Da lungo tempo la Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea produce stagioni, eventi e mostre di altissimo livello: “Lucio Fontana-L'altro spazio”, e del sublime artista baroccospazialista nato nell'argentina Rosario e tornato in Italia a donarci rivoluzioni inventive la Fondazione ha pubblicato anche un carteggio inedito; “Il possibile dal punto zero-Ultimatum per l'arte moderna”; “Object's metamorphosis”; “Calma apparente”; “Nanni Valentini-Il canto della terra”. E, ancora, in passato “Marc Chagall. Il messaggio biblico” e “Joan Miró. Scultore”, nel prossimo futuro Hidetoshi Nagasawa (un'imperdibile conversazione-incontro in data 25 febbraio 2010).
Il Palazzo Panella nella bella Palazzolo sull'Oglio (un castello del XIII-XV secolo, torri medioevali, pieve del IX secolo, la Torre del Popolo, che è, appoggiata su un torrione del castello, la più alta torre circolare d'Italia a precedere quella pendente – ben celeberrima – di Pisa), in provincia di Brescia, coi suoi percorsi didattici, i laboratori e l'offerta di formazione permanente, la ricca biblioteca d'arte liberamente consultabile, le esposizioni di elevata qualità, gli incontri, le pubblicazioni e le conferenze di contenuto, è un raro e prezioso motore culturale, un centro d'irradiazione di arte contemporanea, di estetica e consapevolezza (o estetica consapevole?). Tutto gran merito della succitata Fondazione Ambrosetti. Dichiarati intenti: la scoperta de «l'opposta e non contraddittoria seduzione della materia, le mescidazioni linguistiche e gli intrecci fra le differenti espressioni, l'arte come passione»; le riproposte dei Maestri e le proposte di giovani e valenti artisti.
Sino al 9 aprile 2010 sarà visitabile la mostra “Regina-Futurismo, arte concreta e oltre”, a cura di Paolo Campiglio (info al pubblico: tel. 030 7403169; e-mail info@fondazioneambrosetti.it; sito Internet www.fondazioneambrosetti.it).
L'inaugurazione è avvenuta sabato 16 gennaio, alle ore 11:30, in una di quelle giornate dal cielo un po' plumbeo, ma estremamente suggestive, così tipiche della Lombardia, il fiume Oglio con il suo corso e le sue splendide cadute d'acqua, i rioni di Palazzolo S/O a fare da pendant.
Regina... Chi era Regina? Regina Cassolo Bracchi era nata a Mede, in Lomellina, nel 1894: artista a tutto tondo, scultrice, intellettuale che incessantemente, elaborava, creava, schizzava, manipolava, assemblava, disegnava, scriveva, componeva, aderendo e andando oltre maniere e idee del Futurismo, mode e modi. Schiva e fiera, una poetessa della materia, che poteva benissimo essere carta o gesso o alluminio o plexiglas o bronzo o legno. Sculture aeree, senza fronzoli, essenziali, sopraffine.
L'antologica riservata a Regina è una delle più complete mai dedicatele, con oltre 140 opere fra sculture, disegni, taccuini e bozzetti, un sentiero alla scoperta della sua originalissima progettualità.
Come non rimanere incantati di fronte al Ritratto del nipote, lavoro del 1930-1933 (alluminio e legno, cm 52,5 x 43,6), geniale nei suoi vuoti a comporre pieni e nei suoi sbalzi e proiezioni d'ombre, qualcosa che è, insieme, quadro e scultura, una sorta di cubofuturismo di magica essenzialità?
Così materica fu Regina da approdare all'astrattismo più lineare, dagli anni Venti-Trenta ai decenni che ne precedono la morte avvenuta a Milano nel 1974. In mezzo incontri, scontri e le discussioni su e dell'arte contemporeanea italiana: un instancabile viaggio da Marinetti a Bruno Munari, Ricas, Cesare Andreoni, Giuseppe Scaini... «firmando nel 1934 il Manifesto Tecnico dell’aeroplastica futurista e partecipando sino al 1940 a tutte le esposizioni di aeropittura».
Quindi... «l’approccio ai materiali quali ferro, plexiglas, marmo e l’adesione a un’estetica geometrica. Negli anni 1955 e 1957 Regina è invitata alla Biennale di San Paolo del Brasile, alla Prima rassegna italiana d'arte concreta, alla Biennale di Milano e alla Permanente. Negli anni Sessanta continua le esperienze astratte e nel frattempo si interessa, con una serie di disegni e tavole, al linguaggio non verbale, ai suoni della natura e del paesaggio».
