Ieri l'Istituto Superiore della Sanità ha presentato le proprie linee guida per cercare di contenere i parti cesarei. Un fenomeno che vede il nostro Paese al primo posto in Europa e con un trend di crescita (38% nel 2008).
Linee guida che si esplicano in due opuscoli, uno per le gestanti e l'altro per i sanitari. Opuscoli in cui si dà per scontato che l'unica alternativa al parto cesareo sia quello vaginale del “partorirai nel dolore”: sono sostanzialmente assenti le spiegazioni di come quest'ultimo possa essere affrontato con meno dolore; assenza che è grave in considerazione del fatto che la maggior parte delle gestanti sceglie il cesareo proprio per paura del dolore.
Le spiegazioni e la presentazione dell'analgesia epidurale è assente nell'opuscolo per le gestanti. Altrettanto in quello per i sanitari, salvo poi leggervi: «qualora il motivo della richiesta di taglio cesareo da parte della donna sia riconducibile primariamente alla paura del parto, si raccomanda di offrire, già durante la gravidanza, interventi informativi e di supporto standardizzati e validati (come l’assistenza one-to-one e l’offerta di parto-analgesia anche non farmacologica), in grado di rassicurare la gestante e sostenerla nel processo decisionale». “Parto-analgesia anche non farmacologica”? Dando per scontato che chi legga sappia già che c'è quella farmacologica e comunque “rassicurandola” -farmaci cattivi?- che potrebbe anche non soffrire senza l'uso dei farmaci... se questo non è un tabù, cos'altro potrebbe essere?
Nella passata legislatura (ministro Livia Turco) l'analgesia epidurale fu inserita tra i Lea (livelli essenziali di assistenza), ma si trattava di un decreto poi bloccato dalla tesoreria di Stato. Poi promesse, date preannunciate e una legge sul dolore che avrebbe potuto benissimo includerla. Ma niente. Addirittura un emendamento della Lega Nord (quindi di maggioranza, sen. Fabio Rizzi), sostenuto anche da diversi parlamentari dell'opposizione, su pressione del Governo, fu ritirato.
Ora questi opuscoli dell'Iss che la dicono lunga: c'è un'opposizione ideologica all'uso dell'analgesia epidurale. Credo, essenzialmente, per due motivi, entrambi di potere sanitario:
- nel parto cesareo è sempre il medico che decide se procedere o meno (e, giustamente, non potrebbe essere altrimenti);
- il parto vaginale è visto solo come momento di forte dolore e, di conseguenza, altrettanta sudditanza della gestante verso chi può in qualche modo (molto a parole) renderglielo meno doloroso.
L'analgesia epidurale darebbe invece la scelta e il controllo della situazione solo alla gestante, con i sanitari solo a supporto delle scelte di quest'ultima... non credo di sembrare prevenuta se ritengo che certe scelte di privilegiare il potere medico alla libera decisione della gestante siano fatte nell'ambito di un servizio sanitario più che altro attento ai propri operatori piuttosto che alle utenti; servizio sanitario, inoltre, che subisce tutti i condizionamenti del potere maschilista (istituzionale o meno che sia) sul corpo e sulle scelte della donna.
Donatella Poretti