Le donne birmane di alta casta in realtà sono bambole da montare e smontare e lasciar morire. Gli anelli al collo, usati per allungarlo come segno distintivo di una classe, diventano morse che non possono più essere tolte, le unghie che arrivano a 36 cm impediscono di compiere qualsiasi azione e quando i cerchi vengono infilati nelle gambe si arriva alla paralisi del corpo. Molte muoiono con sofferenze atroci durante il parto. (Patrizia Garofalo)
Da una sceneggiatura scomoda di una violenza sulle donne, questo spettacolo La Bambola birmana viene presentato in onore della giornata dell’8 marzo al Teatro Studio di Scandicci, con il patrocinio dell’assessore alle pari opportunità, Simona Bonafé, del comune di Scandicci e della presidente del “Teatro studio”, Teresa Megale.
Con Carlo Monni nel furioso ruolo del marito della bambola Birmana. Una donna seduta come un manichino “e poi... parte la bambola”. In scena quello che si scatena intorno e dentro di lei, come se la bambola birmana, lottasse e danzasse sulla scena del delitto contro i suoi movimenti stessi.
Questo lavoro realizzato intorno alla parola poetica, il canto e il movimento, scritto da Roberta Vezzosi, reso possibile con la partecipazione di Alfredo Allegri e Chiara Riondino e gli altri musicisti: il pianista Cristiano Sementa, alla chitarra Alessandro Manno, chitarra e mandolino Roberto Gaspari, la danzatrice Irene Fusai, l’attrice Nora Sedu. La scenografia è del pittore Leonetto Bardelli.
Quella dell’8 Marzo è la prima nazionale di un lavoro che ha la pretesa di tratteggiare le linee taglienti che rappresentano la commedia della vita.
Teatro Studio di Scandicci ore 21:15
Biglietto: donne 5 euro, uomini 7 euro
Prenotazioni: 055 7591591
Via G. Donizetti, 58 - dalle ore 15:30 alle 19:00