Una sala dell'esposizione è dedicata a Il paese del cieco (1936), progetto e «prima riflessione sul linguaggio e sulle sensazioni di un non vedente, lavoro emblematico che rappresenta un punto di arrivo nell'arte di Regina, con abbondanza di studi preparatori in carta e di varianti in alluminio».
Verranno poi le strutture in plexiglas, le trasparenze e le sculture multicolori sospese e le composizioni con fili di ferro, le opere Sputnik (1952) e Terra-Luna (1955), la cui genesi si può individuare nelle suggestioni apportate dalle nuove scoperte scientifiche e dalla conquista dello spazio, antico sogno dell'uomo. Un rapporto mai cessato e sempre vivo, dunque, fra l'elaborazione intellettuale, dell'artista, e l'evoluzione della società umana e le innovazioni della tecnologia.
Oltremodo importate appare poi la ricerca sul linguaggio non verbale che si mescola felicemente all'arte pura: è il caso delle nove tempere su carta trasparente de Il linguaggio del canarino (1966), «nelle quali Regina ha decifrato e illustrato il linguaggio del suo canarino. Proprio in queste opere il tema della traduzione del linguaggio degli animali in poesia visiva e disegno raggiunge l'acme più lirico dell'intera produzione dell'artista, da sempre rivolta anche al mondo degli animali e della natura».
Inoltre... «La mostra rappresenta indirettamente anche un omaggio a Vanni Scheiwiller che, grande estimatore della moglie del pittore Luigi Bracchi, ne conservò la memoria dando vita alle prime monografie dedicate all’artista, la cui cifra stilistica è sempre stata una moderna “avanguardia mentale” così descritta dalla stessa Regina... I miei pensieri non sono mai fissi, sono sempre disposta a cambiare opinione».
Nel segno della meraviglia, come soffiare sulle leggere sculture mobili e restare rapiti ad osservarne le lente, soffici, oscillazioni. O guardare le betulle nel duttilissimo loro alluminio (1930), perfette e raffinate, poetiche ed evocative nel metallico status. Magnifiche anche, sempre in alluminio, La maschera (La donna e il fiore) del 1930, La signora provinciale (Signora dell'800) del 1930-31 e Donne abissine (Facce) del 1939.
L'ingresso alla mostra è libero e rispetterà i seguenti orari: da lunedì a venerdì, 9-13/14:30-18:30; sabato, domenica e festività, previo appuntamento.
Ma, giusta ciliegina sulla torta, dopo avere parlato della sua attività di artista e di scultrice perché non citare anche alcuni dei versi di Regina? «Col rombo dei motori/ tra i vigili ben armati/ è partita// Le ho detto: torna/ devi darmi notizie del cielo». Oppure... «Gabbiano sul cielo rosso/ lo spazio è tutto tuo// sulla terra avevi il filo di Moira/ e ti comportavi bene// un filo interminabile/ ti ha portato lassù». O, bellissimi e sarcastici... «Attenzione! Attenzione!/ qui Regina// immediato ricovero/ ospedale psichiatrico// Insufficiente.// occorre elettronica – partenza per la Svizzera// Che bella occasione per vedere la Svizzera!/ si scivola qua e là/ monti, laghi// e poi si torna a casa col cioccolatto». Dissacrante... «Che successo!/ baci, abbracci, flashes/ mi hanno soffocata/ la gola mi brucia/ non posso più parlare/ non posso poetare/ e questo è un danno per la letteratura/ Ma ormai sono STORICA// Storica/ se io accetto/ lo passo al fattorino/ che entra per il giardino/ perché il portinaio/ gli ha detto:/ qui Regina è sconosciuta/ Grazie Rodolfo». Attualissima... «foglie secche depravate/ il vento del tram/ vi porta via/ Vogliamo Milano pulita». Tenera e profonda... «Paola ha 7 anni/ è la mia più grande/ amica/ stiamo insieme quando piove/ e prima d'andare a letto/ lei ha molti impegni durante la giornata/ ma quando finalmente/ possiamo stare insieme/ lei impara da me/ ma io molto più da lei/ È un grande uccello bianco/ che mi porta via». In fondo, il senso della vita come dovremmo sentirla. Per concludere... «Passeri che sulla sera/ venite a me/ vi cedo la mia pianta/ nella sala del cielo/ perché vibrino/ i vostri violini/ Ora zittite, ché siete stanchi/ la giornata è stata bella/ ma il viaggio lungo// Domattina/ ci sveglieremo presto/ e col vostro addio/ sarà un altro giorno».
Alberto Figliolia