I-CARE finanzia solo la ricerca scientifica vera, quella che non usa animali.
Quasi tutte le associazioni che raccolgono fondi per la ricerca medica (come AIRC, ANLAIDS, Telethon, 30 ore per la vita, AISM, ma anche quelle più piccole e meno conosciute) impiegano parte del ricavato per finanziare studi su animali. In altre parole, finanziano la vivisezione.
I-CARE non lo fa. I-CARE finanzia solo la ricerca scientifica vera, quella che non usa animali.
Se si vuole sostenere la ricerca medica ma non la vivisezione, occorre evitare di fare donazioni alle più note associazioni che ogni anno raccolgono un'enorme quantità di fondi, e sostenere solo quelle che assicurano di non destinare alcun finanziamento a studi su animali.
L'associazione I-CARE Europe onlus offre in questo la migliore alternativa, perché non solo non finanzia la vivisezione, ma con la sua attività contrasta la pratica della vivisezione, diffondendo tra gli addetti ai lavori e nel pubblico generale l'informazione scientifica antivivisezionista.
Sprecare tempo e denaro in studi su animali è un insulto ai malati che aspettano cure efficaci e alla stessa scienza: studiare una specie diversa da quella umana e in condizioni artificiali non porta a nulla, ma anzi può ostacolare il progresso scientifico.
I medici e gli scienziati antivivisezionisti partono dalla semplice ed oggettiva constatazione che gli animali non sono modelli sperimentali adatti all'uomo, perché troppo diversi da noi. Ogni specie animale è infatti biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati tra una specie e l'altra sono impossibili.
Inoltre I-CARE si occupa della riabilitazione degli animali usati nei laboratori, in totale, sono stati salvati più di 5.000 animali di varie specie solo in Italia; è stato attivato più di recente anche in altre nazioni, con ottimo successo. Fra gli animali salvati: topi, ratti, gerbilli, criceti, conigli.
“Riabilitare” gli animali significa salvarli dai laboratori, riabituarli a una vita “normale”, un po' alla volta, e poi darli in adozione presso famiglie.