A Ferrara molti portoni accolgono segreti giardini, oasi di verde che attutiscono i già pochi rumori di una città che sembra esistere tra silenzi, nebbie e segreti.
“Da un malcelato portone” ho conosciuto il maestro Andrea Masini e trascorso, tra legni scolpiti, un pomeriggio di rapporto intenso con la sua natura. Legni residuali di montagna, torrenti, fiumi, mare e spiagge dove il tempo ha sedimentato sassi, fossili, foglie e levigato forme che l’autore ridefinisce e salva alla corrosione inarrestabile del tempo. Gentile ed ospitale mi spiega del cimolo: «è un legno che si trova dai 2000 ai 2800 metri d’altezza, è faticosissimo da trattare, è molto duro ma, come vede, è bellissimo… Le Dolomiti sono il mio luogo dell’anima, raccolgo i pezzi tra il materiale franato dalle rocce e dai boschi e cerco di coglierne la forma che la natura ha già precostituita».
È peculiare questo aspetto dello scultore per il quale l’artista è un mezzo per interpretare quello che già la natura ha creato. Il rimando a Baudelaire è immediato. La natura, sosteneva il poeta è in comunione mistica con l’uomo e trasmette attraverso una corrispondenza di simboli. È così che prende forma il detrito corrugato e roso dal tempo che ho visto all’interno della bottega del maestro. Ci si trova in una mescolanza di forme che non si colgono immediatamente, la percezione invece della montagna e del mare la avverto e guardo silenziosa le immagini che alla rinfusa si offrono, fino a quando riesco a definire attorno ad ognuna quello che il maestro mi dirà poi. Senza la pretesa di aver vaticinato qualcosa di sacro ripete spesso: «Non so lei, io ho visto un gallo in questo legno e ne ho rilevato le caratteristiche peculiari e così per la foca monaca, per il cavallo, per gli innamorati che si stringono da un’unica radice». In questo consiste l’arte di Andrea Masini: fermare con il proprio gettito artistico una forma precostituita della natura. Esistono comunque alcune tematiche che sembrano essere state appositamente scavate e messe in risalto per una predilezione dell’autore verso il sacro. La madonne sono ricorrenti e i crocifissi anche, incisi su legni di cimolo e di mare come se in realtà la natura tentasse di restituire la religiosità come abbraccio totale di tutti gli elementi che nati dal cielo, al cielo tornano e nelle sculture riaccordano la disarmonia del quotidiano per un processo conoscitivo più alto. Il poeta Ruffilli scrive: «ogni forma di gnosi contiene in sé una funzione catartica».
Patrizia Garofalo