Il generale Raúl Castro si è detto rammaricato per la morte del prigioniero politico Orlando Zapata Tamayo, dopo 86 giorni di sciopero della fame, e ha assicurato che tutto è dipeso soltanto dal suo rapporto con gli Stati Uniti. «A Cuba non ci sono torturati, non ci sono mai stati, così come non ci sono mai state esecuzioni. Queste cose succedono soltanto nella base di Guantanamo», ha detto Castro ai giornalisti che chiedeva conto delle violazioni dei diritti umani.
Il presidente brasiliano Lula - da ieri in visita a Cuba - ha evitato di rilasciare dichiarazioni sulla morte del dissidente. Oltre 50 prigionieri politici cubani hanno chiesto a Lula di intercedere presso Raúl Castro e di chiedere la loro liberazione, richiamando l’attenzione sul caso di Zapata Tamayo. Nonostante questo, Marco Aurelio García, assessore alla presidenza, ha assicurato che il suo governo non ha ricevuto nessuna richiesta da parte dei prigionieri politici cubani.
Alcuni oppositori sono stati arrestati e percossi nelle ultime ore a Holguín perché cercavano di raggiungere la casa del prigioniero politico scomparso. La casa di Reina Luisa Tamayo Danger (foto), madre di Zapata Tamayo, è sotto controllo da parte della polizia che non lascia entrare nessuno. Molti attivisti politici della dissidenza sono stati arrestati e picchiati selvaggiamente. Tra questi: Cristian Toranzo Fundicheli, della Alianza Democrática Oriental e del Movimiento Cubano Jóvenes por la Democracia, Dianelis Almeida Vázquez, Yudisleidy Saavedra Sánchez e altri cinque oppositori. La polizia sta preparando una forte azione repressiva per contrastare il malcontento.
L’ex presidente polacco Lech Walesa ha espresso una grande tristezza per la morte del prigioniero politico. Ha scritto una lettera all’Associazione delle Dame in Bianco situata in Madrid per affermare che «la morte di Zapata Tamayo è un’altra prova che il regime dei fratelli Castro non considera minimamente i richiami della comunità internazionale e non ha nessuna intenzione di porre fine alle violazioni dei diritti umani. Non solo. Il regime si sta silenziosamente sbarazzando di coloro che reclamano libertà e democrazia». L’Associazione delle Dame in Bianco ha aperto sul suo sito internet un libro di condoglianze per chi voglia esprimere solidarietà nei confronti del prigioniero scomparso.
Amnesty International ha diramato un comunicato stampa firmato da Gerardo Ducos: «Questa tragica morte illustra in modo terribile la disperazione dei prigionieri di coscienza di Cuba, che non hanno la speranza di vedere la fine di un’iniqua e prolungata detenzione. È necessario che siano condotte piene indagini per chiarire se i maltrattamenti siano stati una concausa della morte di Zapata Tamayo. Di fronte a una sentenza così lunga, il fatto che Orlando Zapata Tamayo non vedesse altra forma di protesta se non lasciarsi morire di fame è un terribile segnale della costante repressione nei confronti dei dissidenti politici cubani. La sua morte evidenzia l’urgente necessità che Cuba inviti esperti internazionali sui diritti umani, affinché verifichino il rispetto delle norme in materia, in particolare il Patto internazionale sui diritti civili e politici».
Registriamo un commento del noto cantante cubano Willy Chirino: «Orlando Zapata Tamayo si è suicidato perché non poteva continuare a vivere in quelle condizioni. Sono indignato perché certe cose continuano a succedere dopo cinquant’anni di sofferenza del popolo cubano. Tutto molto triste…».
Gordiano Lupi