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Gordiano Lupi. Yoani racconta l’avventura di “Generación Y” – 1Ş parte 
La blogger cubana risponde alle accuse del regime e dei suoi fiancheggiatori in un’intervista–confessione
23 Gennaio 2010
   

Yoani Sánchez è stata spesso accusata da alcuni commentatori vicini al regime cubano di essere una creatura al soldo di una potenza straniera e che la sua attività intellettuale sarebbe volta a destabilizzare il sistema cubano. La principale considerazione dei suoi detrattori si basa sul fatto che il sistema informatico messo in piedi dalla giovane blogger sarebbe insostenibile senza un notevole sforzo economico. Abbiamo avvicinato Yoani per farci raccontare un’avventura telematica che pur tra mille difficoltà prosegue da quasi tre anni.

 

 

Come si diventa blogger a Cuba?

La prima cosa da dire è che un cittadino cubano non può recarsi in un negozio e comprare un dominio web per uso privato o collettivo, e ancora meno può ubicare in un server nazionale un dominio comprato all’estero. A Cuba, ottenere un indirizzo internet è un privilegio esclusivo delle istituzioni statali: neppure progetti autorizzati, ma di carattere alternativo, possono avere accesso a una simile prelibatezza. Per questo se un cittadino aspira a diventare webmaster ha due possibilità: aspettare che un giorno venga permesso oppure chiedere aiuto a persone che vivono in un’altra parte del mondo e farsi aiutare a costruire un sito Internet.

 

Tu quale strada hai scelto?E soprattutto chi ti ha aiutato?

Io e Reinaldo abbiamo scelto la seconda strada, quando a metà del 2006 abbiamo deciso di chiedere al nostro amico Josef Biechele di farci il favore di comprare per noi il dominio www.desdecuba.com. Josef è nato e cresciuto in Germania, ma è uno dei nostri migliori amici, lo conosciamo sin dagli anni Novanta, quando venne in visita all’Avana. Siamo uniti da una grande amicizia, anche se abbiamo punti di vista diversi su alcuni temi politici e ideologici. Persone in malafede hanno accusato Josef di appartenere alla CIA, ma la sola cosa certa è che in gioventù il nostro amico ha militato nel partito comunista e conserva ancora oggi buona parte delle sue idee. La nostra è un’amicizia che si basa sul rispetto delle diversità e nell’aiuto reciproco, ogni volta che uno di noi è in difficoltà. Non mi passava neppure per la testa di tenere un blog, ma avevo già cominciato a studiare qualcosa di grafica web e la mia esperienza con la rivista Consenso mi aveva stimolato ad approfondire la materia. Josef conosceva le mie tendenze informatiche e mi aiutò subito quando mi venne l’idea di acquistare un dominio in Germania. Mise il suo nome per ubicarlo all’interno dell’impresa tedesca Strato e ci aiutò nell’investimento iniziale, che superava di poco i quaranta euro l’anno. Era una somma importante, visti i bassi salari cubani, ma avremmo avuto due anni di respiro - già pagati da lui - per mettere da parte l’importo successivo.

 

Ci puoi raccontare come si è sviluppata l’avventura che ti ha portato a gestire un blog seguito come Generación Y?

Abbiamo acquistato un pacchetto base che comprendeva la possibilità di dare il nome a due domini, in modo tale che ne potemmo creare uno di taglio turistico chiamato www.habanaapie.com dove pubblicizzavamo i nostri corsi di spagnolo per stranieri. Con molta cautela e senza menzionare i nostri nomi, indicavamo una e-mail di contatto tramite la quale gli interessati potevano iscriversi e fare due settimane di pratica della lingua e di conoscenza della cultura cubana all’Avana. L’autonomia economica che ci portò il sito Internet servì per finanziare parte delle ore di Internet che ho consumato per amministrare il dominio e per la successiva apertura di Generación Y. Josef era sempre disponibile ad aiutarmi a rimediava agli errori che commettevo mentre tentavo di lavorare con il server. Non sono state poche le volte che ho mandato tutto in malora e non ho mai ricevuto un rimprovero da parte sua per i miei tentativi azzardati. In quel clima di collaborazione, gli confidai la mia idea di aprire un blog ma lui - pure se informatico di professione - non conosceva bene la struttura dei sistemi gestori di blog. Per questo ho cominciato con una pagina da me costruita in html, che io chiamavo “blog”, ma in realtà non aveva i requisiti di interattività di questo strumento. In aprile nacque Generación Y. Ogni volta che volevo pubblicare una nuova entrata dovevo sostituire l’archivio “index.htm” con uno che comprendeva il nuovo testo. Avevo fatto il progetto grafico con una vecchia versione di Dreamweaver, sopra un obsoleto computer portatile comprato da uno che voleva scappare da Cuba con una zattera e aveva bisogno di denaro per acquistare un motore di una Chevrolet. Il mio nuovo “sito” mancava di un database e non utilizzava la magica triade Apache-PHP-MySQL che ha portato un potenziale nuovo per i blog. Era come cercare di andare sulla luna con un razzo composto da rocce e pezzi d’albero, ma è stato molto gratificante vedere che si alzava in volo e che si potevano vedere le stelle. Arrivarono i primi lettori e il mio contatto con loro si verificava tramite e-mail, quando potevo entrare in un albergo e controllare la mia casella di posta.

