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Silvia Avallone. Il libro dei vent’anni
04 Marzo 2010
   

Silvia Avallone

Il libro dei vent’anni

Edizioni della Meridiana, pagg. 100, € 10,00

 

Adesso è facile parlare bene di Silvia Avallone, fresco successo in narrativa con Acciaio (Rizzoli) - quinto nella classifica dei libri più venduti in Italia e in odore di candidature allo Strega - ma credo di averne diritto, per aver scritto di lei in tempi non sospetti, forse tra i primi, quando il fenomeno editoriale non era ancora esploso. Voglio parlare del primo libro della Avallone - senza dubbio meno commerciale di Acciaio - quel debutto poetico datato 2007 con un prezioso libro di liriche prefato da Giuseppe Conte che anticipa il successivo romanzo di formazione. Il libro dei vent’anni è poesia pura, adolescenziale quanto si vuole, ma ebbro di sentori classici e decadenti. Nelle liriche di Silvia Avallone ritroviamo la poesia racconto del Pavese di Lavorare stanca, ma anche la musicalità pascoliana in un verso libero intriso di simbolismi. Silvia Avallone racconta la sua provincia - rifugio, descrive gli operai di Piombino che saranno protagonisti del romanzo d’esordio, racconta gli struggimenti della giovinezza ed esprime il suo bisogno d’amore.

Tra tutte le liriche della brillante raccolta ho scelto quella dedicata agli operai di Piombino, per dimostrare come l’approccio di Silvia alle problematiche siderurgiche sia vissuto con grande empatia.

 

È proibito conoscere il folle, divino amore

che arde nella gola profonda dell’altoforno.

 

I guardiani sono orchi stanchi, ma devono ubbidire

al signore di tutti i metalli, e sono pochi i curiosi.

Dalle città vicine viene solo un grande silenzio.

 

Si dice di minuscole mani e braccia incantate

che in danze primordiali e feroci

chiamano ad essere ciò che non era.

Scalpellano suoli abissali laggiù

si scuote il nucleo della terra.

 

Alcuni viandanti hanno narrato

la dolcissima isola di pianto.

Le gambe strappate al corpo

e brevi organismi in armonia

con gli astri.

Questa è la fabbrica dove si è deciso

che sì, la Storia doveva cominciare.

L’orchestra del tempo terrestre

si è messa in moto come un grande carro

di stelle e di armi.

 

La loro danza per la nostra danza

casuale e necessaria.

E necessaria

La bellezza dei gatti storpi nati sotto i capannoni

la bellezza degli occhi umani uccisi alla bellezza.

 

Se questa non è una prova di alto livello poetico, significa che la poesia non esiste.

 

Gordiano Lupi


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