Quest’anno, tanto tormentato in politica e nel costume, con statuette che volano in alto e parole mordaci in basso, la Direzione di Tellusfolio e di Tellus e del Gazetin sceglie di salutare, politicamente, i propri lettori ri-pubblicando, on line, dall’annuario TELLUS 30: “Nomi per 4 stagioni. Dall’Illuminismo a Internet-Tellusfolio”, un classico brano del diritto di Johann Gottlieb Fichte, dove, ciascun uomo e donna di buona volontà, sia generato dall’Illuminismo, sia generato dal Cristianesimo (quanto a vissuti e anima o psiche), o da tutti e due intrecciati, potrà riconoscersi in quanto, la Direzione appunto di TELLUSfolio, ogni giorno, nel fare cultura e giornalismo, intende: e cioè che se un soggetto vuol essere libero può esserlo. In Italia si può essere liberi senza auspicare facili dittature mediatiche spettacolarizzate né tollerare fascismi già realizzati/in corso. Ai nostri lettori e collaboratori giriamo dunque questo brano di un filosofo tedesco che sembra, come suol dirsi, scriva oggi per chi ha orecchi e occhi per intendere. Intendere pure che l’annuario in esergo con la copertina formato feste natalizie-befana, è un originale sforzo editoriale che dal Web-Tf arriva su carta e che chiede di essere letto e conosciuto per intero. Obiettivo che senza i nostri lettori e collaboratori noi non possiamo raggiungere né proseguire su questa strada perché non essendo “militarizzati” in un campo, di Destra o di Sinistra, non abbiamo che la risorsa del Web e del rapporto diretto con le persone libere a fine 2009 e nell’anno che verrà il 2010. (Dir. Tf/Tellus/’L Gazetin)
Da “I diritti dell’uomo e la vita associata” – Annuario Tellus 30
Che in linea di diritto una società civile non possa fondarsi su null’altro che su un contratto tra i suoi membri, e che ogni stato si comporti in modo completamente ingiusto e pecchi contro il primo diritto dell’umanità, il diritto dell’umanità in sé, ove non cerchi almeno in un secondo tempo di ottenere il consenso di ciascuno dei suoi singoli membri a ciò che in esso deve valere come legale, e cosa che si può senza fatica rendere evidente anche ai cervelli più deboli.
Se infatti l’uomo in quanto essere razionale e sottoposto assolutamente e unicamente alla legge morale, non è lecito ch’egli sia sottoposto a nessun’altra legge e nessuna creatura può osare di imporgliene un’altra.
Là dove la sua legge lo libera, egli è interamente libero; dove gli concede un permesso, essa lo rinvia al suo libero arbitrio e gli proibisce in questo caso di riconoscere un’altra legge all’infuori del suo libero arbitrio. Ma appunto in quanto egli è rinviato al suo libero arbitrio quale unica norma per decidere il suo comportamento verso ciò che è permesso, egli può anche tralasciare ciò che è permesso. Se a un altro essere importa che egli tralasci ciò, può pregarlo a questo scopo, ed egli ha il pieno diritto, in seguito a questa preghiera, di tralasciare liberamente qualcosa di ciò che è suo stretto diritto; ma egli non può lasciarsi costringere. Quel che gli e lecito è di concedere liberamente all’altro l’esercizio di un diritto che era suo.
Egli può anche stipulare con lui uno scambio di diritti; e può del pari vendere il proprio diritto. Tu desideri che io non eserciti taluni dei miei diritti, perché il loro esercizio è pregiudizievole per te; orbene, anche tu hai diritti il cui esercizio è pregiudizievole a me; tu rinuncia ai tuoi ed io rinuncio ai miei.
Chi è dunque che mi impone la legge in questo contratto? Evidentemente sono io stesso. Nessun uomo può essere vincolato, se non da se stesso; a nessun uomo può essere data una legge, se non da lui stesso. Se si lascia imporre una legge da una volontà estranea, egli fa rinuncia alla sua umanità e si abbassa ad animale; e ciò non gli e lecito.
Hohann Gottlieb Fichte