Guillermo Fariñas, in sciopero della fame da 13 giorni, ha detto che l'articolo pubblicato lunedì dal quotidiano ufficiale Granma è «il tacito riconoscimento» che il governo lo vuole assassinare. «Per me è un onore che il governo mi faccia morire davanti a tutta l'opinione pubblica nazionale e internazionale», ha detto Fariñas al telefono, dalla sua casa di Santa Clara. Granma, organo del Partito Comunista, ha scritto un articolo sullo sciopero del dissidente, definendolo «agente degli Stati Uniti, delinquente comune e individuo violento», al tempo stesso ha attaccato i mezzi di informazione che danno notizie sul caso e i diplomatici che incontrano gli oppositori. «Le accuse del Granma sul fatto che avrei commesso delitti comuni - per i quali sarei stato incarcerato per vari anni - sono menzogne», ha detto Fariñas. «Il giornale mescola come sempre verità e bugie, c'è di vero soltanto che sono stato in galera, ma come prigioniero politico...»
Fariñas ha detto che continuerà lo sciopero della fame e della sete fino alle estreme conseguenze, e che la sua proposta «non è un suicidio», ma «una richiesta logica e umanitaria perché 26 prigionieri politici vengano messi in libertà». «Ho davanti a me i miei ultimi giorni di vita, ma l'ordine di farmi morire lo ha dato il Granma», ha concluso. Il regime si sta preparando per giustificare la morte del giornalista, seguendo la solita logica disumana applicata per il recente caso di Orlando Zapata. Un'altra misura che il regime sta mettendo in atto è il tentativo di far espatriare il dissidente in Spagna - che lo accoglierebbe «per ragioni umanitarie» - ma lui non pare propenso ad abbandonare la sua protesta e continua a chiedere la liberazione dei 26 prigionieri politici.
Gordiano Lupi