Che sia il Ministro della Paura, Alex Drastico, Ivo Perego, Epifanio, Cetto Laqualunque (l'uomo del Cchiù pilu pi' tutti), il Sommelier o che sia impegnato in un'altra delle sue esilaranti e intelligenti performances, le “macchie umane” di Antonio Albanese non deludono mai il suo pubblico. Anzi, il pubblico. Scatenato e travolgente sul palco del teatro “Ciak Webank.it-Fabbrica del Vapore”, la mimica infallibile, le pause perfette, Albanese aggiunge e raggiunge effetti comici altissimi e imprevedibili facendo ridere a crepapelle e facendo riflettere, fra improvvisazioni, riprese e neo interpretazioni. Perché lui tratta dei nei sociali dell'Italia e delle Italiette: nato nel lecchese da una famiglia di origini siciliane, può muoversi fra i più variegati mondi ed esseri del nostro multiforme Paese (con buona pace della Lega). Non solo satira e comicità ad ogni modo, dal momento che la natura umana nel globale è sondata dalla dirompenza al vetriolo, per quanto sobillatrice di simpatia, dei suoi sketch.
Personaggi è lo spettacolo che sarà in scena alla “Fabbrica del Vapore” di Milano, via Procaccini 4, sino al 7 marzo (ore 21, domenica ore 16; info: tel. 02.76110093). Un titolo che non è affatto casuale: il comico, ma è abile anche nel registro drammatico, attore di cinema e teatro, scrittore, regista di lirica (Le convenienze ed inconvenienze teatrali, farsa in un atto, di Gaetano Donizetti, libretto di Domenico Gilardoni) et alia propone la galleria dei volti che l'hanno reso popolare sul piccolo schermo e altrove. Maschere di umanità, prototipi di vizi... la paura della paura, sogni internazionali, mondi perfetti... realtà tracimanti e surrealtà assortite, ce n'è a iosa nello spettacolo di Albanese, con il tutto esaurito (ed esauriti dalle risate ininterrotte).
Fustigatore sublime di costumi e vizzi vezzi, rabdomante della commedia quotidiana che diviene farsa nella tragedia o viceversa – qualcuno diceva: La situazione è tragica, ma non seria –, mostri di normalità o normalmente mostri e... “nevrosi, alienazione, soliloquio nei rapporti umani, scardinamento affettivo della famiglia, ottimismo insensato, vuoto ideologico, ossessioni, deliri di onnipotenza, scorciatoie”, pericolosi tran tran, piccole e grandi miserie, tic, tic e tac come l'orologio impazzito dello stordimento esistenziale. Corrosivo, dissacrante, di fisicità plateale, iconoclasta e infine catartico e positivo perché... «Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po' meno soli, un po' più allegri, un po' più forti, vorrei abbracciarli tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre».
I testi sono stati condivisi, nella scrittura, con Michele Serra e alla stesura hanno collaborato i fidi Piero Guerrera, Enzo Santin e Giampiero Solari. Sia come sia, l'interpretazione è magistrale e lo spettacolo magnifico.
Alberto Figliolia