Chissà se davvero, come si dice, le gerarchie vaticane si sono mobilitate contro Emma Bonino, e “tifano” per la candidata del centro-destra in Lazio, per il candidato leghista in Piemonte. Una parte, certo, sì,ma forse, di questi tempi, le gerarchie hanno altro cui pensare: per esempio alle sempre più devastanti notizie sugli innumerevoli casi di pedofilia e molestie, conosciute e taciute; è possibile che qualcuno, oltretevere, abbia pensato di utilizzare queste vicende, questi “dossier” come strumento di lotta intestina, per favorire o indebolire questo o quell’altro candidato; un qualcosa alla Boffo, per intenderci, e in questo senso sarà interessante valutare le ormai prossime nomine che Benedetto XVI si accinge a fare; a seconda di chi sarà “nominato”, e a quali incarichi, sarà possibile probabilmente anche capire molto di quanto oggi appare sfumato, se non proprio imperscrutabile. Non solo: sono in molti in Vaticano, a pensare che la parabola berlusconiana si sia ormai esaurita; non che l’uomo non sia ancora in grado di procurar danni (o benefici, a seconda dei punti di vista); ma insomma, non è azzardato parlare di declino e appannamento del berlusconismo; e quindi si elaborano e si lavora per nuove possibili strategie, nuovi alleati.
Come sia, l’agitarsi dei Bagnasco e dei Fisichella, di quanti in queste ore si stanno mobilitando contro Emma Bonino e Mercedes Bresso, brandendo crocifissi e rosari come randelli e mazze, forse sono manifestazione più che di forza e potenza (prepotenza, semmai), il segno, la spia di un’arroganza impotente, la presa d’atto di una sconfitta, quale che sia l’esito elettorale di domenica e lunedì prossimi. Perché la società, il paese, sono altro, e sono altrove. Lorenzo Strick-Lievers, l’altro giorno, ha ben spiegato perché un cattolico praticamente e osservante, di quelli che magari leggono e si informano da Avvenire può trovare molti più motivi e ragioni per votare Emma Bonino che Renata Polverini. La conferma viene dalla “lettera ad Emma Bonino” che in queste ore il presidente Amedeo Piva diffonde via web (è riprodotta su Notizie Radicali di oggi).
«Abbiamo fiducia nella sua capacità di tenere distinto il piano delle convinzioni personali da quello della rappresentanza politica di quanti la sostengono e siamo anche sicuri che non strumentalizzerà il ruolo istituzionale che - speriamo! - si troverà a ricoprire come presidente della nostra regione», scrive Piva. «Preferiamo sostenere qualcuno con cui non condividiamo alcune singole convinzioni, ma la cultura del rispetto delle regole democratiche, della trasparenza e dell’agire solidale; piuttosto che un impianto complessivo che non ci appartiene e ci appare molto più asservito a logiche di potere e di interesse».
Meglio non si sarebbe potuto dire. Ed è questo che temono i Bagnasco e i Fisichella, i Ruini e quel mondo che a loro si ispira.
A Trieste, ora. C’è un giovane detenuto sloveno rinchiuso da un mese nel carcere di quella città. È indagato per spaccio di droga, ma è anche malato di sclerosi multipla, malattia neurodegenerativa che se non è tenuta costantemente sotto controllo con farmaci costosissimi, lo potrebbe ridurre in pochi anni su una carrozzina, paralizzato. Al momento vede doppio, perché il suo nervo ottico è leso ed è costretto ogni 10-15 minuti a ricorrere al bagno. Il difensore ha chiesto al Tribunale del riesame di attenuare o al limite annullare la misura cautelare inflitta al suo assistito. È il secondo ricorso presentato. Il primo ha avuto esito negativo; una successiva istanza di liberazione per motivi di salute presentata ha avuto identica risposta ma il magistrato allo stesso tempo ha disposto che il detenuto fosse sottoposto a perizia medico legale. Il “via libera” all’accertamento porta la data del 16 marzo, ma finora nessun medico ha visitato il giovane.
Questa la situazione, questi i fatti per oggi.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 26 marzo 2010)