Yoani Sánchez, nota per le sue cronache sulla vita quotidiana cubana contenute nel blog Generación Y e tradotte in italiano su La Stampa, ha denunciato una situazione negativa in tema di diritti umani a Cuba.
«Noto negli ultimi mesi un aumento della repressione e delle punizioni a coloro che pensano in modo diverso, l’abbiamo visto in occasione di diversi eventi e raduni di protesta: punizioni agli oppositori, ai dissidenti, ai blogger indipendenti e a chi partecipi a qualunque manifestazione alternativa o con un criterio differente o contrario allo Stato».
Yoani Sánchez si è rivolta al governo spagnolo auspicando un cambiamento di politica nei confronti del regime cubano e chiedendo a tutta l’Europa di dialogare con la gente invece che con il governo.
«La Spagna deve cercare non tanto una posizione diversa rispetto al governo cubano, ma piuttosto cercare una posizione comune di solidarietà con la popolazione, facendo una distinzione: Cuba non è il suo governo, Cuba non è né un partito né un’ideologia, ma le piccole e piccolissime persone che formano questa società. Abbiamo bisogno della solidarietà dei paesi europei e soprattutto delle pressioni che possono fare dall’esterno sul diritto alla libertà d’espressione e sui diritti di cui noi cubani abbiamo bisogno».
Il motto di Yoani Sánchez e del suo gruppo di blogger e giornalisti indipendenti è diventato: Internet o morte... Twittearemos!, ironica parafrasi dello storico motto rivoluzionario Patria o morte…. Vinceremo!
Abbiamo rivolto un paio di domande a Yoani Sánchez che ci ha risposto con la consueta sincerità e con il solito pacato ottimismo.
– Secondo te di cosa ha più bisogno la Cuba contemporanea?
«Posso dirti soprattutto che il nostro paese non ha bisogno di presunti eroi che da oltre cinquant’anni dividono il popolo e generano odio. Abbiamo avuto sin troppe iniezioni di sfiducia che hanno prodotto comportamenti delatori tra cittadini. Adesso la cosa più importante è essere uniti».
– Cosa rispondi a chi sostiene che a Cuba avete istruzione, sanità garantita e un minimo di alimenti razionati?
«Rispondo che non sono un animale da circo e non voglio sentirmi considerata come tale. Sono un essere umano che non può contentarsi della istruzione, di una scarsa razione di cibo e di un minimo di assistenza sanitaria. Non sono venuta al mondo per fare le piroette. Se i miei genitori sono stati parte della generazione del disincanto e io di quella del cinismo, mi rendo conto che mio figlio è a pieno titolo nella generazione dell’indifferenza. Adesso basta. Questo circolo vizioso deve finire. Il popolo cubano deve essere unito nella volontà di cambiare».
Gordiano Lupi