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ULC. Lettera alla Unione Europea dei cubani in esilio in Europa
A todos los amigos un próspero Año Nuevo en el que se cumplan todos nuestros buenos deseos. Abrazos!
A todos los amigos un próspero Año Nuevo en el que se cumplan todos nuestros buenos deseos. Abrazos! 
18 Gennaio 2010
   

Gli ultimi avvenimento che si sono verificati a Cuba, insieme all’assunzione da parte della Spagna della presidenza dell’Unione Europea hanno incrementato le nostra preoccupazioni e incertezze circa la posizione che l’Unione pretende adottare nei confronti della situazione creatasi a Cuba. Abbiamo perciò deciso di inviare questo documento come profilassi allo scopo di fare un appello ai paesi democratici e soprattutto a quelli dell’Europa affinché da essi esca una posizione energica di fronte a governi totalitari come quello di Cuba.

Tellusfolio ha ospitato in varie occasione due dei redattori di questa lettera, per questo vi la facciamo arrivare, come segnale di rispetto e considerazione reciproca.


Grazie della vostra gentile attenzione!

Saluti,

Carlos Carralero e Andria Medina -gaviotazalas-

 

 

 

LETTERA ALL'UNIONE EUROPEA

(Traduzione in italiano)

 

Milano, 17 dicembre 2009

 

Alla cortese attenzione degli Eccellentissimi:

Parlamentari dell'Unione europea,

Presidenti degli Stati membri dell'Unione europea,

Ambasciatori europei a Cuba,

 

I recenti avvenimenti che si sono verificati a Cuba non lasciano alcun dubbio circa l'intolleranza feroce del regime dei fratelli Castro, e sono il risultato della politica d’isolamento e di immobilità, intrinseci al sistema arcaico con il quale cercano ancora di governare l'isola. Vitto, alloggio, produzione agricola e industriale, stato igienico-epidemiologico, e violazione di tutti gli elementari diritti civili, possono essere indicatori utili per le istituzioni umanitarie che intendano compiere un'analisi imparziale della catastrofica situazione politica, economica e sociale di Cuba.

Le cause del crollo di questi indicatori sono state determinate dalla repressione imposta alle più elementari libertà, e vanno inquadrate in due precisi momenti storici.

 

1. “Dentro la Rivoluzione tutto, fuori dalla Rivoluzione nulla”, un eufemismo con il quale, nel giugno del 1961, Castro ha soffocato le libertà individuali e di espressione.

Di conseguenza: Centinaia di migliaia di cubani sono stati imprigionati nelle carceri castriste per scontare pene draconiane; molti, fra i quali giornalisti e sindacalisti, condannati solo per aver tentato di esercitare i propri elementari diritti. Altri, innocenti, sono finiti davanti al plotone d’esecuzione, e sono morti gridando Viva Cristo Re!

Migliaia di cubani oggi muoiono in esilio, dopo aver scontato lunghe pene detentive.

Centinaia di migliaia di famiglie sono state divise per sempre.

Migliaia di cubani sono morti in guerre d’altri paesi - senza nemmeno il diritto di rifiutarsi a parteciparvi – dall’Istmo di Panama, all’Etiopia e allo Yemen del Sud, sotto l’eufemistico slogan dell’internazionalismo proletario.

I valori tradizionali - anche quelli religiosi - della cultura cubana e le conquiste raggiunte in materia di diritto civile dopo la “Costituzione del ‘40”, sono scomparsi.

Migliaia di cubani ogni anno si gettano in mare cercando la libertà nella morte, per farla finita con una vita indegna e senza speranza.

 

2. Offensiva Rivoluzionaria del 1968. Con questo eufemismo, Castro condannò i cubani alla peggiore povertà materiale, proibendo anche la più piccola delle iniziative economiche private, nazionalizzò o chiuse 58.012 imprese, tra cui calzolerie, piccole fabbriche di orologi, negozi di parrucchiere, vecchie tipografie, piccole imprese e perfino carbonaie. Lo stato assunse così il controllo assoluto della produzione e della distribuzione dei beni di consumo, compito gigantesco per il quale non era preparato.

L'impoverimento senza precedenti della nazione, scatenò altri vizi che non avevano mai trovato un terreno così fertile alla loro proliferazione. La corruzione e l'inefficienza a tutti i livelli della società, la tendenza a delinquere da parte dei lavoratori: si ruba per sfamare la famiglia, un male sociale divenuto normale prassi quotidiana. La gente ha dimenticato l'importanza del lavoro come fonte di sviluppo per l'individuo e la società.

La prostituzione a livelli mai verificati è l’alternativa al lavoro non remunerato. Il governo ha subito apprezzato i vantaggi economici della criolla cubana e da inquisitore si è trasformato nel suo difensore: “A parte tutto, la prostituta cubana è la più pulita ed educata del mondo”. Con questa frase Castro, in un discorso tenuto nel 1992, riconosceva pubblicamente i livelli incontrollabili di prostituzione a Cuba, e con una battuta sarcastica, cercava di minimizzare il dramma, inviando al mondo un umiliante messaggio pubblicitario.

L'alcolismo è un'altra delle alternative per una popolazione senza speranza e senza fiducia nel futuro.

Nella seconda metà del 2009, dal nostro esilio, abbiamo constatato che, con il presidente Raúl Castro, non è cambiato nulla in termini di libertà per il popolo cubano: ci sono stati solo cambiamenti nella nomenclatura del regime (purghe e sostituzioni).


Dalla barriera geografica che ci separa da Cuba, assistiamo a fatti inammissibili per la coscienza degli esseri civili.

