Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, durante un suo tour elettorale in Emilia Romagna ha avuto occasione di esprimersi sul prossimo arrivo della pillola abortiva Ru486 nelle strutture sanitarie italiane: «provvederemo ad iniziative di rilevanza penale» se le abortienti non saranno sottoposte al ricovero ospedaliero così come prevede la legge 194 sull'aborto; «non consentiremo l'aborto a domicilio». Il nostro senatore vorrebbe far intendere una sorta di obbligo al ricovero, ma dimentica che, salvo il ricovero coatto, non c'è nessuna legge che possa imporre ad un paziente di stare in ospedale senza la propria volontà.
E allora a cosa servono queste affermazioni, tra l'altro non nuove, ma ripetute alla noia? Si chiama 'fuffa' e non solo. È il metodo di chi ha esaurito i propri argomenti contro qualcosa che non vuole che ci sia. Ripetere a mo' di nenia argomentazioni e frasi spesso senza costrutto logico con l'intento di inculcare nei più distratti un messaggio solo perché lo stesso è urlato e non perché compreso e accettato. Lo stesso che accade nei dibattiti televisivi dove i politici si parlano una sopra l'altro urlando sempre più sì da far passare il proprio urlo in quanto tale, piuttosto che l'argomentare proprio o della loro controparte.
Nel nostro caso ciò avviene con conseguenze disastrose, che se fossero applicate, minerebbero la medesima esistenza democratica del sen. Gasparri: una società in cui le donne che abortiscono dovessero essere costrette al ricovero farebbe accapponare la pelle anche al più riottoso anti-abortista purché democratico.
Noi prendiamo atto di quanto continua a ripetere il presidente dei senatori della maggioranza di Governo. A poche settimane dall'arrivo della pillola abortiva: il Poligrafico dello Stato sta terminando in questi giorni la stampa delle etichette e poi la francese Exelgyn comincierà l'esportazione verso l'Italia, anche se al momento sono solo sei le Regioni pronte (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Trento e Veneto) mentre le altre aspettano il dopo elezioni regionali ed eventuali indicazioni ministeriali.
Da parte nostra, così come abbiamo sempre fatto anche per altre situazioni sanitarie, informeremo le pazienti come e dove rimediare alla carenze del Servizio Sanitario Nazionale e di chi, politicamente o meno, lo violenta deformando la sua funzione di servizio.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc