Lo scorso venerdì 29 gennaio si stava svolgendo una festa, una riunione di amici convocata per celebrare il primo anniversario di Voces cubanas, un portale che raggruppa 26 blogger contro la dittatura. Erano quasi tutti presenti, ma la più preoccupata era Claudia Cadelo, 27 anni, una ragazza scettica e libera. La polizia aveva appena arrestato Claudio Fuentes, professore di fotografia nella Accademia Blogger, un evento inatteso aveva modificato il clima di allegria. Yoani Sánchez aveva appena scritto nel suo blog: «Provo un terrore che quasi non mi lascia digitare sul computer, ma voglio dire a tutti che oggi sono stata minacciata insieme alla mia famiglia e che quando una persona raggiunge un certo livello di panico non fa differenza una dose maggiore. Non smetterò certo di scrivere». Claudia Cadelo, che aveva ricevuto un messaggio dalla fidanzata del detenuto contenente la cattiva notizia, prima di cominciare la riunione cercava di telefonare e di inviare messaggi su Twitter: «La polizia ha chiesto notizie a Claudio sul conto della fidanzata e degli amici, ma ha pure cercato di diffamare le persone con cui si trova in stretti rapporti».
Fimo ad alcuni anni fa, Claudia non si sarebbe immaginata di trovarsi a gestire un blog e di vivere una simile situazione, soprattutto non credeva che avrebbe avuto problemi con la polizia provando la sensazione di sentirsi controllata. Tutto è cominciato in un brutto giorno di agosto 2008, insieme a Gorki Águila, mentre il direttore del gruppo rock Porno Para Ricardo veniva arrestato. Il fidanzato di Claudia suona nel gruppo di Gorki, per questo lei era con i cantanti, per stare accanto al suo uomo e per ascoltare la musica che ama. Dopo questo arresto la rabbia ha preso il sopravvento. Claudia ha aperto il suo blog (octavocerco.blogspot.com) a ottobre, con l’aiuto di Yoani, e per prima cosa ha pubblicato in maniera visibile il suo documento di identità.
«Ho cominciato questo blog per scrivere quello che voglio» afferma «per raccontare le cose che accadono intorno a me, per sentirmi libera in un testo composto da 500 parole. Non sono né giornalista né scrittrice. Sono soltanto una blogger e non ho colpa se nel mio blog la Cuba reale è più vera di quella racconta dall’edizione internazionale del Granma».
Claudia da qualche giorno non è di buon umore, perché «la polizia si è portata via William, Silvio, Claudio», e anche se subito dopo sono stati rimessi in libertà, «gli interrogatori non sono stati uno scherzo, ma i poliziotti facevano sul serio».
Secondo il saggista Ernesto Hernández Busto, autore del blog penultimosdias.com, «la dissidenza tradizionale in dieci anni non ha conseguito gli stessi risultati che i blogger hanno ottenuto in due anni, per questo adesso ciò che era più o meno tollerato ha cessato di esserlo. Il governo cubano ha paura che il fenomeno si diffonda ulteriormente».
Nel blog Voces cubanas (vocescubanas.com) si contano 26 autori, «ma molti altri cronisti circolano liberi e scrivono a penna sopra un taccuino nell’attesa di poter comprare un computer», racconta Claudia. In ogni caso avere un computer non è tutto, perché Claudia possiede un portatile, ma non ha - come tutti i cubani - libero accesso a internet. «Un’ora di navigazione in un hotel costa 8 pesos convertibili, che sono una bella cifra (circa 10 euro, ndt). Io cerco di usare internet dai posti più disparati: dalla casa di un amico che possiede una connessione illegale, inviando una mail a un amico all’estero perché pubblichi i miei post sul blog…». Un’altra invenzione interessante - vero e proprio gesto di ribellione - prevede la distribuzione dei 26 blog a Cuba, una volta al mese, tramite un cd prodotto con la tecnologia dreamweaver che permette di navigare tra i testi.
Claudia impartisce lezioni di francese, il martedì e il venerdì, all’interno dell’Accademia Blogger. «Sono i giorni della settimana che preferisco», afferma. Octavo Cerco, lo scorso anno è stato premiato come miglior blog di Cuba. L’Accademia è stata fondata nel mese di ottobre del 2009, conta quasi trenta alunni che ricevono lezioni di internet e di blogosfera, anche se molti di loro non possono avere né un computer né una connessione accettabile.
Dice l’autrice di Octavo Cerco che in futuro non pensa assolutamente di far politica e racconta la sua paura con un certo distacco.
«Non mi preoccupa che qualcuno mi segua con un’auto. Mi turba di più che i Gruppi di Risposta Rapida si intromettano in una manifestazione. Il Governo ha paura del futuro, per questo ha aumentato la repressione contro chi svolge attività indipendenti. Chi ci governa non vuole il cambiamento, ma tenta soltanto di perpetuare il sistema».
Claudia ride all’altro capo del telefono.
«Anche se non ho molta speranza, questo non vuol dire che sono triste».
Claudia scrive, dipinge, fotografa, ma soprattutto si considera una blogger: «È la definizione che meglio mi rappresenta, perché è con l’occhio attento di una blogger che vedo e vivo il mio paese».
Juan Francisco Alonso
Traduzione di Gordiano Lupi
(pubblicato su www.abc.es, 7 febbraio 2001)