 

Con il tempo il blog è migliorato, ma ha dovuto subire attacchi informatici e persecuzioni…

Diversi internauti mi domandavano continuamente perché non usavo una piattaforma come Wordpress, MovableType o lo stesso Blogger.com. Grazie a certe osservazioni mi sono resa conto che esistono piattaforme gratuite per pubblicare blog. Si tratta di sistemi perfezionati che evitano molte difficoltà per inserire un nuovo post e rendono tutto più semplice. Un mondo enorme e pieno di funzionalità si apriva davanti ai miei occhi. Solo alla metà di ottobre del 2007 sono riuscita a scaricare il programma Wordpress sul sito http://wordpress.org e a provarlo sopra un finto server installato nel mio computer portatile. Quel “simulatore di volo” mi ha salvato la vita in un’infinità di occasioni; senza di lui e senza le prove che mi ha permesso di fare offline, tutto sarebbe stato più difficile. Dopo aver scartato MovableType (a maggio 2005 era diventato a pagamento) cominciai simpatizzare per WP e credo che sia stato un caso se ho fatto la scelta migliore. Mi sono unita alla confraternita di Wordpress senza rendermi conto che con questa scelta stavo mettendo a punto una filosofia che mi accompagna ancora: mettere in primo piano il software libero. Raccontare nel dettaglio come sono riuscita a caricare con ftp il programma di Wordpress e a farlo funzionare sarebbe esasperante. In ogni caso poche settimane dopo ho verificato che il mio pacchetto base includeva la possibilità di aprire blog con pochi click… Il solo problema era l’interfaccia in tedesco e risultava complicato modificarla in spagnolo. GY risorse davanti agli occhi dei lettori alla fine di dicembre con nuove possibilità, soprattutto quelle di commentare, inserire un archivio, categorie e persino un motore di ricerca. In mezzo a tutte queste novità da prendere con le pinze, non mi sentivo più all’altezza del compito di amministrare un dominio e un blog. I consigli di alcuni amici e l’inestimabile aiuto di Josef sono stati determinanti. Di tanto in tanto le mie poche conoscenze della materia provocavano qualche disastro tecnologico. Alcuni mesi prima avevo aiutato Reinaldo ad aprire il suo spazio Desde aquí e a Miriam Celaya a fare irruzione sotto pseudonimo nel sito Sin Evasión. Entrambi i blog nacquero per merito delle cose apprese nel corso della gestazione di GY. Le cose erano molto più facili rispetto ai primi tempi, ma tutto continuava a essere molto complicato.

 

A mettere i bastoni tra le ruote ci si è messo pure il governo cubano che ti impedisce di vedere il tuo blog. Come può accadere?

Ho potuto sfruttare la nuova situazione solo per circa tre mesi, perché alla metà di marzo del 2008 il governo cubano ha inserito un filtro per bloccare il dominio Desdecuba.com. Ho pensato che si trattasse di un provvedimento transitorio, ma sino a oggi la situazione è questa ed esiste un muro insormontabile tra i miei occhi e il mio spazio virtuale. Chi ha visto la pagina bianca spuntare fuori quando digito la mia URL nei due soli cyber caffè dell’Avana e negli alberghi dai quali mi connetto, dice che si tratta di un filtro che rallenta e rende problematico caricare ogni elemento della mia pagina web. Forse se restassi per due giorni collegata, con il navigatore aperto su http://www.desdecuba.com/generaciony potrei arrivare a vedere il sito completamente, ma senza azzardarmi a fare click in nessuna parte della pagina, perché questa attività comporterebbe altre 48 ore di attesa per caricare il nuovo elemento.

 

Chi ti ha aiutato a superare questa nuova difficoltà?

Se era già difficile operare in rete senza questa sorta di blocco, è diventato impossibile con il muro della censura. Per fortuna, avevo già sviluppato alcune amicizie con diversi commentatori e lettori del blog. Alcuni mi hanno offerto la loro mano solidale e io ho deciso di confidare in quella relazione virtuale che si era sviluppata in quei pochi mesi. È stata la terza grande decisione presa nella vita del mio blog: la prima era sta aprirlo e la seconda passare a Wordpress. Ho cominciato a spedire i miei testi a mezzo e-mail, accompagnati da un’immagine che i miei “aiutanti” pubblicavano al posto mio. Abbiamo trovato persone in grado di aiutare i blog di Reinaldo, Miriam, il Guajiro Azul e Dimas Castellanos. Intorno a noi si è costruita una vera e propria rete di solidarietà cittadina. Sono arrivate anche le proposte di tradurre e molte persone hanno offerto il loro aiuto volontario e gratuito, per tradurre i miei testi in portoghese, inglese, cinese, italiano, olandese… Questa è una cosa che i difensori della teoria della cospirazione mettono in evidenza come prova della “oscura” origine di Generación Y. Non credono ai dati di fatti e non comprendono come tra le persone si possa stabilire una relazione di simpatia, senza bisogno che ci sia di mezzo un governo, un partito, un programma stabilito o una missione finanziata. Per questi fabbricatori di supposti complotti, il modo in cui si organizzano spontaneamente i cittadini è dubbioso e poco concreto; per me è la base fondamentale del progetto telematico. Senza questo appoggio tutto sarebbe finito come il sogno di una cosa che avrebbe potuto essere.

 

Gordiano Lupi

L’Avana, 19 gennaio 2010


1 – segue

© È possibile riprendere e divulgare l'intervista di G. Lupi
citando la fonte:
“Oblò cubano” di Tellusfolio.it


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