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Pietro Yates Moretti. Ordine dei giornalisti: ostacolo per libertà d'espressione e informazione. Abolirlo
16 Marzo 2010
   

L'Ordine dei giornalisti ha sospeso per due mesi Claudio Brachino (foto), direttore responsabile di Videonews, in relazione al servizio trasmesso sul magistrato Raimondo Mesiano. Quel video, frutto di un vero e proprio pedinamento del magistrato responsabile di una decisione sfavorevole al proprietario dell'emittente Silvio Berlusconi, era un goffo e quasi comico esercizio di ritorsione mediatica.

Il dibattito politico che si sta sviluppando intorno alla decisione dell'Ordine sembra disquisire solo sulla sanzione. Un dibattito sterile e inutile, perché l'Ordine dei giornalisti esercita le funzioni dettate dalla legge. Difficile stupirsi quando poi punisce qualche giornalista, magari della propria parte politica.

La domanda che invece si dovrebbero porre politici, e soprattutto giornalisti, è sulla opportunità che debba esistere un Ordine dei giornalisti.

Grazie alla legge corporativa che ha istituito l'Ordine, ci ritroviamo una altrettanta corporazione che emette verdetti e sanzioni in merito alla qualità dell'informazione prodotta dai suoi accorpati. Un ruolo pericoloso che, in una democrazia che vorrebbe garantire il diritto costituzionale alla libertà di espressione, dovrebbe essere lasciato esclusivamente in mano ai singoli lettori e spettatori. Se quel giornalista ha realizzato un servizio di infima qualità o addirittura maliziosamente strumentale, il telespettatore perderà ogni rispetto verso di lui e cambierà canale. Se poi quel giornalista ha commesso qualche illegalità, saranno le autorità amministrative o giudiziarie a farsene carico.

Davvero la corporazione, ovvero una «categoria professionale caratterizzata da una forte difesa dei propri interessi anche in contrasto con quelli della collettività» (definizione del Dizionario della Lingua Italiana Dabatini Coletti), è uno strumento utile a difendere la libertà di espressione di tutti quei cittadini, iscritti o meno all'Ordine, che vogliono esercitare il loro sacrosanto diritto di informazione?

Noi riteniamo che non solo non sia utile, ma dannoso.

 

Pietro Yates Moretti, vice-presidente Aduc


 
 
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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