«Senza regole», si può leggere nella copertina de L'espresso di questa settimana; che nel dettaglio scrive, riferendosi a Silvio Berlusconi, di «disprezzo della legalità. Conflitti con il Quirinale. Attacchi ai magistrati e all’opposizione. Scandali. E ora per la sfida elettorale Berlusconi mobilita la piazza. Con il risultato di portare il paese nel caos». Tutto vero. E anche di più, si potrebbe dire; e non solo Berlusconi.
Il rispetto delle regole che non c’è. Ed è un peccato che Il Corriere della Sera di ieri abbia scelto di titolare un servizio sulla decisione del Tribunale Amministrativo del Lazio di confermare il NO alla lista del PdL a Roma, del sempre accurato Sergio Rizzo in modo riduttivo e svilente: «La rivincita dei TAR, da cultori del cavillo ad arbitri di politica e TV».
Il rispetto delle regole, dunque, è diventato cultura del cavillo. Lasciamo perdere, per un momento, la questione delle liste con le firme false, delle liste presentate fuori tempo massimo perché nel frattempo, in zona Cesarini, si doveva sostituire qualche candidato; lasciamo perdere, per un momento, il fatto che, per esempio, perfino Luciana Littizzetto ha scoperto di aver firmato una lista para-leghista a Torino e naturalmente lei non si è sognata mai di farlo; e lasciamo perdere le illegalità che, come i radicali denunciano da sempre, si sono consumate innanzitutto a livello di istituzioni. Roba da legulei, formalisti causidici, come da un po’ ci si diverte a dipingere i radicali. È tuttavia la quotidiana cronaca a mostrare come i “cavilli”, non siamo solo meri cavilli, e che la forma sia sostanza; e quando la forma viene mortificata accade che poi se ne facciano di tutti i colori.
Si possono prendere le vicende legate alla Protezione Civile che di fronte all’incalzare di altri eventi sono passate un po’ in secondo piano. Si apprende che dal 2001 a oggi sono ben 628 le ordinanze straordinarie, procedure ad hoc, che hanno permesso alla Protezione Civile di gestire qualcosa come 10 miliardi di euro, settanta milioni di euro al mese, tre milioni e spiccioli ogni giorno. Significa appalti assegnati a trattativa privata, ditte che hanno fatto lucrosissimi affari, gare-lampo, e il tutto fuori dal controllo della Corte dei Conti. E tra questi Eventi straordinari, certo: terremoti, alluvioni, disastri vari. Ma “Evento straordinario” diventano anche le visite del Papa, ogni volta che supera le sponde del Tevere. 800mila euro stanziati solo nel 2008, per questo tipo di “grandi eventi”. 71 milioni di euro il “grande evento” mondiali di ciclismo di Varese, ininfluente il particolare che sia la città del ministro dell’Interno; “grande evento” il congresso eucaristico di Bari e di Ancona, costati 3 milioni e passa di euro; “grande evento” i mondiali di nuoto a Roma, 60 milioni, e via così, fino al “grande evento” la regata Louis Vuitton. Grande evento è stato anche l’influenza cosiddetta suina, 24 milioni di vaccini acquistati dalla casa farmaceutica Novartis, e peccato che ne sia stato usato solo un milione gli altri 23 alla malora.
Regole. Il meccanismo più o meno funziona così: il capo della protezione civile Bertolaso propone le ordinanze relative ai Grandi Eventi. Berlusconi le firma. Nell’ordinanza si nomina Bertolaso commissario, e in ogni ordinanza si attribuisce un compenso aggiuntivo: Bertolaso propone, Bertolaso dispone, Bertolaso incassa. Una retribuzione che va in deroga alle leggi sul pubblico impiego e del contratto nazionale di lavoro del personale dirigente.
Come si vede, non solo cavilli, non solo forma, ma sostanza, “roba”, come diceva Ernesto Rossi. Questa la situazione, questi i fatti.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 15 marzo 2010)