- Alcuni leader neri sono oggetto di trattamenti crudeli. Il dottor Oscar Elias Biscet, cattolico e simbolo del movimento dissidente a Cuba, sconta in carcere una pena di 25 anni, perennemente in cella di punizione, per aver chiesto al governo il rispetto della vita ed essersi opposto ai metodi abortivi praticati nel paese. Jorge Luis Pérez “Antúnez”, dopo aver scontato 17 anni di carcere, vive assediato dalla polizia politica. Il dottor Darsy Ferrer, che era l’ultimo leader dissidente rimasto in libertà, è appena stato rinchiuso in carcere con la ridicola accusa di acquisto illegale di cemento al mercato nero. In questo modo, il governo cerca di annullare e demoralizzare le forze dì opposizione all'interno dell'isola.

- Nel mese di ottobre un gruppo di dieci persone ha iniziato un atto di protesta pacifica con il digiuno. Riuniti in casa del dissidente Vladimiro Roca, chiedevano libertà di stampa e protestavano contro il sequestro dei mezzi di comunicazione. Alcuni esponenti di questo gruppo hanno subito brutali aggressioni fisiche e verbali. Il fatto che fra loro si trovasse una donna malata, Martha Beatriz Roque, unito ad altri inconvenienti, ha costretto il gruppo a revocare la protesta dopo 40 giorni.

- Ricordiamo il famoso caso di Juan Carlos González Marcos, alias “Pánfilo”, disoccupato e vittima di alcolismo, che si è fatto interprete del pensiero di molti cubani, denunciando la necessità di cibo per la popolazione. Per questo è stato intimidito e condannato a due anni di reclusione in base alla legge incostituzionale di “peligrosidad”. Liberato grazie a un’efficace campagna internazionale, continua tuttavia a essere sorvegliato e a rischio di un pericolo reale.

- Yoani Sánchez, la più nota blogger cubana, insignita di vari premi da diverse istituzioni internazionali, suo marito, Reinaldo Escobar e i blogger Orlando Luis Pardo e Claudia Cadelo sono stati aggrediti all'Avana da agenti della polizia, in applicazione del tristemente famoso “Acto de repudio”, con intimidazioni e tecniche di arti marziali messe in atto da poliziotti in borghese: una barbarie che poche persone, 61 anni dopo la “Dichiarazione universale dei diritti umani”, avrebbero mai immaginato che si potesse ripetere nel XXI secolo.

- Le Damas de Blanco (madri, mogli e parenti dei prigionieri politici, insignite del premio “Andrei Sakharov”, conferito dalla UE), tutte le domeniche marciano per le strade dell'Avana per reclamare la Libertà dei loro familiari. Le squadracce castriste, simbolo dell’intolleranza e della manipolazione del governo, reprimono con rabbia e viltà ogni dimostrazione.

L'ultima, lo scorso 9 dicembre, quando le Damas de Blanco hanno marciato per celebrare la “Giornata dei diritti umani.”

 

Tutti questi fatti, dimostrano che nella Cuba di Castro non c'è spazio per la diversità e il pluralismo, e che il governo invece di educare la popolazione ai principi del rispetto reciproco e della democrazia, continua ad alimentare l'odio e il terrore come armi fondamentali di controllo sociale.

 

Per i motivi sopra esposti, si propone alle istituzioni parlamentari europee e ai rappresentanti dei governi democratici quanto segue:

 

I. Adottare una direttiva trasparente e univoca in materia di relazioni internazionali nei confronti dei paesi con sistemi totalitari e dittatoriali, compresa Cuba. La democrazia non può essere considerata un'opzione, è invece un obbligo per chiunque voglia interagire e convivere in un mondo democratico.

II. Adottare una direttiva trasparente e univoca in materia di assistenza sociale e giuridica, che solleciti i tramiti legali e permessi necessari per avere cittadinanza, residenza e rifugio politico ai cittadini cubani che fuggono dal regime e arrivano in Europa.


III. Considerare la liberazione dei prigionieri politici a Cuba come un punto prioritario nell’agenda degli accordi con il governo cubano.


IV. Offrire sostegno morale, psicologico ed economico a tutte le organizzazioni civili, politiche, religiose, che a Cuba si oppongono pacificamente al regime.


V. Gli aiuti economici ai paesi sotto un regime di dittatura dovranno essere realizzati attraverso le organizzazioni umanitarie e non governative al fine di garantire l'arrivo diretto dei materiali a chi ne ha bisogno, senza distinzioni politiche o sociali. In caso contrario, l'atto diventa controproducente.


VI. L’informazione come antidoto alla censura. Chiediamo sostegno finanziario e tecnico in materia d’informazione e di educazione alle nuove tecnologie di comunicazione per le organizzazioni di esuli cubani che mantengono vivo lo scambio di informazioni con Cuba.


VII. Chiediamo sostegno morale nel riconoscimento di noi cubani in esilio in Europa, e della nostra lotta pacifica come atto di un popolo diviso e di una patria usurpata da più di mezzo secolo: «La patria è felicità di tutti e dolore di tutti, e cielo per tutti, non è feudo o cappellania di nessuno», diceva José Martí.

 

La nostra organizzazione Unione per le Libertà a Cuba, dall’Italia si propone umilmente come base per un processo di riconoscimento della lotta civile e pacifica del nostro esilio, cominciando a svolgere una funzione intermediaria dinanzi all’Unione Europea.


Unione per le Libertà a Cuba

 

Dr Carlos Carralero, Tel. 377 3098740

Presidente Unione per la Libertà di Cuba,

esiliato politico cubano in Italia

Lic. Joel Riveron Rodríguez, Portavoce

Arch. Andria Medina Rojas, Coordinatrice generale


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