I mezzi di comunicazione ufficiali cubani hanno diffuso un video dove affermano che Orlando Zapata Tamayo era sceso in sciopero della fame solo per migliorare la sua condizione personale e non era interessato ai problemi dei diritti umani. La televisione cubana ha riferito che Zapata chiedeva una cucina, un telefono e la televisione in cella. Si può vedere il video diffuso da Cubavision a questo link.
Il video riproduce alcuni contatti tra la madre di Tamayo e diverse conversazioni telefoniche con un rappresentante del Direttorio Democratico Cubano che chiede alla donna di privilegiare una campagna di stampa contro il governo rispetto alla vita del figlio. Tutto questo dimostra che un certo settore della dissidenza ha strumentalizzato la vicenda Zapata, come se un morto potesse essere utile alla causa, ma in definitiva certi atteggiamenti fanno il gioco del regime. Non serve seminare odio e sobillare il popolo alla rivolta usando come pretesto la disgraziata morte di Zapata, di solito si ottiene l’effetto opposto e si rischia di perdere credibilità.
Il video diffuso dalla televisione cubana spiega in maniera dettagliata da un punto di vista medico quel che succede in un organismo umano durante uno sciopero della fame. I consigli medici possono essere utili per gli altri cinque dissidenti che dopo la morte di Zapata stanno portando avanti uno sciopero della fame. Sarebbe importante che adesso i regime non volesse convincere il mondo che pure loro non sono oppositori politici, ma delinquenti comuni. I propagandisti della televisione cubana si concentrano sul fatto che i giornalisti dissidenti non hanno informato l’opinione pubblica in merito all’assistenza medica riservata a Tamayo. Per questo motivo viene mostrata la madre del dissidente mentre ringrazia il personale medico e si evidenziano dichiarazioni non diffuse dai media anticastristi. Tutto vero. Nessuno ha mai messo in dubbio che i medici cubani si siano impegnati a fondo per salvare la vita di un essere umano. Il regime non è accusato di omicidio diretto, mentre il problema vero sono le terribili condizioni carcerarie in cui si trovano i prigionieri politici. La colpa del regime non è quella di uccidere i suoi oppositori, ma di spingerli al suicidio e alla morte dopo un lungo sciopero della fame e della sete per migliorare le condizioni di vita in carcere. Il documentario della televisione cubana serve soltanto a salvare l’immagine professionale dei medici. È bene dire che il personale sanitario non è mai stato sul banco degli imputati, mentre le critiche sono state rivolte ai carcerieri e ai dirigenti del sistema penitenziario che non hanno nessuna attenuante. Il telegiornale cubano si pone l’obiettivo di convincere il telespettatore che certi governi sbagliano diffondendo l’immagine di una Cuba dove si maltrattano i prigionieri e dove si pratica la tortura.
Intanto il giornalista dissidente Guillermo Fariñas - da sette giorni in sciopero della fame nella sua abitazione di Santa Clara e non nuovo a certi metodi di lotta - si trova in uno stato di salute prossimo al collasso. Lo ha detto ieri all’ANSA il suo medico, l’oppositore Ismely Iglesias. «È sempre più debole ma mantiene la sua ferma posizione di portare avanti il digiuno totale”, ha aggiunto.
Fariñas ha cominciato lo sciopero per protesta contro la morte del prigioniero dissidente Orlando Zapata dopo un lungo sciopero della fame. La sua lotta è volta a chiedere la liberazione di 26 prigionieri di coscienza con problemi di salute.
Gordiano Lupi