione degli uffici periferici dello Stato per le nuovissime Province di Monza e Brianza, Fermo e Barletta-Andria-Trani. Le 110 province costano al cittadino contribuente qualcosa come 16,5 miliardi di euro.
I partiti del centro-destra e centro-sinistra sono tutti d'accordo nell'abolirle, pardon, nel mantenerle. A spese del contribuente.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc