Ho rivisto con grande piacere il caro amico Alberto Figliolia, dopo qualche anno, il 19 novembre 2009, all’Associazione Culturale Valtellinesi a Milano, mentre mi trovato con il “Laboratorio poetico” del Circolo Culturale Morbegnese a parlare della poesia in Valtellina e in particolare a presentare la pubblicazione realizzata in collaborazione con i poeti Grigioni. È stato un incontro tanto gradito quanto inaspettato, in quanto nonostante lo avessi invitato, sapevo che Alberto è una persona molto impegnata, tra il lavoro all’Agenzia delle Entrate, le sue attività legate al basket, le sue collaborazioni giornalistiche con importanti testate e con la casa editrice Alba Libri. Ho lasciato per ultimo - ma solo per riallacciarmi alla sua ultima pubblicazione - la sua infaticabile passione e forza creativa che esprime con il linguaggio poetico. Un amore per i libri e per la cultura che sprigiona in tutte le sue pubblicazioni e nel suo peregrino contatto con la gente.
In quest’ultima occasione ho avuto l’onore di ricevere dalle mani dell’autore Dopo gli angeli precipitati, raccolta poetica che descrive intensamente la condizione umana: «Dopo gli angeli precipitati fu la lussuria. E l’avidità. Ma, con la cupa lussuria e la marcia avidità, anche il fiore dell’ideale e il seme dell’amore». In questa espressione introduttiva dell’autore possiamo ritrovare tutta l’essenza della raccolta, che ci fotografa con lucidità la fragile e dolorosa condizione umana vissuta e riportata nelle sue innumerevoli pieghe. Basta saper ascoltare il «sussurro urlante dell’universo», per renderci conto che «siamo pezzettini di paura/ nelle gloriose viscere del mondo», che «la peste senza pietà ci insegue» e che «il dolore dei figli/ lascia i padri impotenti». Viviamo tutti, come ci spiega Alberto, «sul ciglio di un abisso,/ ai lembi del paradiso». Queste poesie attraversano la natura umana, il percorso di noi miseri uomini, sprofondati da un paradiso perfetto in una valle di lacrime, dove a volte non c’è proprio limite al peggio, alienati da un’assordante solitudine. Un linguaggio nella sua immediata schiettezza capace di penetrare nell’intimo del lettore, agitando immagini, sensazioni, scuotendo il “bel pensare”.
Fortunato è il poeta, capace di cogliere l’altro: «io mi guardo osservare l’altro/ e sono l’altro che mi osserva». Con le sue parole cerca di esorcizzare questo male comune che ci attanaglia, cerca di evadere e di sollevare il lettore dal gretto di un’esistenza spesso ricurva, perso nei miasmi di una sgualcita quotidianità. Ma l’uomo, nel suo infinito microcosmo, non si arrende alla sua fragile e precaria condizione, cerca fino all’ultimo spasmo un gorgoglio di vita: «io vorrei piangere/ come un naufrago nell’uragano/ e liberare la mia morte interna/ per una frazione di vita piena». Forse anche in questo marasma terreno è possibile, con un po’ di umiltà, sperare che «Nell’amore/ la luce vive, piena./ Ah se l’uomo sapesse di essere luce…». Qualcuno forse lo sa.
Paola Mara De Maestri
Alberto Figliolia
Dopo gli angeli precipitati
Albalibri Editore, 2009, € 10,00