PRESTO IN ONDA SU RAI 3
Desideri su una stella cadente
Cuba nel cinquantesimo anniversario della Rivoluzione
INTERVISTA VIDEO A YOANI SÁNCHEZ
Un documentario di Jacopo Cecconi – Paolo Cellammare – Giammarco Sicuro
Il bel documentario Desideri su una stella cadente - di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi - sarà parzialmente mandato in onda su RaiTre all’interno del programma “Agenda Del Mondo”, diviso in due parti. Le date di messa in onda dovrebbero essere Sabato 20 e Sabato 27 dopo il TG3 della notte e successivamente sarà disponibile online sul sito del programma.
Inoltre parlerà del lavoro sula Cuba di oggi, dopo cinquant’anni di Rivoluzione, per un intera puntata, il programma “Scenari” su Rainews24 in cui sarà inclusa un’intervista agli autori. Noi ci siamo avvantaggiati e abbiamo intervistato i documentaristi Jacopo Cecconi, Paolo Cellammare e Giammarco Sicuro.
– Come avete avvicinato Yoani Sánchez?
[Jacopo Cecconi] – Via mail le abbiamo chiesto di telefonarci usando un nome fittizio e lei è stata così carina da farlo. Abbiamo fissato un appuntamento e poi l’intervista. Per andare al luogo concordato, molto appartato, ci ha invitato a fare vari giri dell’isolato e poi buttarci improvvisamente in un taxi abusivo. Un’esperienza da spy story, per noi. Lei però è abituata a muoversi così. Mi ha anche rimproverato per aver detto al telefono di essere un giornalista. Io non ci ho dormito la notte e sono stato nervoso finché non sono salito sull’aereo. Fortunatamente, ci ha spiegato Yoani, anche i molti impiegati dei servizi segreti spesso sono come gli altri impiegati cubani: hanno scarse motivazioni e scarse tecnologie. Anche il solo sospetto che ti stiano sul collo, però, ti snerva. Immagino l’incubo di vivere così.
– Quale opinione avete di lei? Che impressione vi ha fatto?
[JC] – Yoani è una persona coraggiosa, intelligente e anche molto ironica e cordiale. L’impressione, nonostante la piccola stazza, è stata di avere a che fare con un vero gigante. Di certo l’intervista più emozionante che io abbia fatto. Non mi sorprenderei se le dessero il Nobel per la pace, un giorno.
[Giammarco Sicuro] – Appena tornato in Italia sono corso a comprare Cuba Libre, il libro scritto da Yoani. In quelle pagine ho ritrovato tutta la forza, la determinazione e l’amore di questa donna per la propria terra. Una determinazione che già mi aveva colpito durante i nostri due incontri all’Avana e che credo la porterà a fare qualcosa di importante per il suo Paese.
[Paolo Cellammare] – Incontrandola non si può non venir travolti dal suo incredibile carisma. Anch’io sono rimasto stupefatto dalla sua forza di volontà e determinazione, poterla intervistare e fotografare è stata una grande opportunità che non solamente ha dato spessore al nostro film, ma credo ci abbia anche arricchiti come persone. Yoani è un esempio per tutti, senza dubbio.
– Avete trovato Cuba come la immaginavate?
[GS] – Lo ammetto: prima di partire non conoscevo molto della cultura e della società cubana. Avevo letto qualche libro sulla Rivoluzione e visto reportage dalle sue spiagge caraibiche. Insomma, conservavo una visione di Cuba simile a quella di molti altri europei e riassumibile in tre parole: rum, palme e belle ragazze. La realtà però è ben diversa e me ne sono accorto subito, immergendomi assieme ai miei due compagni di viaggio nella vita quotidiana dei cubani. Una realtà fatta sì di privazioni, ristrettezze e assoluta mancanza di libertà ma anche arte di arrangiarsi e straordinaria capacità di sopravvivenza da parte di un popolo oppresso ormai da decenni. Spero che il nostro documentario servirà a togliere il velo e a far capire a tanta gente che la realtà, laggiù, è molto diversa da quella che da anni abbiamo imparato a conoscere.
– A Cuba esiste una coscienza politica per il cambiamento?
[PC] – Sicuramente tutti ormai hanno capito che un cambiamento è necessario, anche i più vecchi e tenaci castristi. Per loro, però, il cambiamento è inteso solo come un’evoluzione per rimanere al passo coi tempi e questo non stupisce. Quello che invece mi ha stupito molto è come questa voglia di cambiamento non sia radicata nei giovani che sono cresciuti con il mito della Rivoluzione inculcato a forza nelle loro menti. Perché il mito di questo manipolo di uomini che da soli ribaltano un regime non diventa il loro punto di riferimento per fare lo stesso? Yoani Sánchez ci ha spiegato che secondo lei tutto questo parlare di Rivoluzione ha scatenato in loro apatia, quella parola è diventata sinonimo di immobilismo e non di cambiamento e quindi i giovani preferiscono pensare a loro stessi, a come sbarcare il lunario o a come scappare dalla prigione che è diventata Cuba. Ricordo ancora le parole di un ragazzo che ci diceva “per noi quest’isola è come Alcatraz”, paradossale come uno dei serial televisivi più in voga del momento a Cuba sia proprio Prison Break, show incentrato sull’evasione dei protagonisti da un carcere di massima sicurezza.
– Qual è il problema più sentito di un cubano?
[JC] – Onestamente, il problema più sentito dai cubani è arrivare a fine mese. Questo distoglie l’interesse dalla politica. Come ci ha detto Yoani, ciascuno, specialmente chi è giovane, preferisce lottare per se stesso piuttosto che per il suo paese, scappando all’estero o trafficando illegalmente. Ci sono eccezioni, ovviamente, e la lenta diffusione di internet aiuterà a organizzare la dissidenza (per questo il potere la teme). Ma per ora l’impressione è che cinquant’anni di comunismo abbiano prodotto un popolo di imprenditori. Alla faccia dell’uomo nuovo.
Ringraziamo i nostri reporter che hanno realizzato un documentario molto interessante, quasi un mondo movie alla Gualtiero Jacopetti e Fanco Prosperi, ma senza bisogno di calcare la mano sul sensazionalismo perché la realtà è già abbastanza sconvolgente. Inutile dire che ne consigliamo la visione.
Gordiano Lupi
Trailer da Youtube: