All’Eliseo di Roma fino al 24 gennaio è in scena Otello, prodotto dal Teatro Stabile delle Marche con Teatro Eliseo e Nuovo Teatro, per la regia di Arturo Cirillo, nell’inedita traduzione della poetessa Patrizia Cavalli.
Lo spettacolo vede in scena Danilo Nigrelli nei panni di Otello, Arturo Cirillo in quelli di Iago, Monica Piseddu (Desdemona) e poi Sabrina Scuccimarra (Emilia), Salvatore Caruso (Doge, Montano, Bianca), Michelangelo Dalisi (Cassio), Rosario Giglio (Barbanzio, Araldo, Lodovico), Luciano Saltarelli (Roderigo). Le scene sono di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Francesco De Melis, le luci di Pasquale Mari, assistente alla regia Tonio De Nitto.
La Compagnia di Cirillo è insieme dal 2002 ed ha realizzato numerosi spettacoli a partire da Mettiteve a fa’ l’ammore cu mme! di Eduardo Scarpetta, L’ereditiera di Annibale Ruccello nel 2003 e Le cinque rose di Jennifer nel 2006, il Don Fausto di Antonio Petito nel 2007, Fatto di cronaca di Raffaele Viviani insieme ai ragazzi del progetto Punta Corsara di Scampia nel 2009. Oltre agli autori napoletani hanno rappresentato Molière con Le intellettuali nel 2005, e due autori contemporanei, Copi con La piramide nel 2004 e Tiziano Scarpa con L’inseguitore nel 2008.
L’Otello si gioca tra pochi individui che si confrontano ossessivamente tra di loro; il gioco di Iago li trova già tutti pronti, sembra che non aspettavano altro, bastano poche parole e la macchina si mette in moto. La gelosia esiste dal momento che la si nomina, poi come un tarlo, come una frase musicale continuamente ripetuta, non ti abbandona più. La gelosia non si spiega, come la musica.
In questo adattamento la storia si svolge in un’isola, come La Tempesta, in un luogo limitato geograficamente e mentalmente, un luogo dell’ossessione, su un palcoscenico vuoto, questo luogo lo si chiamerà Venezia, Cipro, sarà una strada, una sala, una stanza da letto. Ma soprattutto sarà una prigione delimitata da due grandi pareti, dove un negro epilettico consumerà la sua strage.
Tragedia satirica, a volte sembra una commedia, a volte la più barbarica delle tragedie, come il Tito Andronico, l’Otello è il maschile davanti al femminile, o viceversa. Due mondi che s’ignorano, due universi su cui congetturare, in mezzo Bianca, la puttana di Cassio, ovvero il travestimento del femminile, la sua messa “in maschera” per rivelarne l’assenza.
L’Otello è un letto, disfatto e spesso deserto. Luogo del tradimento, palcoscenico immaginario, ma non per questo meno reale, della gelosia, della brama, dell’atto animale. La storia finisce a letto, ma il letto c’era già, continuamente evocato. Brabanzio è cacciato fuori del letto, Otello lascia Desdemona a letto, il Doge sarà a letto, a officiare un notturno consiglio d’emergenza.
L’Otello è tutto sentimento, covato, malato, irrealizzato; si parla di guerre e battaglie che non avvengono mai e intanto nella mente dei personaggi esplode qualcosa di molto più pericoloso. È quello che succede quando gli eserciti si fermano, quando gli uomini non combattono più, quando arriva la pace.
TEATRO ELISEO
Otello
di William Shakespeare
traduzione Patrizia Cavalli
con Salvatore Caruso, Arturo Cirillo, Michelangelo Dalisi, Rosario Giglio, Danilo Nigrelli, Monica Piseddu, Luciano Saltarelli, Sabrina Scuccimarra
regia Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musica Francesco De Melis
luci Pasquale Mari
assistente alla regia Tonio De Nitto
Teatro Stabile delle Marche | Teatro Eliseo | Nuovo Teatro
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 18 gennaio 2010)