Pedro Corzo
Che Guevara, missionario di violenza
Spirali, pagg. 340, € 18,00
Libri come questo non sono utili alla causa della libertà di Cuba. Tutt’altro. Peggiorano soltanto le cose. Sono scritti per un certo tipo di pubblico che vuole sentirsi ripetere sempre la stessa storia.
Pedro Corzo (foto) è un ex prigioniero politico cubano che si è trasferito negli Stati Uniti e merita profondo rispetto per il suo difficile passato. Possiamo capire la sua voglia di riscatto e il profondo desiderio di raccontare tutto il male possibile sulla rivoluzione cubana, ma non comprendiamo la necessità di raccogliere in un libro una serie di interviste ripetitive e monotone che hanno come unico scopo la volontà di dipingere Che Guevara come un Satana redivivo. Un libro come questo ha lo stesso valore di un’acritica agiografia (ce ne sono fin troppe) e non aggiunge né toglie niente alla effettiva conoscenza di Ernesto Guevara. Tra tutte le interviste condivido in toto soltanto la lucida esposizione di Huber Matos, rivoluzionario della prima ora, uomo al di sopra di ogni sospetto per aver trascorso trent’anni nelle prigioni di Fidel per non aver condiviso la scelta comunista.
Che Guevara è un personaggio storico che produce entusiasmo o repulsione. Tutto ma non indifferenza. Basta andare a vedere le cose che ha detto, le guerre che ha fatto, la vita burrascosa che ha affrontato, con tutti gli acciacchi che aveva e poi quella brutta fine in Bolivia. Povero Che Guevara diventato mito dopo la scomparsa del cadavere, innalzato alla gloria perenne da chi non voleva farne oggetto di culto. Non si trova il corpo ma il suo spirito battagliero diventa il simbolo di tutte le battaglie per la giustizia e pure per la pace, destino strano per uno che da vivo lotta per tutto ma di certo non per la pace. Questo folle combattente che vuole cambiare il mondo ha soltanto trentasette anni e tanta rabbia in corpo quando decide che non gli importa più niente della moglie, dei cinque figli e persino di un posto da ministro nella Cuba rivoluzionaria. Lui vuole cambiare il mondo e non si può contentare delle briciole, pure se proviene da una famiglia aristocratica della buona borghesia argentina non vuole diventare come suo padre, destino comune a molti, lui è diverso, lui è un eroe. Un eroe nato sotto il segno del Toro, in un giorno di maggio del 1928. Un eroe deciso e caparbio cresciuto in una piantagione di hierba mate, lontano dagli occhi indiscreti della buona borghesia. Celia de la Serna è incinta di tre mesi quando sposa Ernesto Guevara Lynch e deve falsificare la data di nascita del figlio, anticiparla di un mese, farlo venire al mondo in campagna. E lui comincia la sua vita nascosto, immerso in un meccanismo di fuga che sarà la costante della sua vita. Non far sapere. Non far capire. Un buon guerrigliero non ha una data di nascita certa, non si deve neppure intuire da dove proviene e dove sta andando. Che Guevara interpreta così bene il suo ruolo che non avrà certezze neppure della morte.
Bisogna approfondire nel bene e nel male la vita di Che Guevara. Non bastano le agiografie di Cubavision e un libretto edito da Letras Cubanas che fanno studiare nelle scuole cubane. Non serve a molto neppure questo libro di Pedro Corzo, che piacerà soltanto a un pubblico di destra.
La vita del Che è la storia di un argentino giramondo, guerrigliero e libertario, comunista e anarchico. Che Guevara resta uno che c’ha creduto. Non è facile demolire un mito.
Gordiano Lupi